Il diabete di tipo 1 è una malattia cronica autoimmune che causa un aumento dei livelli di zucchero nel sangue oltre la norma, l’iperglicemia. Questo accade perché il pancreas non produce sufficiente insulina, un ormone che consente al glucosio di entrare nelle cellule e di trasformarsi in energia per alimentare i processi cellulari indispensabili per la vita e la salute dell’organismo.

La scarsa o nulla produzione di insulina provoca un aumento della glicemia e questa condizione, se protratta a lungo nel tempo e non curata, può danneggiare il cuore e il sistema circolatorio, i reni, i nervi, la vista, la pelle e può avere conseguenze molto gravi, fino alla morte.

Il diabete di tipo 1 veniva chiamato anche diabete giovanile, perché la malattia comunemente si presenta nei bambini e durante l’adolescenza, comunque prima dei 30 anni. Tuttavia, anche se meno frequentemente, può comparire a tutte le età.

Rappresenta circa il 10% di tutti i casi di diabete in Italia. Secondo i dati forniti dal Ministero della salute colpisce una persona ogni 300.000 e non esiste al momento possibilità di prevenzione né una cura definitiva.

La terapia del diabete di tipo 1 prevede la somministrazione di insulina e altri farmaci antidiabetici e l’adozione di un’alimentazione sana e uno stile di vita attivo, con lo scopo di mantenere i livelli della glicemia entro intervalli fisiologici. Le innovazioni digitali e le nuove tecnologie forniscono oggi ai diabetici strumenti molto efficaci per una gestione avanzata e integrata della patologia, migliorando la qualità della vita quotidiana a scuola, al lavoro, in viaggio e nelle relazioni sociali e familiari.

Come si manifesta il diabete di tipo 1

I sintomi classici del diabete di tipo 1 possono insorgere improvvisamente e aggravarsi molto velocemente.

Tra i più comuni ricordiamo:

  • necessità di urinare più frequentemente del solito e soprattutto durante la notte
  • aumento della sete e della fame
  • perdita di peso non giustificata
  • senso di affaticamento e debolezza
  • formicolio agli arti
  • visione offuscata.

Quali sono le cause del diabete di tipo 1

Le cause del diabete di tipo 1 sono al momento sconosciute. È nota però la sua appartenenza al gruppo delle malattie autoimmuni. Nel diabete di tipo 1, infatti, gli anticorpi attaccano e distruggono le cellule beta del pancreas, preposte alla produzione dell’insulina.

La teoria più condivisa è che alla base del diabete vi sia una predisposizione genetica combinata con una serie di fattori di natura ambientale. Tra questi si suppone vi possano essere alcune infezioni di natura virale, come il cytomegalovirus, il morbillo, la parotite e l’influenza. Anche l’alimentazione potrebbe avere un ruolo nei soggetti con predisposizione genetica, in particolare l’allattamento con latte in formula, il consumo precoce di latte vaccino e l’introduzione di cereali nella dieta prima dei 3 mesi di vita.

La diffusione del diabete di tipo 1 nella popolazione, inoltre, tende ad aumentare quanto più ci si allontana dall’equatore. L’incidenza più alta si registra nei Paesi del nord Europa, quindi si suppone che anche il fattore geografico possa incidere.

Recentemente si sta valutando anche l’influenza del microbiota intestinale sul diabete. L’alterazione della flora intestinale che colonizza l’intestino potrebbe essere tra i fattori scatenanti del diabete e di altre malattie del metabolismo.

Come si cura

Non esiste al momento una cura definitiva per il diabete di tipo 1 e il trattamento prevede la somministrazione di insulina e se necessario di altri farmaci, il monitoraggio della glicemia, un’alimentazione sana e controllata, attività fisica regolare. Con questi strumenti è possibile mantenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.

L’autocontrollo della glicemia consente al paziente stesso di fornire al proprio organismo la quantità di insulina necessaria. Il monitoraggio glicemico domiciliare può essere necessario più volte al giorno e può essere effettuato con diversi tipi di supporto. Fino a poco tempo fa veniva utilizzato soltanto il reflettometro, che prevedeva l’uso di strisce reattive su cui veniva versata una goccia di sangue generalmente ottenuta dalla puntura del polpastrello. Oggi sono disponibili anche sistemi per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM), ovvero apparecchi di piccole dimensioni che ogni pochi minuti controllano i livelli di zucchero del sangue prelevato attraverso un piccolo ago sottocutaneo.

L’insulina necessaria può essere somministrata con iniezioni sottocutanee effettuate con siringa o penna insulinica o mediante un microinfusore o pompa di insulina, un dispositivo che permette l’infusione continua di insulina variando le dosi e il tipo di insulina secondo le necessità dell’individuo. Questo metodo permette di controllare in maniera più precisa la glicemia nelle diverse fasi della giornata.

Il tipo di insulina, il dosaggio e la modalità di somministrazione dipendono da molti fattori, tra cui età, gravità della condizione, composizione dei pasti, attività fisica, altre patologie concomitanti.

Tra le terapie innovative ancora in fase sperimentale ci sono il pancreas artificiale e il trapianto di isole pancreatiche, che consente al paziente con diabete di ricominciare a produrre insulina.

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Complicanze del diabete

Il diabete di tipo 1 può avere alcune complicazioni a breve termine, causate dalla difficoltà di gestione dei livelli di glicemia.

La più comune è l’ipoglicemia, che può essere causata da uno scorretto dosaggio dell’insulina, da un digiuno prolungato, da un pasto con pochi carboidrati, da un’intensa attività fisica. La carenza di zucchero nel sangue deve essere compensata immediatamente, con una bibita zuccherata o una caramella, seguendo le indicazioni del medico diabetologo o, nei casi più gravi, recandosi al Pronto soccorso.

Al contrario, quando la glicemia resta molto alta a lungo, può verificarsi la chetoacidosi diabetica, una condizione dovuta all’accumulo di corpi chetonici nel sangue. Questi composti vengono prodotti dal fegato per fornire energia alle cellule in mancanza di glucosio. Un aumento eccessivo e troppo rapido di chetoni causa la riduzione del pH del sangue.

I sintomi della chetoacidosi diabetica sono:

  • difficoltà respiratorie
  • alito fruttato
  • nausea e vomito
  • pelle secca e arrossata
  • dolori allo stomaco
  • difficoltà di concentrazione e stato confusionale.

La chetoacidosi diabetica è una delle emergenze mediche che richiedono il trattamento immediato, perché può avere gravi conseguenze. È necessario quindi rivolgersi immediatamente a un medico o al Pronto soccorso.

Il diabete di tipo 1 comporta anche una serie di complicanze a lungo termine, alcune delle quali possono essere molto gravi, come:

  • malattie cardiovascolari (ictus, infarti, angina, ipertensione)
  • malattie renali (insufficienza renale)
  • patologie della vista (retinopatia diabetica, cataratta e glaucoma)
  • neuropatie, ovvero danni ai nervi, che interessano soprattutto gli arti inferiori (neuropatie periferiche)
  • piede diabetico, ovvero alterazioni dell’anatomia e della funzionalità del piede
  • patologie del cavo orale (infezioni delle mucose, malattie gengivali)
  • disfunzioni sessuali (problemi di erezione, diminuzione della libido, dolore durante i rapporti)
  • disturbi del sonno (apnee notturne).

La gestione della malattia: come si vive con il diabete

La terapia del diabete di tipo 1 richiede un’alimentazione controllata e il conteggio di carboidrati, grassi e proteine. La composizione dei pasti influenza infatti la quantità di insulina richiesta dall’organismo. Non esiste però una dieta per i diabetici in generale, ma il diabetologo e il nutrizionista possono fornire una serie di consigli nutrizionali e indicazioni per aiutare i pazienti a seguire un piano alimentare personalizzato, bilanciato e sano e per perdere peso senza correre rischi in caso di obesità o sovrappeso.

Una vita attiva è un’altra componente fondamentale del trattamento della condizione diabetica, perché il movimento abbassa il livello di zucchero nel sangue. Si raccomanda di fare almeno 2 ore e mezza alla settimana di esercizio fisico aerobico di moderata intensità, meglio se suddivisa su cinque o sei giorni. Se non ci sono impedimenti o condizioni mediche che lo sconsiglino, si possono anche praticare sport o attività fisiche intense, purché i dosaggi dell’insulina e l’alimentazione siano opportunamente modificati per evitare crisi ipoglicemiche.

Vacanze e lunghi viaggi possono comportare cambiamenti nei ritmi di vita e nell’alimentazione. È importante quindi programmare accuratamente questi eventi, a partire da quanta insulina portare con sé, come mantenerla al fresco durante il viaggio e come gestire i cambi di fuso orario. Si raccomanda per tutti, e in particolare per chi ha il diabete di tipo 1, un’assicurazione sanitaria che garantisca le cure mediche anche all’estero.

Le donne con diabete di tipo 1 possono portare avanti una gravidanza sicura, con le opportune attenzioni e con il supporto del diabetologo e del ginecologo. È importante però monitorare le complicanze della patologia, che potrebbero peggiorare, come l’ipertensione, problemi alla vista e le malattie renali.

Una buona gestione del diabete è importante, perché durante la gestazione e l’allattamento le esigenze di insulina possono modificarsi e bassi livelli di zuccheri nel sangue possono avere conseguenze sulla madre e sullo sviluppo degli organi del feto e causare malformazioni o aborti spontanei.

Infine, occorre tenere conto che la diagnosi e la gestione del diabete di tipo 1 possono avere un impatto psicologico molto forte, anche a livello familiare. Diversamente da altre patologie croniche, che talvolta richiedono soltanto l’assunzione regolare di farmaci, questa condizione influenza fortemente lo stile di vita e le abitudini del paziente e dei suoi familiari. Impone il monitoraggio costante e il mantenimento dei livelli normali della glicemia, una dieta controllata e con alcune limitazioni, la somministrazione dei farmaci antidiabetici, alcuni vincoli sui viaggi, l’obbligo di esercizio fisico, controlli medici frequenti e, in generale, il timore delle complicanze e degli episodi di ipoglicemia e chetoacidosi. Si tratta di un carico che può mettere in pericolo la salute mentale. Depressione e ansia, per esempio, sono tre volte più frequenti tra chi ha il diabete di tipo 1, anche tra i bambini e i ragazzi.

Per gestire il diabete sono necessarie quindi un’educazione e una formazione sia per il diabetico, sia per i familiari, anche sugli aspetti psicologici, soprattutto quando l’esordio della malattia avviene in età infantile o negli anni dell’adolescenza o quando sopravviene una perdita di autonomia a causa dell’invecchiamento.

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Diabete di tipo 1 e microbiota

La ricerca scientifica sta mettendo sempre in più in evidenza una correlazione tra il microbiota intestinale e il diabete: è stato infatti dimostrato che alcuni cambiamenti specifici del microbiota intestinale sono presenti nelle persone con diabete di tipo 1, ma non è ancora chiaro se questa sia una conseguenza della patologia o una delle cause scatenanti della stessa.

Una delle ipotesi suggerisce che il microbiota, dal momento che gioca un ruolo fondamentale nell’attività del sistema immunitario, potrebbe essere all’origine della reazione autoimmune che porta alla distruzione delle cellule del pancreas che producono l’insulina.

Inoltre, è stato osservato che la composizione del microbiota intestinale può influenzare l’efficacia di farmaci o di interventi dietetici per contrastare il diabete di tipo 1.

Comprendere le interazioni tra il microbiota intestinale e lo sviluppo del diabete potrebbe quindi aprire nuove prospettive future per la prevenzione, la terapia e la gestione della malattia e delle sue complicanze.