Il curry è un condimento di origine indiana dal colore giallo, composto da un mix di spezie più o meno piccanti, con la curcuma quale ingrediente principale. Saporito, dà un gusto particolare ai cibi e si sposa bene con tutti i piatti, da quelli a base di carne o pesce a quelli vegetariani.
A gradire il curry non sono solo le nostre papille gustative, ma anche i batteri che fanno parte della flora (o microbiota) intestinale, come ha dimostrato una ricerca della National University of Singapore, pubblicata su Scientific Reports.
In particolare, i ricercatori hanno dimostrato che non è necessario una modifica radicale nella propria dieta: anche cambiamenti a breve termine, infatti, possono influire sull’insieme di microrganismi (prevalentemente batteri, ma anche funghi, virus ecc.) che popolano la mucosa intestinale.
A rendere il curry “gradito” al microbiota è la presenza di polifenoli. Queste sostanze hanno un’azione antinfiammatoria e antiossidante marcata e possono modulare significativamente la composizione della microflora intestinale, come hanno dimostrato vari lavori scientifici.
Polifenoli del curry
Il mix di spezie utilizzato nello studio era composto da curcuma, cumino, coriandolo, amla (uva spina indiana), cannella, chiodi di garofano e pepe di Caienna. I ricercatori hanno valutato l’effetto di due singole dosi di questo mix di spezie (6 e 12 grammi rispettivamente) sul microbioma intestinale di 15 soggetti sani che, nella loro dieta abituale, non erano soliti assumere grandi quantità di spezie. Per avere dati più sicuri, nello studio sono stati coinvolti anche 14 controlli. L’analisi del microbiota intestinale è stata condotta su campioni di feci raccolti prima e dopo l’assunzione delle spezie.
I risultati? A variare, dopo l’assunzione del curry, sono stati in particolare due generi batterici abbondanti nel microbiota intestinale, ovvero Bifidobacterium e Bacteroides. Inoltre, sono stati analizzati anche i livelli dei polifenoli nel sangue e nelle urine, che sono risultati associati a quelli di alcune specie batteriche.
Oltre a frutta e verdura
Fino ad ora l’azione dei polifenoli era stata dimostrata solo attraverso l’assunzione di frutta e di verdura.
Questo studio indica invece che è sufficiente utilizzare il curry sporadicamente per ottenere degli effetti sul microbiota, aprendo così la possibilità di goderne i benefici anche a chi vive in nazioni dove questo particolare mix di spezie non fa parte della tradizione culinaria.
Anzi, come hanno sottolineato i ricercatori stessi, l’influenza sul microbiota si verifica in particolare proprio nelle persone che non consumano regolarmente curry.