Il nostro microbiota ospita un microrganismo molto particolare e dal nome complicato: Methanobrevibacter smithii. Non è un batterio, ma un “Archaea”, un organismo unicellulare che si distingue per alcune caratteristiche uniche. Fino a pochi anni fa si pensava che gli archaea vivessero soltanto in ambienti estremi, con alte temperature e poca disponibilità di “cibo”. Poi si è scoperto che possono vivere anche nel nostro corpo, in particolare nell’intestino. 

Così si è adattato all’intestino

Methanobrevibacter smithii è la specie di archaea più comune nell’intestino umano; per sopravvivere nell’ambiente dell’intestino umano ha sviluppato qualche adattamento, producendo ad esempio sulla sua superficie alcune molecole di zucchero che assomigliano a quelle presenti sulle nostre cellule, in modo da non essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario. 

La caratteristica principale di Methanobrevibacter smithii è quella di essere un microrganismo “metanogeno”: produce metano a partire da idrogeno e diossido di carbonio, prodotti dalla fermentazione dei carboidrati da parte dei batteri. 

Il metano è un gas che viene poi eliminato con la respirazione e in parte con le feci. Questo processo è fondamentale per mantenere un ambiente intestinale sano. Se l’idrogeno si accumula, infatti, la digestione diventa meno efficiente.

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All’origine di meteorismo e distensione addominale

Una eccessiva presenza di Methanobrevibacter smithii può però causare fenomeni di meteorismo e distensione addominale dovuti al metano, il quale tra l’altro riduce la motilità intestinale: a riprova di ciò diversi studi hanno dimostrato un’associazione tra Methanobrevibacter smithii e IBS-C, un acronimo che identifica la sindrome dell’intestino irritabile con alvo stitico. 

D’altra parte uno studio ha evidenziato che i pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) hanno una quantità significativamente inferiore di Methanobrevibacter smithii rispetto a soggetti sani. 

Inoltre, nei pazienti con IBD in remissione clinica è stata riscontrata un’abbondanza maggiore di Methanobrevibacter smithii rispetto alla fase attiva della malattia. 

Oltre alla produzione di metano Methanobrevibacter smithii influenza anche l’efficienza con cui i batteri digeriscono i polisaccaridi (i carboidrati complessi della nostra dieta), aumentando la quantità di calorie che possiamo ricavare dal cibo. 

Questo potrebbe avere un impatto sul nostro peso corporeo. Inoltre Methanobrevibacter smithii produce anche acidi grassi a catena corta (SCFAs), i quali a loro volta forniscono circa il 10% dell’energia quotidiana ricavata dal cibo che mangiamo; queste osservazioni sono alla base di studi per individuare strategie per modulare la presenza e le funzioni di Methanobrevibacter smithii a fini terapeutici, con lo scopo di ridurre l’eccessivo assorbimento di energia dal cibo negli obesi.

Conclusioni

In conclusione Methanobrevibacter smithii è un microrganismo importante nel contesto di un microbiota sano: aiuta a detossificare l’idrogeno e produce energia. Come per molti microrganismi del microbiota tuttavia è importante che sia in equilibrio dal momento che un eccesso può associarsi a disturbi digestivi ed aumento di peso.

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