Ciclicamente, ogni 28 giorni circa, l’apparato genitale femminile subisce particolari modifiche necessarie per assicurare la fertilità per un lungo periodo della vita, dalla pubertà alla menopausa. Spesso questi cambiamenti naturali sono accompagnati da piccoli fastidi o disturbi che, anche quando non sono gravi, possono rendere difficile svolgere le attività abituali. In altri casi, possono manifestarsi irregolarità del ciclo che richiedono l’attenzione del ginecologo.

Con “sindrome premestruale” si indica il caratteristico insieme di disturbi (alcuni fisici, altri di carattere prevalentemente emotivo), che precedono di qualche giorno l’inizio delle me­struazioni. 

Per esempio, nella settimana prima del  ciclo ci si può sentire stanche, avvertire tensione, fastidio o dolore al seno e all’addome, mal di testa, nausea, talora dolori muscolari; può inoltre verificarsi una ritenzione di liquidi nei tessuti dell’organismo che provoca gonfiore e un lieve aumento di peso, in genere di due o tre chili. 

Spesso per qualche giorno si ha più fame del solito e cambiano le abitudini intestinali, con stipsi o diarrea. Pos­sono an­che verificarsi modificazioni dal punto di vista psichico: in genere, si diventa più ansiose, nervose e irritabili. 

Si è spesso soggette a sbalzi di umore, con maggior propensione a deprimersi; si può provare sonnolenza in diversi momenti della giornata e avere difficoltà di concentrazione. I disturbi sono sempre piuttosto soggettivi per tipo, com­binazione e intensità, ma nella maggior parte dei casi si presentano abbastanza regolarmente intorno a 7-10 giorni prima dell’inizio delle me­struazioni e tendono a scomparire da soli poche ore dopo l’inizio del ciclo.

La colpa è tutta degli ormoni?

La vera causa dei disturbi è ancora sconosciuta: alcuni danno la colpa alle fluttuazioni degli ormoni estrogeni e progestinici oppure alla carenza di sali e vitamine, che possono spingere a mangiare quantità maggiori di cibi salati (che a loro volta favoriscono la ritenzione idrica). 

In genere i disturbi non sono tali da costringere a interrompere le attività abituali, ma alcune donne che ne provano di molto fastidiosi potrebbero non essere d’accordo.

Se i disturbi arrivano a interferire con gli impegni quotidiani o causano un malessere significativo è consigliabile consultare il medico che, dopo aver valutato i sintomi potrà eventualmente suggerire alcuni farmaci di supporto. La pillola anticoncezionale, per esempio, bloccando l’ovulazione risolve un po’ tutti i disturbi premestruali, a­gendo direttamente sulla loro causa primaria. Ma non è un rimedio che può essere generalizzato e di certo non è il più indicato per le donne che desiderano avere figli.

Nei casi in cui dominano i disturbi psichici, il medico può  prescrivere medicinali antidepressivi o rimedi naturali con azione analoga. Per alleviare i sintomi dolorosi, dal mal di testa ai dolori addominali, si possono invece utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei, gli stessi usati per il raffreddore o l’influenza. Presi prima dell’inizio delle mestruazioni, hanno un effetto benefico anche sui successivi disturbi che caratterizzano i primi giorni del ciclo. Quelli a dosaggi minori si possono acquistare anche senza ricetta, con l’avvertenza di farsi consigliare dal farmacista.

Utili anche vitamine e buone abitudini

Possono risultare benefiche anche supplementazioni di sali minerali e vitamine: calcio e magnesio, in particolare, sembrano aiutare a migliorare i sintomi, sia psichici sia fisici, e la ritenzione idrica. Potrebbero avere qualche effetto anche la vitamina E, che interviene sulla produzione delle prostaglandine (le sostanze prodotte all’inizio del ciclo per promuovere le contrazioni dell’utero) e la vitamina B6

Anche sali minerali e vitamine dovrebbero essere prescritti dal medico, alle giuste dosi e con le dovute modalità, e non presi di propria iniziativa. 

L’introduzione di alcune piccole modifiche nello stile di vita può poi avere sorprendenti effetti positivi. L’alimentazione, per esempio, assume una notevole importanza. Come sempre deve essere equilibrata e commisurata al dispendio energetico, ma anche ricca di carboidrati complessi, che aiutano a ridurre per esempio la tensione al seno e a migliorare il tono dell’umore.

Via libera dunque a frutta, verdura, pane, cereali e i loro derivati, come riso, patate. Vanno invece ridotti i grassi, gli zuccheri semplici (zucchero, miele, bibite dolci) e possibilmente evitati la caffeina (caffè, tè, bevande a base di cola, ma anche alcune tisane stimolanti) e le bevande alcoliche, che favoriscono depressione e sbalzi d’umore.

Contro la ritenzione: evitare i cibi salati

Per contrastare la ritenzione di liquidi e il gonfiore, può essere utile limitare anche il consumo di cibi molto salati (snack, patatine, insaccati, cibi in scatola e in salamoia). E si dovrebbe cercare di trattenersi dalla tentazione, particolarmente accentuata in questo periodo del ciclo, di mangiare ciccolata, gelati, e stuzzichini vari, che attenuano forse il nervosismo del momento, ma sono tutt’altro che salutari per l’organismo. Meglio infine fare spuntini leggeri e frequenti, anziché mangiare molto nei soli due pasti principali. 

Di grande aiuto è poi l’attività fisica, non troppo pesante (per esempio, passeggiate, cy­clette, bicicletta), ma praticata regolarmente, per 20-30 minuti almeno tre volte la settimana, anche nei giorni in cui si avvertono i sintomi. 

Ha un effetto rilassante, migliora l’umore e sembra stimolare la produzione di endorfine, so­stanze secrete dal nostro organismo capaci di combattere il dolore. Anche alcune tecniche di rilassamento, co­me yoga, tai chi o shiatzu, possono aiutare a sopportare meglio i dolori e allentare lo stress, che è stato dimostrato aumentare l’intensità dei sintomi.

La dismenorrea è la più frequente

Il disturbo più comune durante le mestruazioni è la dismenorrea, termine che indica il dolore addominale e il malessere che la gran parte delle donne conosce fin dall’adolescenza. Il dolore è crampiforme, localizzato alla parte bassa dell’addome, ma si può estendere anche alle cosce e soprattutto alla schiena. Insorge poco prima della comparsa del flusso e arriva alla massima intensità durante il primo giorno delle mestruazioni, per poi scomparire gradualmente. Al dolore si associano quasi sempre indolenzimento al seno e gonfiore addominale, spesso mal di testa, nausea e vomito; talora diarrea o, al contrario, stitichezza. Le donne giovani e senza figli sono le più colpite. Con gli anni, invece, l’intensità dei disturbi tende a diminuire.

A scatenare i sintomi sono le prostaglandine, sostanze che provocano contrazioni dell’utero e restringimento dei vasi che lo riforniscono di sangue. 

Nel periodo che precede le mestruazioni, vengono prodotte in grande quantità proprio dall’utero, stimolato dagli ormoni secreti dalle ovaie, e il diminuito apporto di ossigeno che ne consegue determina il dolore mestruale. 

In alcune donne i sintomi sono modesti e possono essere ben sopportati senza alcun trattamento o con rimedi molto blandi. Per esempio, l’uso di infusi di malva o tiglio oppure l’applicazione sull’addome di borse d’acqua calda, che in qualche caso sono effettivamente d’aiuto. Nessuna di queste pratiche è comunque dannosa e anche il loro eventuale effetto “psicologico” è comunque positivo.

In virtù della loro azione rilassante, hanno effetti positivi anche massaggi leggeri, eseguiti circolarmente con le dita, oppure i massaggi lombari non troppo energici.

Bisogna invece sfatare alcune leggende che circondano il periodo mestruale: fare il bagno o la doccia durante il ciclo non peggiora i disturbi né aggrava la perdita di sangue. Al contrario, un bagno moderatamente caldo può esercitare un effetto rilassante sulla muscolatura di tutto il corpo e diminuire così i crampi addominali. In molti casi, tuttavia, il dolore è notevole e diventa allora ne­cessario ricorrere a farmaci antinfiammatori.

Per finire, è importante fare attenzione alla comparsa di fitte o crampi insolitamente forti, che cominciano prima del ciclo o persistono per tutta la sua durata, specie quando sono accompagnati da modificazioni del flusso o perdite tra una mestruazione e l’altra: meglio parlarne con ginecologo, perché potrebbero essere la spia di malattie anche gravi, come l’endometriosi, i fibromi uterini o le cisti ovariche.

Le tappe dell’ovulazione

Il ciclo mestruale è l’insieme di meccanismi che portano la donna all’ovulazione, cioè alla maturazione dell’ovulo che può così essere fecondato. Il ciclo è controllato dall’ipofisi (u­na ghiandola situata alla base del cervello, che produce gli ormoni necessari all’ovulazione) e dall’ipotalamo (che regola la produzione degli ormoni da parte dell’ipofisi). In particolare, sono due gli ormoni principalmente coinvolti nella regolazione del ciclo: gli estrogeni e il progesterone. Il ciclo dura in media 28 giorni e si suddivide in quattro fasi.

  1. Flusso (o mestruazione): è caratterizzata dallo sfaldamento della mucosa dell’utero, che viene espulsa dando origine a una perdita di sangue che dura alcuni giorni. 
  2. Periodo che precede l’ovulazione (fase proliferativa): in questa fase l’ipofisi produce due ormoni, l’Fsh (follicolo stimolante) e Lh (luteinizzante). L’Fsh fa maturare il follicolo, una specie di sacchetto che contiene la cellula uovo, e lo stimola a produrre gli estrogeni (gli ormoni che rigenerano la mucosa uterina che si è sfaldata durante la mestruazione, e che stimolano l’ipofisi a produrre Lh). Quando l’Lh raggiunge una certa soglia, stimola l’ovulazione.
  3. Ovulazione: il follicolo scoppia facendo fuoriuscire la cellula uovo che, attraverso le tube di Falloppio, si dirige verso l’utero, pronta per essere fecondata da uno spermatozoo.
  4. Intervallo tra ovulazione e flusso (fase secretoria): la parte del follicolo che è rimasta nell’ovaio (che si chiama “corpo luteo”) inizia a produrre, oltre agli estrogeni, il progesterone, che ha la funzione di preparare la mucosa dell’utero a ricevere l’uovo fecondato, favorendo l’immagazzinamento di sostanze nutritive e un maggior afflusso di sangue. Se l’uovo non è stato fecondato, il corpo luteo degenera e smette di produrre ormoni. Ciò provoca la mestruazione. Mentre la seconda fase del ciclo (quella che segue l’ovulazione) ha una durata biologicamente costante di 14 giorni, la prima fase, che va dal primo giorno di mestruazione all’ovulazione, è molto variabile e non facilmente prevedibile.

Sindrome premestruale e microbiota

La sindrome premestruale è un’esperienza comune per molte donne, caratterizzata da cambiamenti fisici e psicologici che si verificano nella fase luteale del ciclo mestruale. Nonostante sia un fenomeno diffuso, la sua causa esatta è ancora avvolta nel mistero. 

Tuttavia, recenti scoperte ci portano a considerare un possibile sospettato: il nostro microbiota intestinale, complesso e misterioso come un organo nascosto.

Il microbiota intestinale, composto da migliaia di specie batteriche, svolge un ruolo cruciale nel plasmare la nostra salute. Oltre a svolgere funzioni digestive, si è scoperto che il microbiota intestinale produce sostanze chimiche che influenzano il nostro umore e il nostro benessere mentale. Sorprendentemente, alcuni batteri intestinali sono in grado di produrre neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina, che sono fondamentali per regolare il nostro stato d’animo. Inoltre, il microbiota intestinale può influenzare la produzione di ormoni e sostanze bioattive che giocano un ruolo chiave nei sintomi della sindrome premestruale.

Ma qual è il legame tra il microbiota intestinale e la sindrome premestruale? Studi recenti hanno evidenziato una relazione diretta tra la composizione del microbiota intestinale e i sintomi della sindrome premestruale. 

Alcuni batteri intestinali sembrano essere associati a una maggiore suscettibilità ai sintomi della sindrome premestruale, mentre altri potrebbero svolgere un ruolo protettivo.

E qui entra in gioco il potenziale dei probiotici. I probiotici sono ceppi di batteri “buoni” che possono essere assunti attraverso integratori o cibi fermentati. 

Si ritiene che l’assunzione regolare di probiotici possa contribuire a riequilibrare il microbiota intestinale, riducendo così l’infiammazione e influenzando positivamente la produzione di neurotrasmettitori e ormoni coinvolti nella sindrome premestruale.

Studi preliminari hanno suggerito che l’assunzione di specifici ceppi di probiotici potrebbe ridurre l’incidenza e la gravità dei sintomi legati alla sindrome premestruale, migliorando anche il profilo ormonale e la risposta infiammatoria. 

Inoltre, l’aggiunta di probiotici alla dieta potrebbe rappresentare un approccio terapeutico promettente e naturale per le donne che soffrono di questa condizione.

Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca in questo campo è ancora in corso, e sono necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia dei probiotici nel trattamento della sindrome premestruale. Inoltre, è fondamentale considerare che non tutti i probiotici sono uguali, e che la scelta del ceppo e del dosaggio potrebbe influenzare i risultati.

Il microbiota intestinale potrebbe quindi giocare un ruolo significativo nella sindrome premestruale, aprendo la strada a nuove prospettive terapeutiche. I probiotici, con il loro potenziale nel riequilibrare il microbiota intestinale e influenzare positivamente la produzione di sostanze chimiche cruciali per il benessere mentale, rappresentano una speranza nel trattamento della sindrome premestruale. Resta da vedere se questa speranza si trasformerà in una soluzione concreta, ma certamente il microbiota e i probiotici meritano di essere al centro dell’attenzione nella ricerca futura su questa affascinante condizione femminile.

Condizioni da non trascurare

Oltre alla sindrome premestruale e alla dismenorrea, entrambi disturbi molto diffusi, possono verificarsi irregolarità del ciclo spesso dovute ad alterazioni dell’equilibrio ormonale. In tutti questi casi è richiesta l’attenzione del ginecologo.

Anomalie del ritmo

  • Amenorrea: mancanza di mestruazioni. Può essere primaria (quando non compare la prima mestruazione ai 17 anni di età) o secondaria (se le mestruazioni scompaiono per oltre tre mesi). Una delle cause più comuni di amenorrea secondaria è l’anoressia.
  • Oligomenorrea: mestruazioni “poco frequenti”, cicli che “ritardano”, verificandosi a intervalli superiori ai 3- giorni.
  • Polimenorrea: troppe mestruazioni, cicli che “anticipano”, che compaiono cioè a un intervallo inferiore ai 25 giorni. Se i flussi sono abbondanti possono causare un’anemia.

Anomalie di quantità e durata

  • Ipomenorrea: mestruazioni scarse, in cui il flusso è complessivamente di quantità inferiore ai 20 millilitri (la norma è circa 35).
  • Ipermenorrea: mestruazioni abbondanti, in quantità superiore a 80 millilitri.
  • Menorragia: mestruazione abbondante, a carattere emorragico e dalla lunga durata.

Anomalie di presentazione

  • Metrorragia: perdita anomala inaspettata, che si verifica cioè in maniera indipendente dal ciclo mestruale, oppure in periodi dove le mestruazioni dovrebbero essere assenti (durante la gravidanza, prima della pubertà, dopo la menopausa).
  • Menometrorragia: perdite inaspettate, combinate con mestruazioni lunghe e abbondanti.

Presenza di dolore

  • Dismenorrea primaria: mestruazione dolorosa non dovuta a presenza di patologie.
  • Dismenorrea secondaria: dovuta alla presenza di una patologia, quale l’endometriosi o situazioni infiammatorie. Può comparire in donne che nei cicli precedenti non avevano mai provato particolare dolore.