Ti è mai capitato di sentire parlare di fibrillazione atriale? Probabilmente sì, ma ti chiederai che c’entra con i batteri intestinali. Di recente è stato scoperto che alcuni specifici microorganismi che risiedono nell’intestino potrebbero in futuro facilitare la diagnosi precoce di questa condizione cardiaca.
Che cos’è la fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale è il tipo di aritmia cardiaca più comune e si verifica quando gli atrii del cuore battono in maniera irregolare, disorganizzata e a un ritmo accelerato rispetto al normale. È una patologia in costante aumento, non soltanto tra gli anziani.
I suoi sintomi sono spesso vaghi e poco specifici. Quando insorgono, il ritmo del cuore diventa scomposto e irregolare, si sente il cuore “in gola”, si avvertono capogiri o difficoltà nel respiro compiendo sforzi anche piccoli.
Perché è importante la diagnosi precoce? Quando insorge, la fibrillazione atriale causa un ristagno di sangue ristagni negli atri del cuore, favorendo la coagulazione e la conseguente formazione di piccoli trombi. Questi possono entrare in circolo, diventando emboli, e chiudere le arterie periferiche più piccole. È molto probabile che, attraverso il sangue, questi giungano al cervello, provocando un attacco ischemico transitorio (TIA) o addirittura un ictus. Si stima infatti che un caso di ictus su cinque sia correlato alla presenza di un’aritmia.
Per questo la diagnosi precoce di fibrillazione atriale è fondamentale: se non trattata adeguatamente, la condizione può diventare pericolosa e aumentare il rischio di complicazioni serie, come ictus o infarti.
Di fatto, una diagnosi tempestiva permette ai medici di agire immediatamente, mettendo in atto le cure farmacologiche e gli interventi non farmacologici più adatti al paziente, riducendo così i rischi associati.
Batteri intestinali alla riscossa
Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Amburgo, in Germania, ha voluto testare se attraverso il test del microbiota intestinale, andando cioè a misurare e identificare i batteri intestinali, fosse possibile individuare un legame con la fibrillazione atriale.
Gli scienziati hanno esaminato i campioni di feci di oltre 600 individui, metà dei quali aveva soffriva di fibrillazione atriale, l’altra metà no. Hanno scoperto che le persone con fibrillazione atriale avevano una diversa composizione di batteri nel loro intestino rispetto a quelle senza patologia.
In particolare, gli individui con fibrillazione atriale avevano livelli più alti di due specifici batteri intestinali, Veillonella e Streptococcus, e livelli più bassi di altri batteri, come Roseburia. Siamo ancora agli inizi, ma questa scoperta potrebbe rivelarsi il primo passo per usare il microbiota intestinale come indicatore per individuare i pazienti a rischio di fibrillazione atriale e tracciare un percorso verso una diagnosi precoce e, quindi, un trattamento più efficace.