Vitamine, estratti e minerali

Menta piperita

Aree terapeutiche
Intestino e digestione
Overview

La menta piperita (Mentha × piperita L.) è una delle piante officinali più note e utilizzate, sia in fitoterapia sia negli integratori alimentari. Le sue foglie e, soprattutto, l’olio essenziale che se ne ricava rappresentano la parte più sfruttata a fini salutistici.

La caratteristica principale dell’olio è la presenza di mentolo e mentone, molecole cui si devono gli effetti rilassanti sulla muscolatura liscia e la sensazione di freschezza tipica della pianta. In quantità molto minori sono presenti anche composti come pulegone e mentofurano, che devono essere attentamente monitorati perché associati a un profilo tossicologico meno favorevole.

Effetto antispasmodico

Negli integratori, la menta piperita si trova sia sotto forma di estratti delle foglie, spesso in infusi o compresse, sia come olio essenziale in capsule, preferibilmente gastro-resistenti.

Il meccanismo d’azione più studiato è quello antispasmodico: il mentolo agisce sui canali del calcio delle cellule muscolari lisce intestinali, contribuendo a ridurre le contrazioni e gli spasmi.

A questo si aggiungono effetti analgesici viscerali mediati dall’interazione con recettori della famiglia TRP, che modulano la percezione del dolore. È proprio da queste proprietà che nasce l’interesse clinico per la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e per altri disturbi gastrointestinali funzionali.

Intestino irritabile e dispespsia gastrica

L’ambito più indagato è senza dubbio l’IBS. Una meta-analisi pubblicata nel 2022, che ha incluso dieci studi randomizzati controllati per un totale di oltre mille pazienti, ha mostrato che le capsule gastro-resistenti di olio di menta piperita sono superiori al placebo nel migliorare i sintomi globali e nel ridurre il dolore addominale. Tuttavia, la qualità dell’evidenza è stata giudicata bassa, principalmente a causa dell’eterogeneità delle formulazioni. Anche studi più recenti hanno fornito risultati contrastanti: uno studio del 2020 su capsule a rilascio mirato nell’intestino tenue e crasso non ha raggiunto l’endpoint primario, pur evidenziando un miglioramento del dolore come misura secondaria; un altro trial del 2021, con 180 mg tre volte al giorno per sei settimane, non ha mostrato differenze significative rispetto al placebo.

La letteratura nel complesso indica un beneficio, ma la variabilità dei risultati è ampia e suggerisce che il successo dipenda molto dal tipo di formulazione, dalla dose e dai criteri diagnostici utilizzati.

Un secondo ambito di ricerca riguarda la dispepsia funzionale, dove però le evidenze più solide non riguardano l’olio di menta da solo, bensì la combinazione con olio di carvi (il cosiddetto Menthacarin). Diversi studi clinici hanno dimostrato che questa associazione riduce il dolore epigastrico e la sensazione di fastidio gastrico, migliorando lo stato generale del paziente e mostrando una comparabilità di efficacia con alcuni farmaci di riferimento (inibitori di pompa protonica). In questo caso, dunque, la menta piperita sembra agire sinergicamente con altri fitocomposti piuttosto che come monocomponente.

Sono disponibili anche dati preliminari su altre applicazioni, come il dolore addominale funzionale nei bambini o alcuni disturbi gastrointestinali minori. Tuttavia, l’evidenza è limitata e meno coerente rispetto a quella raccolta negli adulti con IBS.

Un capitolo a parte è quello dell’uso topico del mentolo per la cefalea tensiva, dove studi clinici hanno confermato un beneficio, ma si tratta di un’applicazione diversa dal contesto degli integratori orali.

Aspetti regolatori

Sul piano regolatorio, l’olio e le foglie di menta piperita sono stati oggetto di monografie ufficiali da parte dell’EMA/HMPC, che ne hanno riconosciuto l’uso tradizionale per alleviare i disturbi gastrointestinali lievi, come gonfiore, flatulenza e spasmi. Queste monografie si collocano però nell’ambito dei medicinali vegetali.

Negli integratori alimentari la situazione è più sfumata: a livello europeo non esistono claim armonizzati e l’Italia, come altri Paesi, applica un sistema transitorio che fa riferimento alle linee guida ministeriali sugli effetti fisiologici delle piante. La menta piperita compare nell’elenco nazionale delle piante ammesse negli integratori e il suo utilizzo è quindi consentito, a condizione che siano rispettati gli standard di sicurezza e qualità. Particolare attenzione è dedicata ai livelli di pulegone e mentofurano, per i quali le linee guida fissano limiti precisi di esposizione.

Profilo di sicurezza

Per quanto riguarda la sicurezza, la menta piperita è in generale ben tollerata. Gli effetti indesiderati più comuni sono rappresentati da pirosi, nausea e rigurgito con gusto mentolato, per lo più lievi e transitori. Alcuni studi hanno riportato un’incidenza leggermente superiore di questi disturbi rispetto al placebo.

È invece sconsigliata in presenza di reflusso gastroesofageo o ernia iatale, poiché può ridurre il tono dello sfintere esofageo inferiore e peggiorare i sintomi. Cautela è raccomandata nei soggetti con patologie ostruenti delle vie biliari o epatopatie, così come nei bambini molto piccoli, sotto i 4 anni, per i quali l’uso non è indicato. Non ci sono dati sufficienti per raccomandarne l’impiego in gravidanza e allattamento.

Alcune interazioni farmacologiche meritano attenzione: la menta piperita può interferire con il metabolismo di farmaci sensibili al CYP3A4 e alla P-glicoproteina, e il rivestimento gastro-resistente delle capsule può perdere efficacia se assunto insieme ad antiacidi o farmaci antisecretivi.

Conclusioni

In sintesi, la menta piperita rappresenta un ingrediente interessante e con solide radici nella tradizione fitoterapica. La ricerca clinica moderna ha dimostrato un potenziale beneficio, soprattutto nella sindrome dell’intestino irritabile, anche se i dati non sono sempre univoci e l’efficacia appare molto legata alla qualità della formulazione. Sul piano regolatorio il suo impiego negli integratori è riconosciuto e consentito, con la necessità di garantire standard elevati di purezza e titolazione. Dal punto di vista della sicurezza, il profilo è buono se usata correttamente, con alcune controindicazioni specifiche e accortezze legate alle interazioni.

Scopri i prodotti che lo contengono

Torna in alto