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Glucoamilasi

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Tra i numerosi enzimi presenti negli integratori alimentari dedicati alla digestione, le glucoamilasi occupano un posto interessante, anche se spesso meno conosciuto rispetto ad altre più famose come la lattasi o la lipasi. Ma che cosa sono esattamente? E perché vengono inserite nelle formule digestive?

Le glucoamilasi (note anche come glicosilidrolasi, amilo-glucosidasi o glucan 1,4-α-glucosidasi) sono enzimi appartenenti alla classe delle amilasi, con la funzione di idrolizzare i legami α-1,4 e α-1,6 nei polisaccaridi (come l’amido) per liberare glucosio.

Nel contesto degli integratori alimentari, sono utilizzate per supportare la digestione dei carboidrati complessi, facilitandone la degradazione in zuccheri semplici (glucosio), prontamente assorbibili.

Le glucoamilasi sono infatti capaci di scomporre completamente gli amidi – i carboidrati complessi presenti, ad esempio, nei cereali, nelle patate e in molti alimenti vegetali – trasformandoli in glucosio, uno zucchero semplice facilmente assorbibile dall’organismo. A differenza delle α-amilasi, che spezzano l’amido in unità più piccole come il maltosio, le glucoamilasi arrivano fino in fondo, liberando glucosio libero.

Questi enzimi vengono comunemente estratti da microrganismi come i funghi Aspergillus niger o Aspergillus oryzae, che sono considerati sicuri sia in Europa che negli Stati Uniti. In effetti, in ambito regolatorio si parla di GRAS status (Generally Recognized As Safe), che significa che il loro utilizzo è ampiamente accettato come sicuro quando impiegati correttamente.

Nei prodotti nutraceutici, le glucoamilasi sono spesso parte di “complex” digestivi che includono diversi enzimi, ciascuno con una funzione ben precisa: proteasi per le proteine, lipasi per i grassi, lattasi per il lattosio, cellulasi per le fibre vegetali… e glucoamilasi, appunto, per gli amidi.

A chi servono questi enzimi? In generale, a tutte le persone che hanno una digestione rallentata o compromessa, per esempio a causa di disbiosi intestinale, piccoli disturbi funzionali come gonfiore post-prandiale o anche semplicemente durante un pasto particolarmente ricco. Alcuni integratori contenenti glucoamilasi vengono anche impiegati da chi soffre di intolleranze lievi o sensibilità alimentari, oppure da chi segue regimi alimentari particolari in cui è utile ottimizzare la digestione e l’assimilazione dei nutrienti.

Un altro possibile ambito di applicazione è il controllo glicemico post-prandiale. Alcune formule sfruttano la glucoamilasi per garantire una digestione completa degli amidi, eventualmente in combinazione con fibre o altri ingredienti in grado di modulare l’assorbimento del glucosio, con l’obiettivo di evitare picchi glicemici improvvisi.

Dal punto di vista della sicurezza, le autorità regolatorie non segnalano particolari criticità. L’EFSA, per esempio, ha esaminato diverse domande relative all’uso di glucoamilasi da funghi in ambito alimentare, concludendo che non ci sono rischi per la salute se usate secondo le buone pratiche di fabbricazione.

Va detto, tuttavia, che gli studi clinici specifici sulla glucoamilasi come singolo ingrediente sono ancora limitati. Molti dei dati disponibili derivano da ricerche su mix di enzimi, dove è difficile isolare l’effetto della sola glucoamilasi. Ciononostante, l’uso combinato di enzimi digestivi ha mostrato benefici in diversi contesti: ad esempio, nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile o in soggetti con sensibilità al glutine non celiaca.

Anche nel mondo sportivo cominciano a comparire formule che includono glucoamilasi, con l’idea di favorire un’assimilazione più rapida dei carboidrati prima o dopo l’attività fisica.

In sintesi, la glucoamilasi è un enzima utile e sicuro, con un ruolo chiaro nella digestione degli amidi. Pur non essendo la protagonista delle formulazioni digestive, lavora dietro le quinte per rendere il processo digestivo più efficiente e contribuire al benessere intestinale.

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