Quando pensiamo ai benefici dell’attività fisica, immaginiamo subito effetti positivi sul corpo e sulla mente: più energia, meno stress, una migliore qualità del sonno. Ma c’è un aspetto spesso trascurato, ancora poco conosciuto ma sempre più al centro dell’interesse scientifico: l’impatto dell’esercizio fisico sull’intestino.

Proprio così: muoversi fa bene anche al nostro microbiota intestinale, ovvero quell’insieme di miliardi di microrganismi — in gran parte batteri — che vivono nel nostro apparato digerente e svolgono funzioni fondamentali per la salute.

Negli ultimi anni, sempre più studi hanno mostrato come l’attività fisica, oltre a migliorare il metabolismo e il sistema immunitario, possa modificare in modo positivo la composizione del microbiota, influenzando il nostro benessere da dentro.

Un ecosistema dentro di noi

Il microbiota intestinale è un ecosistema straordinariamente complesso. Al suo interno vivono migliaia di specie diverse di batteri, molti dei quali svolgono ruoli fondamentali: aiutano a digerire gli alimenti, producono vitamine, modulano il sistema immunitario e proteggono la barriera intestinale. Quando questo equilibrio funziona bene, anche noi stiamo meglio. Ma quando si rompe, possono insorgere disturbi infiammatori, metabolici e perfino dell’umore.

Scopri i biotici studiati sullo sport

Cosa cambia nell’intestino quando facciamo attività fisica?

Gli studi dimostrano che le persone fisicamente attive tendono ad avere un microbiota più vario e diversificato — un segno di buona salute. Alcuni gruppi batterici benefici, come Akkermansia, Prevotella e Veillonella, risultano più abbondanti negli sportivi rispetto ai sedentari. Tali batteri contribuiscono a mantenere integra la barriera intestinale, modulano l’infiammazione e partecipano al metabolismo energetico.

Ma attenzione: l’attività fisica non è l’unico fattore che influenza il microbiota. Anche la dieta gioca un ruolo chiave. E spesso chi fa sport segue un’alimentazione più ricca di fibre, frutta e verdura — tutti elementi che favoriscono un microbiota in salute.

Una relazione a doppio senso

Il rapporto tra attività fisica e microbiota è bidirezionale. Non solo il movimento cambia la composizione batterica dell’intestino, ma sono gli stessi batteri che possono influenzare le performance sportive.

Il microbiota contribuisce al processo di digestione e assorbimento degli alimenti, aumentando di fatto la disponibilità energetica, fattore non poco importante per lo sportivo. In particolare, il microbiota si occupa della fermentazione dei carboidrati non digeribili in acidi grassi a catena corta (SCFAs), come acetato, proprionato e butirrato.

Queste sostanze risultano cruciali sia per gli atleti, in quanto capaci di modulare le performance fisiche, sia per la popolazione generale, poiché promuovono l’integrità della barriera intestinale, diminuendo il rischio di sviluppare la sindrome dell’intestino permeabile.

Durante l’esercizio, il corpo produce lattato — una sostanza generata dal lavoro muscolare, soprattutto durante sforzi intensi. Alcuni batteri sono in grado di utilizzare il lattato come fonte di energia, producendo metaboliti, come il propionato, una sostanza che può essere utilizzata dal nostro fegato per creare glucosio.

In pratica, l’organismo fornisce carburante ai batteri, e i batteri rispondono sostenendo l’organismo. Una simbiosi perfetta.

Scopri i biotici studiati sullo sport

Non solo per atleti

Anche chi fa esercizio fisico moderato può ottenere questi benefici. Non serve essere in grado di correre una maratona: bastano i 150 minuti settimanali di attività a intensità media raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per osservare cambiamenti positivi nel microbiota.

Ad esempio, uno studio su donne in premenopausa ha rilevato che l’attività fisica regolare, anche di bassa intensità, era associata a una maggiore presenza di batteri con proprietà antinfiammatorie, come Akkermansia muciniphila, Faecalibacterium prausnitzii e Roseburia hominis, rispetto al campione di donne sedentarie. Gli ultimi due batteri sono anche tra i principali produttori di butirrato, la principale fonte di energia per le cellule dell’intestino che aiuta a mantenere l’integrità della barriera intestinale e a proteggere contro le malattie infiammatorie intestinali. 

Per approfondire > https://microbiota.news/dieta-e-microbiota-postbiotico-potrebbe-aiutare-a-perdere-peso/ 

È importante sottolineare che l’alimentazione resta un fattore cruciale. Una dieta ricca di fibre, in particolare quelle a effetto prebiotico (cioè capaci di nutrire i “batteri buoni”), e a ridotto apporto di carne processata favorisce una composizione batterica sana ed equilibrata. 

Uno sguardo al futuro

Secondo alcuni ricercatori, il microbiota degli sportivi potrebbe rispondere meglio allo stress fisico: più efficiente nel produrre energia, più attivo nel riparare i tessuti e più pronto a gestire le infiammazioni. Un’ipotesi affascinante, che apre le porte a nuovi approcci per migliorare la salute e la performance attraverso la modulazione del microbiota.

Siamo ancora agli inizi. Serviranno ulteriori studi per capire meglio queste dinamiche e sviluppare strategie mirate.

Fare movimento regolarmente è uno dei modi più semplici e naturali per prenderci cura di noi stessi. Non solo ci aiuta a sentirci meglio mentalmente e fisicamente, ma sostiene anche l’equilibrio del nostro microbiota intestinale — un alleato prezioso che lavora silenziosamente ogni giorno per il nostro benessere.

Scopri i biotici studiati sullo sport

 SCFAs: cosa sono e perché sono importanti

Gli SCFAs (acidi grassi a catena corta) sono piccoli ma potenti alleati della nostra salute. Si formano quando i batteri intestinali fermentano le fibre alimentari che non vengono digerite nello stomaco e nell’intestino tenue. I principali SCFAs sono:

  • Acetato
  • Propionato
  • Butirrato

Ecco perché sono importanti:

  • Energia su misura: forniscono carburante sia per le cellule intestinali (soprattutto il butirrato), sia per muscoli e fegato.
  • Intestino più forte: aiutano a mantenere integra la barriera intestinale, prevenendo la cosiddetta Leaky Gut Syndrome, ovvero la “sindrome dell’intestino permeabile”
  • Infiammazione sotto controllo: hanno un effetto antinfiammatorio, sia a livello locale che sistemico.
  • Performance fisica: studi su modelli animali suggeriscono che livelli più alti di SCFAs possono migliorare la resistenza e la capacità di recupero.