Dopo gli anni dominati dall’emergenza Covid-19, con l’arrivo dell’inverno torna a essere d’attualità l’influenza stagionale: malattia troppo spesso sottovalutata, ma in grado di causare a tutti un significativo disagio fisico per diversi giorni e complicanze anche molto severe in alcune categorie di persone particolarmente a rischio, come gli anziani.

Per questa ragione, da decenni, tutte le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali (dal ministero della Salute all’Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomandano la vaccinazione antinfluenzale stagionale a tutte le persone con più di 65 anni, con o senza patologie croniche, che in Italia possono beneficiarne gratuitamente, rivolgendosi al medico di famiglia.

Purtroppo, attualmente, soltanto poco più della metà degli over65 italiani sfrutta questa opportunità di proteggersi da possibili problemi di salute in caso di infezione, laddove l’obiettivo ottimale sarebbe raggiungere una copertura vaccinale antinfluenzale pressoché completa (≥ 95%) in questa fascia d’età. Ma perché gli anziani dovrebbero vaccinarsi contro l’influenza?

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Impatto dell’influenza negli anziani

Gli anziani sono particolarmente esposti ai danni e ai rischi associati all’influenza stagionale per diverse ragioni. 

Innanzitutto, già a partire dai 50 anni si osserva il fisiologico invecchiamento del sistema immunitario, che progredisce via via negli anni, riducendo le difese contro virus e batteri, che possono così causare infezioni più severe e invasive. Ciò fa sì che anche anziani perfettamente sani e in buona forma fisica possano andare incontro a problemi significativi in caso di influenza. 

In aggiunta, gran parte delle persone con più di 65 anni presenta almeno una patologia cronica che aumenta la fragilità generale dell’organismo e il rischio di complicanze in caso di infezione. Le più diffuse sono le malattie cardiovascolari (coronaropatie, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale ecc.), il diabete e le malattie respiratorie croniche (principalmente, l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva, BPCO). 

Inoltre, molti tumori diventano più frequenti con l’avanzare dell’età, rendendo più vulnerabili alle infezioni per loro natura (come nel caso delle neoplasie ematologiche) o come conseguenza delle terapie necessarie per contrastarli (chemioterapia).

Oltre a determinare un generale scompenso dell’organismo e a favorire il peggioramento di eventuali patologie già presenti, l’influenza negli anziani è temuta a causa della polmonite (virale o batterica) che può insorgere come sua principale e più severa complicanza, associata a un elevato tasso di mortalità. 

Altre importanti complicanze dell’influenza tra gli anziani sono l’infarto e l’ictus cerebrale, soprattutto (ma non solo) tra chi è già affetto da malattie cardiovascolari. 

Va considerato, inoltre, che negli anziani ogni patologia acuta che impone diversi giorni di permanenza a letto (in particolare, in ospedale), comporta uno scadimento fisico generale, che può compromettere l’autonomia e la qualità di vita a lungo termine.

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Benefici del vaccino antinfluenzale

I dati indicano che il 63% dei ricoveri e l’85% dei decessi correlati all’influenza riguardano persone con più di 65 anni.

La vaccinazione antinfluenzale è il metodo più sicuro ed efficace per proteggersi dall’influenza a ogni età e per gli anziani diventa un vero intervento preventivo “salvavita”, in quanto in grado di ridurre i decessi per influenza e, soprattutto, per le sue complicanze. 

In aggiunta, la vaccinazione antinfluenzale rappresenta un’importante opportunità di risparmio sia per il sistema sanitario sia per il singolo, dal momento che riduce la spesa per i farmaci necessari per controllare i sintomi (antinfiammatori, antipiretici, antibiotici in caso di sovrainfezioni batteriche ecc.) e per i ricoveri ospedalieri, nonché i giorni di lavoro persi a causa dell’influenza (in prima persona, se ancora professionalmente attivi, o dai familiari che si occupano dell’assistenza all’anziano).

Consigli utili

In considerazione dei molti benefici e della sostanziale assenza di rischi ed effetti collaterali del vaccino contro l’influenza, tutti gli anziani dovrebbero avvalersene ogni anno, assumendolo non appena disponibile, all’inizio della stagione influenzale (ossia, di norma tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre). 

Dal momento che con l’avanzare dell’età la risposta anticorpale è meno marcata, dopo i 65 anni è preferibile utilizzare vaccini antinfluenzali specificamente studiati per stimolare il sistema immunitario degli anziani e di offrire, quindi, un maggior livello di protezione dall’influenza. 

In particolare, negli anziani è consigliabile l’uso di un vaccino ad “alto dosaggio” (HD) di antigeni dei principali virus influenzali in circolazione, in grado di aumentare la produzione di anticorpi specifici. Anche gli altri vaccini antinfluenzali (a dosaggio standard e non adiuvati) possono comunque essere utilizzati dopo i 65 anni. 

In tutti i casi, è sufficiente una singola somministrazione e, anche se nessuno dei vaccini disponibili può garantire un’immunità al 100% dai virus influenzali, gli studi hanno dimostrato che la vaccinazione contro l’influenza è comunque vantaggiosa perché permette di avere sintomi più lievi e minori complicanze in caso di infezione.

Nell’ottica di prevenire la polmonite da streptococco che può insorgere come complicanza severa e talvolta letale dell’influenza, in aggiunta alla vaccinazione antinfluenzale stagionale (da effettuare ogni autunno), negli anziani è raccomandata anche la vaccinazione antipneumococcica (da effettuare una sola volta nel corso della vita e gratuita per tutti gli over65).

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Microbiota intestinale e risposta ai vaccini antinfluenzali

Negli anziani, il declino del sistema immunitario, noto come immunosenescenza, riduce l’efficacia dei vaccini antinfluenzali, aumentando il rischio di complicanze gravi. 

Uno studio recente ha evidenziato come il microbiota intestinale giochi un ruolo cruciale nel modulare la risposta immunitaria ai vaccini e possa rappresentare un bersaglio per migliorare la protezione contro l’influenza​.

Il microbiota intestinale è composto da miliardi di microrganismi che influenzano profondamente la funzione del sistema immunitario. Con l’età, la sua composizione subisce cambiamenti significativi: la diversità batterica diminuisce, mentre aumentano microrganismi pro-infiammatori. Questa disbiosi è associata a uno stato di infiammazione cronica sistemica (inflammaging), che compromette la capacità dell’organismo di rispondere in modo efficace alle vaccinazioni​

L’impatto del microbiota sulla risposta vaccinale

Il microbiota intestinale svolge un ruolo chiave nella modulazione delle risposte immunitarie attraverso diversi meccanismi:

  • Miglioramento della funzione delle cellule immunitarie
  • I batteri benefici, come i Lactobacillus e i Bifidobacterium, influenzano l’attivazione delle cellule dendritiche, fondamentali per l’elaborazione degli antigeni vaccinali e l’attivazione dei linfociti T e B​
  • Produzione di metaboliti immunomodulanti: alcuni batteri intestinali producono acidi grassi a catena corta (SCFA), come il butirrato, che regolano l’infiammazione e promuovono una risposta più efficace ai vaccini​
  • Riduzione dell’infiammazione cronica: una composizione microbica equilibrata può ridurre l’attivazione del sistema immunitario innato e prevenire l’infiammazione eccessiva, che può ostacolare l’efficacia vaccinale​
  • Barriera intestinale più forte: un microbiota sano aiuta a mantenere l’integrità della barriera intestinale, prevenendo il fenomeno della permeabilità intestinale (leaky gut), che può favorire la diffusione di endotossine pro-infiammatorie nel sangue e compromettere le risposte immunitarie​.

Probiotici e prebiotici per potenziare i vaccini

Diversi studi hanno dimostrato che l’integrazione con probiotici può migliorare la risposta immunitaria ai vaccini antinfluenzali negli anziani. Alcuni probiotici studiati, Lactobacillus helveticus e Lactobacillus rhamnosus, hanno aumentato i livelli di anticorpi specifici contro l’influenza in soggetti vaccinati​. Anche il consumo di bevande fermentate contenenti probiotici ha migliorato la produzione di anticorpi post-vaccinazione​.

L’assunzione regolare di probiotici, associata a un’alimentazione ricca di fibre prebiotiche (presenti in alimenti come legumi, verdure e cereali integrali), può favorire un microbiota più resiliente e contribuire a migliorare la risposta ai vaccini​.

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