L’autunno inoltrato e l’inverno rappresentano periodi dell’anno in cui i bambini sono particolarmente vulnerabili alle infezioni delle vie respiratorie. L’aria più fredda, il maggior tempo trascorso in ambienti chiusi, contatti ravvicinati in famiglia o asilo e le variazioni di umidità e ventilazione contribuiscono a favorire la diffusione di virus, batteri e altri agenti patogeni che colpiscono le prime vie respiratorie, i bronchi e talvolta i polmoni. 

L’impatto di queste infezioni è rilevante: esse rappresentano una delle principali cause di visita medica, assenza scolastica e, nei casi più gravi, ospedalizzazione nel bambino.

Virus che colpiscono i bambini

Secondo una metanalisi recente, i virus più frequentemente implicati nelle infezioni respiratorie pediatriche sono il rinovirus/enterovirus e il RSV, specie nei più piccoli. Non solo: nel corso dell’infezione virale possono intervenire fenomeni di sovra-infezione batterica o predisposizione a complicanze. Le stagioni fredde creano un contesto favorevole per questi meccanismi di interazione tra virus, batteri e reazioni immunitarie.

Un’ulteriore dimensione è che le comunità microbiche delle vie aeree (cioè il microbiota respiratorio) nei soggetti sani differiscono da quelle nei pazienti con malattie respiratorie: in condizioni di malattia si osservano alterazioni di composizione e diversità microbica. Tuttavia, in questi meccanismi è sempre più chiaro che un “asse intestino-polmone” gioca un ruolo di mediazione immunitaria e regolazione sistemica.

Sintomi: come riconoscere un’infezione respiratoria nei bambini

Quando un bambino contrae un’infezione delle vie respiratorie, i sintomi possono presentarsi con modalità variabili, a seconda della sede dell’infezione (alta via respiratoria, bronchi, polmoni) e dell’agente causale (virus, batteri, mista). 

In genere, l’insorgenza è abbastanza acuta: starnuti, naso che cola (rinite o rinorrea), sensazione di naso chiuso o congestione nasale, accompagnati da mal di gola, tosse (inizialmente secca, poi produttiva), talvolta febbre, e nei casi più impegnativi respiro accelerato, sibilanti, difficoltà respiratorie. Nei bambini molto piccoli, può esserci scolo nasale, irritabilità, scarso appetito, talvolta vomito secondario alla deglutizione del muco.

Se l’infezione progredisce verso i bronchi (bronchite) o gli alveoli (polmonite), si possono aggiungere sintomi quali il respiro sibilante (fischi respiratori), tachipnea (respiro rapido), retrazioni costali (inspirazione “forzata” con movimento visibile della gabbia toracica), e in casi gravi, cianosi o affaticamento respiratorio. In alcuni bambini con predisposizioni (asma, disfunzioni immunitarie) l’infezione può innescare un quadro di riacutizzazione bronchiale o peggioramento della funzionalità polmonare.

È importante osservare anche i segni generali: astenia, inappetenza, irritabilità, sonnolenza. Quando la febbre è persistente o molto alta, o vi è peggioramento dei sintomi respiratori, è opportuno rivolgersi al medico, perché può trattarsi di sovra-infezione batterica o complicanza polmonare.

Cosa fare in casa e quando intervenire

Nella maggior parte dei casi, le infezioni respiratorie nei bambini sono di origine virale e seguono un decorso auto-limitante, con guarigione in giorni o settimane. La strategia principale è quindi di supporto, mirata ad alleviare i sintomi, mantenere una buona idratazione, assicurare riposo e favorire la clearance del muco. In particolare si possono considerare:

Idratazione adeguata e ambienti umidificati: somministrare liquidi (latte, acqua, brodo) per mantenere le mucose ben idratate. L’uso di umidificatori o vaporizzatori può contribuire a fluidificare le secrezioni respiratorie e alleviare la congestione nasale.

Lavaggi nasali con soluzione fisiologica: nelle forme con naso chiuso o muco denso, i lavaggi nasali possono essere utili per rimuovere secrezioni e favorire la respirazione nasale.

Antipiretici e analgesici: paracetamolo o ibuprofene (solo se indicati dal medico) per controllare la febbre e alleviare il malessere.

Riposo e supporto: evitare sforzi fisici, garantire ore di sonno adeguate, e ambienti ben areati ma non troppo freddi.

In casi di sovra-infezione batterica (diagnosticata dal medico) uso di antibiotici mirati. È importante non usare antibiotici “per precauzione” nelle forme virali, per evitare effetti collaterali e alterazioni della flora batterica.

Un elemento su cui si sta accumulando evidenza è il possibile ruolo complementare del microbiota intestinale come modulatore della suscettibilità alle infezioni respiratorie. Vediamo più in dettaglio questo aspetto innovativo.

Il microbiota intestinale e l’asse intestino-polmone

Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che il microbiota intestinale – ossia l’insieme di microrganismi che popolano il tratto gastrointestinale – gioca un ruolo cruciale nella regolazione del sistema immunitario generale e nell’equilibrio delle risposte infiammatorie. Diverse revisioni narrative hanno esplorato come la composizione del microbiota possa influenzare la risposta alle infezioni respiratorie e modulare l’“asse intestino-polmone”. In particolare, uno studio recente sottolinea come le alterazioni del microbiota intestinale possano influenzare le risposte alle infezioni virali delle vie respiratorie nei bambini. 

Ma come avviene, in concreto, questa influenza? Il legame tra intestino e polmone si sviluppa su più fronti:

  • Modulazione immunitaria: il microbiota intestinale stimola il sistema immunitario aspecifico e specifico, favorendo la maturazione di cellule immunitarie, la produzione di citochine, la generazione di cellule T regolatorie e plasmacellule che producono IgA a livello mucosale. Un ecosistema intestinale ben equilibrato può supportare una risposta immunitaria più efficace e meno proinfiammatoria alle infezioni.
  • Produzione di metaboliti bioattivi: i batteri intestinali generano metaboliti (come gli acidi grassi a catena corta) che modulano le cellule epiteliali, la barriera intestinale e la funzione immunitaria a distanza, anche nelle mucose respiratorie. Questi metaboliti possono contribuire a regolare l’infiammazione e la risposta antivirale. 
  • Effetti di contrasto alle colonizzazioni patogene: un microbiota equilibrato può ostacolare la crescita e l’eccessiva colonizzazione di microrganismi potenzialmente patogeni, non solo nell’intestino ma indirettamente anche nelle mucose respiratorie, tramite stimoli immunitari regolatori. 
  • Comunicazione sistemica: cellule immunitarie “educate” nell’intestino possono migrare verso altri tessuti (compresa la mucosa respiratoria), trasmettendo segnalazioni regolatorie — ad esempio, cellule dendritiche o linfociti T che hanno incontrato stimoli nel lume intestinale possono influenzare risposte in sedi distali. 

Nel contesto pediatrico, si è osservato che bambini che presentano infezioni respiratorie ricorrenti spesso mostrano, nel microbiota intestinale, segni di disbiosi, ovvero una riduzione della diversità microbica o alterazioni nella presenza di alcuni generi batterici. Tuttavia, fino ad oggi non è stato possibile definire un “profilo batterico predittivo” universalmente valido per la predisposizione alle infezioni respiratorie. Una ricerca italiana ha sottolineato che, pur esistendo associazioni tra alterazioni del microbiota e le infezioni respiratorie nei bambini, non è ancora chiaro se queste alterazioni siano causa o conseguenza della più frequente esposizione a virus e antibiotici. 

Strategie pratiche per sostenere il microbiota 

Alla luce delle conoscenze attuali, e pur con cautela rispetto ai limiti evidenti, alcune pratiche possono aiutare a sostegno del microbiota intestinale nei bambini, con l’idea che ciò possa concorrere anche a una migliore difesa respiratoria:

  • Alimentazione varia e ricca di fibra: frutta, verdura, cereali integrali, legumi favoriscono la crescita di batteri benefici e la produzione di metaboliti utili (SCFA).
  • Allattamento materno: nel bambino lattante, il latte materno contiene oligosaccaridi (HMOs) che agiscono come prebiotici, sostenendo la crescita di bifidobatteri e situazioni favorevoli al microbiota sano. 
  • Evitare l’uso non necessario di antibiotici: ogni uso di antibiotico ha un impatto sulla diversità del microbiota intestinale, e l’uso ripetuto può favorire disbiosi. 
  • Probiotici: in alcuni contesti clinici, ceppi probiotici ben studiati possono essere considerati, ma devono essere scelti in base alle evidenze e sotto supervisione medica, soprattutto in età pediatrica. 
  • Buone pratiche generali: evitare fumo passivo, garantire ventilazione degli ambienti interni, igiene delle mani e riduzione dell’esposizione a inquinanti domestici.

È importante sottolineare che queste misure non sostituiscono le cure mediche quando necessarie, ma rappresentano un approccio integrato volto a rafforzare la “resilienza” immunitaria del bambino.