Assumere probiotici durante la terapia antibiotica ha dimostrato di accelerare il ripristino del microbiota intestinale, diminuendo quindi la durata e la gravità dei classici effetti collaterali, in particolare della diarrea.

Per essere assunti assieme e svolgere il loro ruolo protettivo i probiotici devono quindi resistere all’azione degli antibiotici: vediamo come.

Probiotici e antibiotici: cosa sono e come agiscono

I probiotici sono «microorganismi vivi e vitali che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo».

Tra i loro principali effetti, i probiotici contribuiscono al riequilibrio del microbiota intestinale in quanto favoriscono la proliferazione di “batteri buoni” a discapito di quelli patogeni.

I ceppi probiotici di origine batterica più utilizzati sono:

  • Lactobacilli,
  • Bifidobacteria,
  • Streptococci,
  • Bacilli

L’unico lievito (quindi non un batterio) impiegato come probiotico è il Saccharomyces cerevisiae boulardii.

Sempre mirati contro i batteri (non i virus!), ma con azione opposta troviamo invece gli antibiotici.

Si tratta di sostanze di origine naturale o di sintesi in grado, a basse concentrazioni, di bloccare la riproduzione di batteri patogeni (antibiotici batteriostatici) o di ucciderli (antibiotici batterici).

La loro azione, spesso non mirata su un particolare ceppo, può però causare la perdita di equilibrio (disbiosi) dell’intera comunità batterica intestinale e, di conseguenza, una ridotta protezione da parte dei ceppi commensali e la comparsa di effetti collaterali, prima fra tutti la diarrea associata agli antibiotici.

Ecco perché è utile assumere probiotici e antibiotici insieme.

Scopri i biotici studiati sulla diarrea da antibiotici

Probiotici resistenti agli antibiotici

Fondamentale perché un probiotico possa contrastare la disbiosi causata dagli antibiotici è la stabilità genomica. Per essere efficaci e sicuri, infatti, i ceppi probiotici devono esprimere geni che gli permettano di sopravvivere a quel determinato antibiotico, ma non devono trasferirli ai batteri presenti nell’intestino, quelli patogeni in primis.

Visti i diversi meccanismi d’azione delle varie classi di antibiotici e considerando la varietà di ceppi e formulazioni disponibili, per individuare il probiotico su cui puntare e come sia meglio utilizzarlo nell’ambito di un particolare disturbo è bene confrontarsi con il proprio medico o il farmacista di fiducia.

Antibiotico-resistenza

Se è utile che un probiotico sia resistente agli antibiotici, lo stesso non si può dire per gli altri microrganismi che vivono nel nostro intestino.

Quando un batterio non è più sensibile a un antibiotico si parla infatti di “resistenza”, in quanto il microrganismo è in grado di sopravvivere nonostante l’azione del farmaco, che perde così la sua efficacia terapeutica.

Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza può essere causato da un uso scorretto di questi farmaci, per esempio quando vengono assunti inutilmente in caso di infezioni virali (influenza, raffreddore ecc.), oppure quando il ciclo di terapia viene interrotto precocemente o, di contro, ne viene protratta a piacimento la durata.

Talvolta l’efficacia dell’antibiotico si recupera con l’aumento delle dosi, ma nella maggior parte dei casi è necessario trovare nuovi farmaci che, con l’incremento di questo fenomeno, diventano sempre più scarsi.

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