Allattare fino ad almeno sei mesi non è solo una raccomandazione di buon senso: secondo un nuovo studio guidato dal Murdoch Children’s Research Institute e dal Baker Heart and Diabetes Institute, i bambini allattati più a lungo si ammalano meno e mostrano livelli più bassi di infiammazione cronica. Non parliamo solo di meno raffreddori o infezioni ricorrenti, ma di un’impronta biologica più favorevole che può riflettersi sul rischio di allergie, asma, diabete e persino di malattie cardiovascolari in età adulta.
Pubblicato su BMC Medicine, il lavoro ha seguito quasi 900 bambini del Barwon Infant Study, una coorte australiana frutto della collaborazione tra MCRI, Barwon Health e Deakin University. I ricercatori hanno analizzato circa 800 lipidi e altri marcatori metabolici nel primo anno di vita, scoprendo che l’allattamento è associato a modifiche ampie e coordinate in diverse famiglie di lipidi. In altre parole, il latte materno non “nutre” soltanto: riorienta i circuiti metabolici del bambino in modo da sostenere il sistema immunitario e tenere a bada l’infiammazione.
Plasmalogeni: i lipidi “speciali” del latte materno
Tra i protagonisti emergono i plasmalogeni, una classe di lipidi presente in abbondanza nel latte materno e generalmente assente nelle formule. Secondo gli autori, questi composti sembrano giocare un ruolo chiave nel modulare l’infiammazione. Capire esattamente come i plasmalogeni — insieme ad altri lipidi unici del latte — proteggano dalle risposte infiammatorie potrebbe aprire la strada a nuove strategie nutrizionali e terapeutiche, utili anche per i bambini che non vengono allattati.
Il latte materno è molto più di un alimento: contiene lipidi essenziali, anticorpi e cellule immunitarie che allineano il sistema difensivo del neonato alle sfide del mondo esterno. Lo studio offre tasselli biologici concreti sui percorsi con cui l’allattamento riduce l’infiammazione e, di conseguenza, la probabilità di sviluppare condizioni che hanno radici precoci ma effetti a lungo termine, come le allergie e l’asma.
Implicazioni per tutti i bambini
Sebbene i benefici dell’allattamento siano chiari, gli autori sottolineano l’importanza di trasformare queste conoscenze in opportunità per ogni famiglia. Approfondire la biologia dei componenti del latte materno può aiutare a migliorare le formulazioni destinate a chi non può allattare, avvicinando l’efficacia nutrizionale e immunologica del biberon a quella del seno senza creare contrapposizioni o sensi di colpa.
Per seguire gli effetti nel tempo, il progetto GenV (Generation Victoria) sarà una risorsa cruciale. Con quasi 7.000 campioni di latte materno e 10.500 campioni di feci infantili, GenV permetterà di studiare come la nutrizione dei primi mesi modelli lo sviluppo del microbioma e, attraverso di esso, la salute dell’infanzia. È una finestra unica sul dialogo tra ciò che mangiamo, i nostri batteri intestinali e l’equilibrio immunitario che ci accompagna crescendo.
Il messaggio è semplice e potente: quando possibile, prolungare l’allattamento fino ad almeno sei mesi offre uno scudo in più contro le infezioni e l’infiammazione. Ma il vero passo avanti sta nel comprendere i meccanismi — in primis il ruolo dei lipidi come i plasmalogeni — per tradurre questa scienza in scelte e strumenti che migliorino la salute di tutti i bambini, indipendentemente dal tipo di alimentazione.


