Gli antibiotici rappresentano un fondamentale strumento medico introdotto negli anni ’40 del Novecento. Questi farmaci hanno rivoluzionato il trattamento e la prevenzione delle infezioni batteriche che coinvolgono le vie respiratorie (naso, gola, bronchi, polmoni), la pelle (ferite e incisioni chirurgiche), i denti (ascessi), il sangue (batteriemie), le urine, il sistema nervoso centrale (meningiti) e l’apparato digerente, comprese le infezioni intestinali.
L’uso responsabile degli antibiotici ha contribuito significativamente a migliorare la sopravvivenza nei bambini e a estendere la durata della vita media tra gli adulti, soprattutto tra gli anziani e le persone con sistema immunitario compromesso. Questi individui sono infatti più suscettibili a infezioni gravi di varia natura, che si sviluppano spesso come complicanze di altre condizioni, come accade per esempio nel caso delle polmoniti batteriche che si sviluppano in seguito a un’influenza stagionale o le infezioni dei tessuti che insorgono dopo traumi o interventi chirurgici.
Tuttavia, è importante notare che l’assunzione di antibiotici comporta anche effetti collaterali e conseguenze che richiedono un uso cauto e ponderato. Pertanto è essenziale basare la decisione di somministrare antibiotici sulle effettive necessità terapeutiche e sulle specifiche caratteristiche del paziente. Questo approccio riduce il rischio di disagi gastrointestinali, come la diarrea, durante e dopo il trattamento. Inoltre, contribuisce a prevenire la riduzione dell’efficacia degli antibiotici nel tempo, causata dallo sviluppo di batteri resistenti alla loro azione.
Antibiotici: gli effetti sull’intestino
L’insorgenza di diarrea più o meno severa è una delle problematiche riscontrate più spesso in associazione alla terapia antibiotica per bocca e può arrivare a interessare fino al 30-40% delle persone che la assumono, a domicilio o in ambito ospedaliero.
Dal momento che tale effetto collaterale è essenzialmente legato alla destabilizzazione della flora batterica intestinale (disbiosi) causata da questi farmaci, la probabilità che si manifestino disturbi intestinali è maggiore quando vengono utilizzati principi attivi ad ampio spettro, capaci di aggredire contemporaneamente molti ceppi di microrganismi differenti e di alterare così in modo particolarmente marcato il microbiota presente nell’intestino tenue e nel colon.
La dissenteria da antibiotici tende a insorgere dopo alcuni giorni di assunzione, manifestandosi in seguito all’aumento della motilità intestinale e alla riduzione dell’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti introdotti con l’alimentazione. I sintomi caratteristici comprendono dolore e crampi addominali, gonfiore, evacuazioni ripetute con materiale fecale molle/malformato o scariche acquose, mal di stomaco e riduzione dell’appetito, con possibile comparsa di nausea e vomito nei soggetti più sensibili o in occasione di una terapia antibiotica particolarmente prolungata o “aggressiva” per la tipologia di principi attivi usati o per l’alto dosaggio somministrato.
In base alla definizione ufficiale, per poter affermare che si è in presenza di diarrea da antibiotici si devono verificare almeno tre scariche di feci molli o liquide al giorno per almeno 24 ore (due giorni successivi), durante il periodo di assunzione della terapia antibiotica oppure entro i due mesi successivi alla sua interruzione, senza che le manifestazioni possano essere giustificate da altre cause note di dissenteria.
Nella maggioranza dei casi, la diarrea da antibiotici è un disagio transitorio che tende a risolversi spontaneamente nell’arco di 1-7 giorni, ma che causa una riduzione del livello di benessere a chiunque la sperimenti e che può creare seri problemi alle persone più sensibili agli effetti dannosi della disidratazione, come neonati, bambini nei primi anni di vita, adulti fragili e anziani. In questi casi, una dissenteria intensa e protratta (oltre 24 ore) deve essere segnalata al pediatra o al medico di famiglia e, se associata anche a vomito, può rendere necessario rivolgersi al Pronto soccorso per ottenere una reidratazione intensiva per via endovenosa e le cure del caso.
Dopo una terapia antibiotica che ha determinato una seria alterazione della flora batterica intestinale e intensa diarrea possono instaurarsi quadri di colite (infiammazione del colon) più o meno gravi, fino alla colite pseudomembranosa. Questa eventualità è rara, ma diventa più probabile quando il trattamento con antibiotici per bocca è seguito da un’infezione intestinale sostenuta da batteri aggressivi, che rispondono poco ai trattamenti farmacologici disponibili e che tendono a dare recidive ripetute, come Clostridioides difficile (C. difficile) e Klebsiella oxytoca.
Il rischio di andare incontro a diarrea da antibiotici riguarda tutti gli utilizzatori di questi farmaci per via sistemica, ma ridurre l’incidenza e la gravità di questo evento avverso è possibile grazie a un loro uso oculato e alla somministrazione concomitante o successiva di preparati probiotici che favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Oltre alle disbiosi indotte dagli antibiotici assunti per bocca o per via endovenosa, qualunque altra alterazione drastica dell’equilibrio della flora batterica intestinale può indurre diarrea acuta o cronica. Per questa ragione, qualora la dissenteria e i sintomi di contorno insorgano alcune settimane dopo la conclusione della terapia antibiotica, il medico deve considerare anche possibili origini alternative dei disturbi intestinali.
Tra queste, l’infezione da parte di batteri e virus patogeni o parassiti intestinali è senza dubbio la causa più frequente di dissenteria, soprattutto nel bambino nei primi anni di vita e durante/dopo un viaggio in luoghi esotici o in contesti caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie non ottimali. I germi più spesso implicati sono i rotavirus (contro i quali esistono vaccini specifici), gli adenovirus, diversi ceppi di batteri dei generi Salmonella, Escherichia coli, Klebsiella, Listeria e Campylobacter ecc.
Anche lo Staphylococcus aureus può causare una tossoinfezione alimentare caratterizzata da diarrea acquosa, vomito e febbre con brividi, quando vengono ingeriti alimenti contaminati e/o contenenti le tossine prodotte dal batterio (in particolare, il latte crudo), ma questa evenienza è poco comune dal momento che S. aureus infetta principalmente la cute e i tessuti sottocutanei, le vie respiratorie, le ossa, le articolazioni e il cuore.
Una forma di diarrea non infettiva è, invece, quella determinata dal malassorbimento degli acidi biliari, composti prodotti dal fegato a partire dal colesterolo e immagazzinati nella cistifellea sotto forma di bile, che vengono ciclicamente liberati nel primo tratto dell’intestino (duodeno) dopo i pasti, per consentire l’emulsione e l’assorbimento dei grassi e delle vitamine liposolubili assunti con la dieta. Di norma, dopo aver svolto il loro compito, gli acidi biliari vengono riassorbiti dal materiale fecale e ritornano nel circolo sanguigno per essere riutilizzati dal fegato. Quando il loro assorbimento è alterato, gli acidi biliari restano nel colon portando alla formazione di abbondanti feci molli, oleose e maleodoranti, associate a flatulenza e dolore addominale.
Anche alcune allergie e intolleranze alimentari possono causare episodi di diarrea acuta quando si mangiano cibi contenenti gli allergeni in grado di attivare le cellule del sistema immunitario ospitate nella mucosa intestinale. La diarrea cronica (prevalente o alternata a stipsi) tipica della sindrome dell’intestino irritabile (IBS, Irritable Bowel Syndrome) sembra essere invece indotta dalla combinazione di svariati fattori sfavorevoli, ancora noti soltanto in parte, come per esempio lo stress.
Come affrontare la diarrea da antibiotici
Se la diarrea da antibiotici è severa e insorge durante la terapia, il medico deve considerare la possibilità di interrompere il trattamento in corso, eventualmente passando a un principio attivo antimicrobico meglio tollerato. Questa strategia, tuttavia, non è sempre perseguibile e dovrebbe essere il più possibile evitata poiché favorisce lo sviluppo di batteri patogeni resistenti ai farmaci disponibili.
In caso di diarrea lieve-moderata che si manifesta verso la fine del periodo di assunzione previsto, la terapia antibiotica può essere conclusa, compensando la perdita di liquidi con le feci bevendo in abbondanza (almeno 2,5 litri al giorno tra acqua, brodi, tisane, succhi di frutta o centrifughe di frutta e verdura) e contrastando il malassorbimento attraverso una dieta “astringente” e nutriente, basata principalmente su cereali e cibi ricchi di amido (riso, pasta, patate, crackers ecc.) con l’aggiunta di moderate quantità di sale. Anche banane, verdure bollite, pesce e carne magra possono essere assunti senza problemi, se si ha appetito, mentre devono essere evitati i cibi grassi e cremosi, il latte e i latticini: tutti alimenti che possono peggiorare i disturbi intestinali.
Se non si riesce a bere a sufficienza, si può ricorrere a soluzioni reidratanti specifiche (preferibilmente su consiglio medico).
In situazioni di diarrea intensa che tende a perdurare oltre le 24-48 ore, il medico può consigliare il ricorso a farmaci antidiarroici.
I vantaggi offerti da probiotici e prebiotici
Per favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale presente prima della terapia antibiotica, sono utili i preparati a base di probiotici, costituiti da batteri e/o lieviti in grado di raggiungere vivi e vitali l’intestino e di colonizzarlo almeno temporaneamente.
Tra le specie probiotiche più studiate in bambini, adulti e anziani ci sono fermenti lattici come Lactobacillus rhamnosus, L. acidophilus e altri lattobacilli e bifidobatteri (come Bifidobacterium infantis, specifico per i bambini), Streptococcus thermophilus, Bacillus clausii e subtilis, diversi ceppi di Enterococcus e il lievito Saccharomyces cerevisiae boulardii, considerati singolarmente (preparati mono-ceppo) o in varie associazioni (preparati multi-ceppo).
Quando abbinata ai probiotici, attraverso prodotti separati o in uno stesso preparato simbiotico, l’assunzione di fibre prebiotiche si è dimostrata efficace nel favorire ulteriormente l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Fermenti lattici e altri prodotti probiotici, associati o meno fibre prebiotiche, sono facilmente reperibili in tutte le farmacie e parafarmacie, nonché nei corner dedicati all’healthcare della grande distribuzione.
Tuttavia, per scegliere il preparato più adatto al proprio caso, prima dell’acquisto è sempre consigliabile chiedere il parere del medico o del farmacista, che forniranno anche preziose informazioni sulle corrette modalità e i tempi di impiego delle diverse formulazioni disponibili.