A differenza di quanto pensano in molti, non esiste solo il colesterolo “cattivo”, che rappresenta un pericolo per cuore e vasi sanguigni, ma anche il colesterolo “buono” che, se presente a livelli ottimali, può proteggere da infarto e ictus.
Che cos’è il colesterolo HDL
Il colesterolo è un grasso presente in tutte le cellule dell’organismo, prodotto dal fegato e assunto in minima parte anche con la dieta. È una delle sostanze che costituiscono la membrana delle cellule ed è necessario per la sintesi di vitamine (per esempio la vitamina D) e ormoni (in particolare ormoni steroidei come cortisolo, testosterone, estradiolo).
Il colesterolo viaggia nel sangue trasportato da quattro tipi di proteine, dette lipoproteine.
Le più importanti per la salute cardiovascolare sono:
- le lipoproteine a bassa densità, le LDL (low density lipoprotein), che contribuiscono all’accumulo di grasso nelle arterie (placche aterosclerotiche);
- le lipoproteine ad alta densità, le HDL (high density lipoprotein), che, al contrario, rimuovono il colesterolo in eccesso e lo riportano al fegato, dove viene eliminato.
Per questo motivo il colesterolo HDL viene definito colesterolo “buono”, mentre quello LDL corrisponde al colesterolo “cattivo”. Una parte del colesterolo HDL arriva anche a ghiandole surrenali, ovaie e testicoli, che lo utilizzano per sintetizzare gli ormoni steroidei. I livelli di colesterolo HDL, sia presi singolarmente, sia considerati in rapporto al colesterolo LDL o al colesterolo totale, sono un importante indicatore del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, come infarto e ictus.
I loro livelli si misurano attraverso un esame del sangue per il profilo lipidico, che comprende generalmente colesterolo totale, LDL e trigliceridi (un’altra tipologia di grassi).
Colesterolo HDL: valori normali
Le linee guida internazionali sono concordi nel ritenere che, per essere considerati ottimali, i valori di colesterolo HDL per uomini e donne devono essere pari o superiori a 60 mg/dl (o a 1,6 mmol/l a seconda dell’unità di misura utilizzata).
Sono considerati a rischio, invece, valori inferiori a:
- 40 mg/dl (1,0 mmol/l) negli uomini;
- 50 gm/l (1,5 mmol/l) nelle donne.
Il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL deve essere inferiore a 5. Il valore ottimale è 3,5: ciò significa che per ogni “parte” di HDL ce ne dovrebbero essere 3,5 totali. Per esempio, se il colesterolo totale è pari a 210 mg/dl, il valore ottimale dell’HDL si colloca attorno ai 60 mg/dl, in quanto 210: 60=3,5.
Colesterolo HDL alto: cosa significa
Entro certi limiti, valori alti di colesterolo HDL non destano generalmente preoccupazione e, al contrario, sono considerati un fattore protettivo per le patologie cardiovascolari. Chi ha abitualmente e in modo fisiologico il colesterolo HDL alto ha infatti un rischio minore di ictus e infarto.
Vi sono però numerosi studi, tra cui quello condotto da un team di ricercatori dell’Università di Copenhagen e pubblicato sull’European Hearth Journal, che dimostrano che oltre i 100 mg/dl (2,5 mmol/l) il rischio di malattie cardiovascolari torna ad alzarsi.
Non è chiaro se si tratti di una relazione “causa-effetto”, ma quanto osservato potrebbe dipendere dal fatto che spesso elevati livelli di HDL sono causati da mutazioni genetiche che comportano un alto rischio di malattie come le cardiopatie coronariche. Un’altra ipotesi è che in individui con HDL estremamente alto la funzionalità del colesterolo “buono” possa essere compromessa. Livelli molto alti di HDL possono dipendere, oltre che da fattori genetici, anche da disturbi come l’ipertiroidismo e la cirrosi biliare. Anche l’eccesso di alcol e alcuni medicinali, come i corticosteroidi e l’insulina, possono alzare i valori di HDL.
Colesterolo HDL basso
Si parla di colesterolo HDL basso quando i valori sono inferiori a 40 mg/dl negli uomini e a 50 mg/dl nelle donne. Questi livelli sono frequenti nelle persone con sindrome metabolica (ovvero un insieme di condizioni che include obesità, ipertensione e alti livelli di zucchero nel sangue), nei pazienti diabetici e nei fumatori.
Alcuni farmaci, inoltre, possono abbassare in alcuni individui i livelli di HDL nel sangue, come:
- i betabloccanti (medicinali utilizzati per regolare il battito cardiaco e la pressione sanguigna);
- gli steroidi anabolizzanti (ormoni androgeni steroidei);
- i progestinici (contenuti per esempio in alcune pillole anticoncezionali o nella terapia ormonale sostitutiva);
- le benzodiazepine (ansiolitici).
Il colesterolo HDL basso non dà sintomi. Per individuarlo, pertanto, è necessario effettuare un esame del sangue per il controllo del profilo lipidico.
Come alzare il colesterolo HDL
Come alzare il colesterolo HDL in modo naturale? Per farlo è fondamentale introdurre cambiamenti salutari nello stile di vita:
- migliorare la propria dieta, che deve essere povera di grassi saturi (latticini, carne, insaccati, buro e strutto), grassi idrogenati (margarina, prodotti lavorati come torte e biscotti, fritti) e zuccheri, che possono alzare il colesterolo LDL ed abbassare quello HDL, e ricca di acidi grassi essenziali, come gli omega 3, che sono contenuti nel pesce (in particolare nel pesce azzurro, per esempio sardine e sgombro), nei crostacei, nelle noci e nelle mandorle e in alcuni oli vegetali (come quello di lino o di canapa);
- perdere il peso in eccesso, per aumentare l’HDL;
- fare esercizio fisico regolarmente (per esempio praticando ogni giorno anche solo 30 minuti di esercizio aerobico moderato), in quanto può aumentare il livello di HDL e abbassare quello di LDL;
- smettere di fumare, in quanto il fumo abbassa i livelli di HDL, soprattutto nelle donne, e aumenta i livelli di LDL.
Infine, alcuni farmaci per il colesterolo, tra cui alcune le statine, assunti per abbassare l’LDL possono aumentare l’HDL, ma allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’innalzamento del colesterolo HDL ottenuto in questo modo abbia effetti benefici sulla riduzione del rischio cardiovascolare.
Colesterolo e microbiota intestinale
Il nostro profilo lipidico, ovvero i livelli di vari tipi di grassi nel sangue, è strettamente legato alla composizione del microbiota intestinale. L’insieme di batteri presenti nel nostro intestino può influenzare i livelli di colesterolo “buono” (HDL) e trigliceridi, che a loro volta incidono sul rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Secondo uno studio condotto da Kazuhiro Nakaya e Katsunori Ikewaki del National Defense Medical College in Giappone esistono numerose prove che collegano il microbiota intestinale alla regolazione di questi lipidi nel sangue.
Le malattie cardiovascolari sono complesse e causate da molti fattori, ma alti livelli di colesterolo LDL (il colesterolo “cattivo”) e trigliceridi sono comunemente associati a un rischio maggiore di queste malattie.
Le statine, il trattamento più comune per abbassare il colesterolo, non sono però efficaci nel migliorare i livelli di HDL, che aiutano a pulire le arterie dal colesterolo in eccesso.
Studi recenti, come quello di Karlsson, hanno analizzato campioni fecali di donne europee e trovato che alcune specie batteriche presenti nell’intestino sono correlate con i livelli di trigliceridi e HDL, ma non con il colesterolo LDL. Donne obese presentano livelli più alti di trigliceridi e marcatori infiammatori, e livelli più bassi di HDL, rispetto a donne normopeso, soprattutto in presenza di una bassa diversità batterica intestinale.
Un altro studio ha dimostrato che il microbiota influenza significativamente i livelli di HDL e trigliceridi, indipendentemente dall’età, sesso o genetica.
Il microbiota potrebbe quindi essere una nuova frontiera nella prevenzione e trattamento delle malattie cardiovascolari. Ecco le possibili strategie allo studio:
- Antibiotici selettivi: mirati a sopprimere specifiche specie batteriche che producono trimetilammina (TMA), un composto associato a un maggiore rischio cardiovascolare.
- Trapianto di microbiota fecale: non ancora testato per dislipidemie, ma efficace in altre condizioni.
- Probiotici: che possono migliorare il rapporto tra colesterolo LDL e HDL.
- Farmaci mirati: per intervenire sui meccanismi biologici del microbiota, come la metabolizzazione della TMA.
Il microbiota intestinale ha un ruolo potenzialmente importante nella regolazione dei lipidi nel sangue e potrebbe offrire nuove strade per il trattamento delle malattie cardiovascolari.
Tuttavia, sono necessari ulteriori studi clinici per capire esattamente come questi batteri e i loro metaboliti possano essere utilizzati terapeuticamente.
La ricerca continua per identificare le specie batteriche più promettenti e sviluppare trattamenti efficaci per la prevenzione e il trattamento dell’aterosclerosi e altre malattie cardiache.