La depressione è un disturbo complesso che non riguarda solo l’aspetto mentale, ma anche il benessere fisico. Oltre ai fattori genetici e allo stress ambientale, il microbiota intestinale potrebbe avere un ruolo significativo nello sviluppo e nell’efficacia dei trattamenti per il disturbo depressivo maggiore (MDD). 

Gli inibitori selettivi della serotonina (SSRI) sono ampiamente utilizzati nel trattamento della depressione, ma solo il 60% dei pazienti sperimenta un miglioramento significativo dei sintomi, con ricadute frequenti.

Uno studio recente condotto da Mingxue Gao e colleghi presso la Shanxi Medical University di Taiyuan, in Cina, ha esaminato il microbiota intestinale in relazione alla depressione e all’efficacia degli antidepressivi. Questa ricerca è stata pubblicata nel Journal of Affective Disorders.

Microbiota intestinale e depressione

Il microbiota intestinale, noto anche come flora intestinale, è un ecosistema complesso di batteri, virus e altri microorganismi che abita il tratto gastrointestinale umano. Questo ecosistema potrebbe avere un impatto significativo sulla salute mentale, compresa la depressione.

Molti pazienti con depressione ricevono trattamenti basati su SSRI, ma solo una percentuale limitata riscontra un miglioramento significativo. Uno dei fattori che potrebbe influenzare la risposta ai trattamenti è la composizione del microbiota intestinale.

I risultati dello studio

Lo studio ha coinvolto 37 soggetti con MDD che hanno risposto positivamente ai trattamenti con SSRI (gruppo R), 25 soggetti con MDD resistenti ai trattamenti con SSRI (gruppo TR) e 41 soggetti sani (gruppo controllo). Le analisi hanno rivelato le seguenti differenze:

Nel gruppo R, è emersa una significativa differenza nella composizione del microbiota intestinale rispetto ai soggetti sani.

Nel gruppo TR, non sono state riscontrate differenze significative nella composizione del microbiota intestinale rispetto ai soggetti sani.

Concentrandosi sulle comunità microbiche specifiche, sono stati identificati tre generi – Blautia, Bifidobacterium e Coprococcus – che avevano una concentrazione significativamente più elevata nei pazienti del gruppo R. Questo suggerisce che questi generi potrebbero essere potenziali biomarcatori della risposta positiva ai trattamenti con SSRI.

Tuttavia, va notato che lo studio presenta alcune limitazioni, tra cui la dimensione limitata del campione, la mancanza di un gruppo placebo, la mancanza di verifica della normalizzazione del microbiota intestinale nel gruppo R e la mancanza di controllo di fattori come le abitudini alimentari e le differenze geografiche.

Studi precedenti

Ricerche precedenti hanno suggerito che i generi batterici Bifidobacterium, Blautia e Coprococcus possono svolgere un ruolo significativo nell’insorgenza della depressione. Inoltre, l’integrazione con Bifidobacterium potrebbe migliorare i sintomi di ansia e depressione. Tuttavia, esistono studi contrastanti sulla presenza di Bifidobacterium nei pazienti affetti da MDD.

Il razionale scientifico

Qual è il motivo di questa correlazione tra microbiota intestinale e depressione? I batteri Bifidobacterium, Blautia e Coprococcus producono acidi grassi a catena corta (SCFA), che svolgono un ruolo chiave nel nostro benessere fisico e mentale. Questi acidi grassi potrebbero aumentare i livelli di 5-idrossitriptofano, migliorando così l’efficacia degli antidepressivi SSRI.

Conclusioni

Lo studio conferma la diversità del microbiota intestinale tra i pazienti con MDD che rispondono positivamente ai trattamenti con SSRI e i soggetti sani. L’abbondanza relativa di Blautia, Coprococcus e Bifidobacterium potrebbe essere utilizzata come biomarker per valutare l’efficacia degli antidepressivi SSRI nei pazienti con MDD. 

Questi risultati suggeriscono che la modulazione del microbiota intestinale attraverso l’uso di probiotici potrebbe migliorare l’efficacia dei trattamenti con SSRI per i pazienti affetti da depressione maggiore. 

Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per approfondire questa relazione e per identificare le migliori strategie terapeutiche.