Gli inibitori della pompa protonica (proton-pump inhibitors, PPI) sono farmaci antiacido ampiamente utilizzati per contrastare la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), il bruciore di stomaco e altri fastidi correlati a un’eccessiva acidità gastrica.
Questi disturbi sono sempre più diffusi, a causa di un’alimentazione troppo abbondante e ricca di cibi grassi ed elaborati, sedentarietà, fumo, stress e, più in generale, di abitudini di vita che non aiutano la digestione.
I farmaci antireflusso sono usati insieme agli antibiotici per eliminare l’infezione da Helicobacter pylori, batterio responsabile di gastriti e ulcere gastroduodenali. Si tratta di un’infezione estremamente diffusa: secondo una recente revisione sistematica, si stima che nel mondo siano circa 4,4 miliardi gli individui positivi per questo batterio.
Inibitori di pompa protonica: che cosa sono
I principi attivi compresi nella categoria degli inibitori della pompa protonica hanno nomi differenti e diversa posologia, ma gli effetti che producono a livello gastrico sono sovrapponibili per tutti e consistono essenzialmente in una riduzione della secrezione di acido cloridrico (HCl) da parte della mucosa dello stomaco, con conseguente diminuzione dell’irritazione della mucosa gastrica stessa e del cardias, la valvola che separa lo stomaco dall’esofago, cruciale per limitare il reflusso gastroesofageo.
In tale ambito, i PPI sono stati una svolta epocale nel trattamento dell’ulcera gastrica, un tempo curabile solo ricorrendo al bisturi, con tutti i rischi connessi a qualunque operazione chirurgica.
Gli inibitori della pompa protonica sono farmaci efficaci e sicuri quando impiegati nei dosaggi e per i tempi prescritti dal medico. È infatti necessario evitare l’abuso di PPI, ma è altrettanto importante consultare il proprio medico prima di decidere di sospendere o rifiutare la terapia per timore degli effetti collaterali.
Nel caso dei PPI, eventuali eventi avversi possono talvolta insorgere già durante le prime settimane di terapia o dopo un periodo d’uso più prolungato: ciò avviene, per esempio, quando un PPI è associato a una terapia cronica necessaria per curare un’altra malattia, ma che può creare problemi allo stomaco. Tra questi effetti collaterali c’è l’alterazione del microbiota gastrico e intestinale.
Che cos’è il microbiota
Il microbiota corrisponde all’insieme di tutti i microrganismi che vivono su superfici, come tessuti e mucose, in equilibrio tra loro e con il nostro organismo. Servono a ottimizzare le funzioni degli organi e dei tessuti che li ospitano e, in parte, a proteggerli dalla colonizzazione da parte di batteri patogeni.
Stomaco e intestino hanno diversi microbioti, che variano anche da persona a persona e sono influenzati dalle caratteristiche individuali, dalla dieta, dallo stress, dal fumo, dall’assunzione di alcolici e anche dai farmaci, primi tra tutti gli antibiotici, ma anche i lassativi, gli antimicotici ecc.
Il microbiota intestinale è il più “ricco” di tutto l’organismo, nonché quello con le più profonde correlazioni con il livello di benessere e la propensione a sviluppare disturbi e patologie in caso di disequilibri significativi (disbiosi).
Il microbiota dello stomaco è invece più modesto per numero e tipologia dei microrganismi presenti in quanto il pH gastrico molto acido (intorno a 1,4) permette la sopravvivenza di pochi batteri che si sono specificamente adattati nel corso dell’evoluzione (microorganismi acidofili).
Recenti studi hanno indicato che, benché limitato, il microbiota gastrico è importante per tutelare lo stomaco da infezioni, gastriti croniche e patologie anche gravi, come il tumore dello stomaco.
Effetti degli inibitori di pompa protonica sul microbiota
Il principale effetto dei PPI a livello dello stomaco è l’aumento del pH dei succhi gastrici, che diventano così meno acidi, e, quindi, anche del pH degli alimenti parzialmente digeriti che arrivano nel primo tratto dell’intestino (duodeno).
Purtroppo, dal momento che il pH è uno dei fattori che maggiormente incidono sul metabolismo dei batteri e sulla loro capacità di moltiplicarsi, l’azione terapeutica degli inibitori della pompa protonica è responsabile anche dell’induzione di disbiosi a livello gastrico.
Innalzare il pH, anche di poco, mette in difficoltà i batteri abituati a vivere nell’ambiente gastrico, a favore di quelli che preferiscono un ambiente meno acido. Ciò determina uno squilibrio tra i diversi tipi di microrganismi che può tradursi in disturbi digestivi.
In aggiunta, il basso pH tipico dell’ambiente gastrico rappresenta una barriera contro i batteri responsabili delle infezioni dell’apparato digerente.
Un aumento del pH può quindi tradursi in un aumento del rischio di colonizzazioni da parte di batteri dannosi, compresi quelli produttori di sostanze (come nitriti e nitrati) che sembrano favorire lo sviluppo del tumore dello stomaco.
Probiotici per ripristinare l’equilibrio
Per quanto riguarda l’intestino, invece, in aggiunta a una dieta sana e bilanciata, ricca di fibre vegetali, vitamine e antiossidanti, all’abolizione del fumo e alla riduzione dello stress, per tutelare l’equilibro del microbiota e migliorare il benessere gastrointestinale, può essere utile ricorrere a preparati probiotici.
Le formulazioni di probiotici disponibili sono ormai innumerevoli (capsule, bustine, flaconcini, ecc.), ma per essere chiamati tali, e apportare quindi effettivi benefici, essi devono appartenere a determinate specie e rispettare caratteristiche ben precise.
In particolare, i microrganismi contenuti devono essere in grado di resistere all’ambiente acido gastrico e arrivare vivi e attivi nell’intestino in numero sufficiente.
Tornando invece allo stomaco, secondo alcuni studi la supplementazione con probiotici potrebbe rappresentare un approccio utile per prevenire stati di disbiosi del microbiota gastrico durante il trattamento con PPI. Ma sono ancora poche le ricerche in questo ambito, e al momento è preferibile evitare il ricorso al fai da te.
Per essere certi di scegliere il preparato probiotico più adatto e di usarlo nel modo giusto, è sempre consigliabile fare riferimento al medico di famiglia o al farmacista, in questo secondo caso informandolo anche sui farmaci che si stanno assumendo al momento.