Una dieta equilibrata non è solo un toccasana per il cuore, l’intestino o il metabolismo: può anche giocare un ruolo chiave nella salute intima delle donne. A dimostrarlo è uno studio recente condotto in Italia e pubblicato sulla rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, che ha messo in luce come alcune abitudini alimentari possano influenzare direttamente la composizione del microbiota vaginale.
Il lavoro, intitolato “Dietary habits and vaginal environment: can a beneficial impact be expected?”, ha analizzato l’alimentazione e il microbiota vaginale di oltre 100 giovani donne, evidenziando come il consumo di proteine animali, alcol, carboidrati o acidi grassi specifici possa favorire o contrastare condizioni di squilibrio microbico (disbiosi).
Microbiota vaginale: cosa succede quando si altera?
Il microbiota vaginale è l’insieme dei microrganismi che abitano l’ambiente vaginale, ed è fondamentale per mantenerlo in salute. In condizioni ottimali, questo ecosistema è dominato da batteri del genere Lactobacillus, in particolare specie come L. crispatus, L. gasseri e L. jensenii. Questi batteri producono acido lattico, che mantiene il pH vaginale basso e impedisce la crescita di microrganismi patogeni.
Quando l’equilibrio si altera e i lattobacilli diminuiscono, altri batteri anaerobi come Gardnerella e Prevotella possono prendere il sopravvento. Questo stato è noto come vaginosi batterica (BV), una condizione comune che può causare fastidi, aumentare il rischio di infezioni sessualmente trasmesse e complicazioni in gravidanza.
Negli ultimi anni, i progressi nella genetica hanno permesso di classificare la composizione del microbiota vaginale in cinque “tipi comunitari” (CST – Community State Types). I tipi I, II, III e V sono dominati da diversi Lactobacillus, mentre il tipo IV è associato a disbiosi e abbondanza di batteri potenzialmente dannosi. Ma cosa determina il passaggio da un CST “sano” a uno disbiotico? Fattori come stress, ormoni, sessualità e uso di farmaci sono già noti. Ora anche la dieta entra in gioco.
Lo studio italiano: ecco cosa è stato scoperto
I ricercatori italiani hanno condotto uno studio trasversale su 113 donne sessualmente attive, di età compresa tra 19 e 30 anni, sane e non in gravidanza. Le partecipanti non avevano assunto antibiotici recentemente, non avevano infezioni urogenitali né malattie croniche, e non stavano avendo il ciclo mestruale durante il campionamento.
Ciascuna ha fornito due campioni vaginali: uno per escludere la presenza di infezioni e l’altro per l’analisi del microbiota (tramite sequenziamento 16S rRNA) e dei metaboliti vaginali (con spettroscopia NMR). Inoltre, è stato compilato un questionario sulle abitudini alimentari dell’ultimo anno, comprendente 188 alimenti.
L’obiettivo era correlare l’assunzione di macronutrienti (proteine, grassi, carboidrati) con la composizione microbica vaginale e i metaboliti presenti.
Più carne e alcolici, meno lattobacilli
I risultati sono stati chiari: le donne che consumavano più proteine animali, soprattutto da carni rosse e lavorate, tendevano ad avere una flora vaginale meno salutare, dominata da batteri associati alla disbiosi (CST IV).
Anche il consumo di alcol si associava a un microbiota alterato, con maggiore presenza di Gardnerella e Ureaplasma.
I meccanismi ipotizzati dietro a questi effetti sono diversi. L’assunzione di proteine animali potrebbe aumentare l’infiammazione sistemica, oppure favorire la produzione di ammoniaca e solfuri durante la fermentazione, con effetti sul pH vaginale. L’alcol, invece, potrebbe alterare il metabolismo degli zuccheri e interferire con il sistema immunitario.
I nutrienti “amici” della salute vaginale
Dall’altra parte, il consumo di specifici nutrienti vegetali sembrava promuovere una composizione più salutare. In particolare, è emerso che:
- un maggiore apporto di acido α-linolenico (un omega-3 presente in semi, noci e oli vegetali) era associato a CST dominati da Lactobacillus crispatus, una delle specie più protettive.
- carboidrati complessi, fibre, proteine vegetali e amido erano inversamente correlati alla presenza di Gardnerella, suggerendo un effetto protettivo contro la disbiosi.
Questi nutrienti potrebbero favorire la crescita dei lattobacilli o ridurre la disponibilità di substrati per i batteri anaerobi patogeni. Inoltre, l’acido α-linolenico potrebbe essere trasformato localmente in acidi grassi benefici per l’ambiente vaginale.
I metaboliti: un altro indizio del legame dieta-microbiota
Oltre ai batteri, lo studio ha analizzato anche i metaboliti vaginali, rivelando correlazioni interessanti. Per esempio L. crispatus è risultato associato a aminoacidi ramificati (leucina, isoleucina) e a un antiossidante chiamato 4-idrossifenillattato, entrambi potenzialmente benefici per il microambiente vaginale.
Inoltre i batteri tipici della disbiosi sono correlati a zuccheri semplici come il glucosio e all’alcol, suggerendo che certe abitudini alimentari possono influenzare il metabolismo vaginale tanto quanto la flora.
Dieta mediterranea: nessun effetto rilevante
Sorprendentemente, l’aderenza alla dieta mediterranea (misurata con il punteggio MEDI-LITE) non sembrava influenzare direttamente la composizione del microbiota vaginale. Questo potrebbe dipendere dal fatto che, pur essendo generalmente salutare, la dieta mediterranea non riflette le proporzioni precise dei macronutrienti analizzate nello studio, come il bilancio tra proteine animali e vegetali.
In sintesi, questo studio suggerisce che ciò che mangiamo può influenzare la salute vaginale, attraverso meccanismi complessi che coinvolgono il microbiota, il metabolismo, il sistema immunitario e forse anche il cosiddetto asse intestino-vagina.
Ridurre il consumo di carni rosse, salumi e alcol, e aumentare l’apporto di omega-3 vegetali, fibre, amidi e proteine di origine vegetale, potrebbe aiutare a mantenere un microbiota vaginale in equilibrio, prevenendo disturbi come la vaginosi batterica.
Per le donne in età fertile, attive sessualmente e attente al proprio benessere, questa ricerca fornisce uno spunto in più per adottare uno stile alimentare consapevole e salutare — non solo per il corpo, ma anche per l’intimità.


