Rossore, prurito, vescicole, pustole, pomfi che evolvono in squame, croste, escoriazioni: le manifestazioni allergiche della pelle sono molte e varie, e solo il dermatologo è in grado di decifrarne il significato. Inoltre, sono in costante aumento: l’Osservatorio permanente delle allergie in Francia ne ha stimati oltre 17.000 nuovi casi all’anno.

Molto comune è la dermatite allergica da contatto: la reazione è circoscritta alla zona della cute che, come dice la parola, entra direttamente in contatto con allergeni – sostanze capaci di sensibilizzare la cute o addirittura di lederla – anche se a volte può estendersi ad altre parti del corpo.

La dermatite allergica da contatto costituisce il 60-70% di tutti gli eczemi: questi ultimi sono alterazioni infiammatorie caratterizzate dalla comparsa di zone arrossate, tumefatte, pruriginose, sulle quali compaiono numerose piccole vescicole che, se si rompono (per sfregamento o grattandosi) lasciano fuoriuscire un liquido sieroso che forma crosticine giallastre. 

Altra causa diffusa degli eczemi allergici, circa il 16%, è la dermatite atopica, che si sviluppa nella prima infanzia e nella quale giocano un ruolo importante fattori predisponenti, spesso ereditari, e il sistema immunitario.

Ci sono anche allergie cutanee che “partono da dentro” a causa di sostanze che ingeriamo:

  • crostacei, fragole, semi di kiwi e pomodori, proteine di pesce o latte, uova o la peluria dei frutti, come albicocche o pesche
  • farmaci, come gli antibiotici, che contengono sostanze non tollerate dall’organismo.

Se si sospetta una dermatite allergica alimentare o da farmaci, ci sono test ematici per individuare gli anticorpi specifici e scoprire l’allergene responsabile della dermatite.

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Le cause della dermatite allergica

La dermatite allergica può manifestarsi dopo l’esposizione a qualsiasi sostanza, sulla base di una predisposizione individuale. I principali “responsabili” sono:

  • metalli, in particolare il nichel
  • cosmetici (tinture per capelli, make up, smalti per unghie, deodoranti ecc.)
  • fibre sintetiche e lana
  • detersivi per la casa.

L’origine di queste reazioni è esogena, cioè esterna: la sostanza che provoca la dermatite può agire sulla cute sana o già irritata per stimolazioni fisiche o chimiche, piccoli traumi, raggi solari, umidità, vento o basse temperature, detersivi ecc. che funzionano come sensibilizzanti.

Poi c’è la predisposizione individuale: lo strato corneo dell’epidermide funge da difesa, e chi ha la cute sottile e delicata ha anche uno strato corneo sottile. Un’altra importante barriera è il “mantello idrolipidico”, che dipende dalla secrezione sebacea (e quindi da quanti lipidi, cioè grassi, ha lo strato corneo) e dalla secrezione sudoripara (e quindi dallo strato idrico), con il pH e gli aminoacidi della superficie della cute. Ogni alterazione di questi meccanismi facilita l’azione dei fattori sensibilizzanti prima, e della sostanza allergizzante poi.

La dermatite allergica da contatto è diffusa, e via via cresciuta negli ultimi decenni soprattutto negli ambienti professionali – con un’incidenza fra l’85 e il 95% di tutte le malattie da causa da lavoro – soprattutto nell’industria del cuoio, della gomma, in quella metallurgica, alimentare, chimica e dell’edilizia, malgrado il progresso delle misure protettive. In apparenza sono più colpiti gli uomini, ma dove l’occupazione è uguale per i due sessi la frequenza con cui si riscontra nelle donne è pari a quella che si verifica negli uomini. 

Gli allergeni da contatto più comuni sono i derivati del nichel, il cromo (contenuto anche in alcuni colori per tatuaggi), le resine sintetiche, i coloranti e gli additivi presenti anche in vernici e nei tessuti.

Per quanto riguarda in particolare il nichel, questo metallo fa parte di molte leghe usate in bigiotteria (anelli, collane, orecchini, bracciali, orologi, ma anche bottoni e piercing), ma ci sono possibili sensibilizzazioni anche in chi lavora utilizzando batterie alcaline, ceramiche, materiale elettrico, additivi per carburanti, insetticidi. Altri oggetti nei quali è presente il nichel sono cerniere lampo, chiavi, montature degli occhiali; inoltre, sembra che le monete da 1 e 2 euro provochino un’alta incidenza di dermatite da contatto negli allergici, secondo uno studio del Dipartimento di Allergologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il nichel è presente anche in molti oggetti medici, come aghi, protesi ortopediche, valvole cardiache, protesi odontoiatriche. La sostanza è presente anche nel terreno, perciò si trova anche negli alimenti, come cacao, frutta secca, pomodori, spinaci, asparagi, cerali integrali e frutti di mare. La dieta di eliminazione serve per individuare il responsabile nelle reazioni allergiche più gravi.

Le zone più facilmente colpite da allergia da contatto al nichel sono mani, volto, polsi, lobi auricolare, regione periombelicale.

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I sintomi della dermatite allergica

All’inizio si ha rossore (eritema) con gonfiore (edema) nella zona venuta a contatto con l’allergene; poi si formano vescicole che si rompono essudando siero, e quindi le abrasioni. Ci sono anche forme secche, senza vescicole, ma con desquamazione e prurito. Il tutto si manifesta sul dorso delle mani e degli avambracci, con estensione della dermatite allergica al viso, alle gambe e alle regioni genitali.

Le manifestazioni su zone caratteristiche – la dermatite allergica alle gambe si manifesta per i coloranti delle calze, mentre la dermatite allergica alle mani è tipica dei parrucchieri per l’uso delle tinte – favoriscono la diagnosi, che può essere confermata da test: si applica sulla cute sana una garza imbevuta con la sostanza sospetta, coprendola con un cerotto. Dopo 24 e 48 ore si controlla: se compaiono i sintomi sulla zona, il test è positivo.

Quando la dermatite allergica colpisce gli occhi, la reazione infiammatoria si sviluppa in particolare a carico della palpebra con una eruzione cutanea o con edema – accumulo di liquidi nelle palpebre –  e una lieve secrezione acquosa, accompagnati da prurito, lacrimazione, bruciore. Può essere scatenata da cosmetici o colliri, ma l’allergene può essere individuato con test cutanei (Prick test o Patch test) o con la ricerca di specifici anticorpi nel sangue (Rast test). 

Le cure della dermatite allergica

Nella dermatite allergica l’unica cura davvero efficace è l’allontanamento dell’allergene. Per alleviare i sintomi esistono rimedi per la dermatite allergica da applicare localmente, per esempio creme idratanti ed emollienti che contengono glicerina o prodotti a base di corticosteroidi. Inoltre, esistono farmaci per la dermatite allergica da assumere per via orale: corticosteroidi, in caso di reazioni cutanee molto gravi e sintomi generali, e antistaminici per alleviare il prurito.

Se si desidera invece ricorrere a rimedi naturali per la dermatite allergica è bene chiedere sempre consiglio al proprio medico ed evitare il fai-da-te.

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La dermatite allergica nei bambini

Nei bambini l’allergia cutanea più comune è la dermatite atopica – detta anche eczema costituzionale. Si tratta di una dermatite di tipo eczematoso, associata a una elevata produzione di anticorpi IgE, spesso correlata a una storia personale o familiare di malattie allergiche (febbre da fieno, asma, allergie alimentari ecc.). Si manifesta con un’infiammazione cutanea superficiale, con edema, vescicole in fase acuta, eritema, crosticine e squame, prurito. L’esordio si verifica nel primo anno di vita, e in genere si risolve spontaneamente, per poi manifestarsi nuovamente verso l’età scolare o la pubertà.  

Anche se la predisposizione è genetica, la malattia viene comunque scatenata da vari agenti e fattori ambientali. Mentre nella dermatite da contatto è facile individuare la sostanza allergizzante, nella dermatite atopica il contatto non è determinante e l’infiammazione cutanea può essere scatenata da errori dietetici, stress, situazioni endocrine (pubertà, gravidanza, menopausa), terapie locali. A volte c’è anche un ritmo stagionale individuale (per esempio si manifesta solo d’inverno) e una reazione soggettiva a sbalzi di temperatura, profumi, ammorbidenti e indumenti di lana. Anche il pelo di cani e gatti costituisce un fattore irritante e aggravante della dermatite atopica.

L’esordio si verifica a volte nei primi mesi di vita, con eritema, essudazioni, croste al viso, al cuoio capelluto, alle estremità e nella zona sottostante il pannolino. Nella seconda infanzia e negli adulti diventa più localizzata e cronica.

Il bambino va lavato preferibilmente senza sapone e con acqua non troppo calda, e la pelle va poi idratata con emollienti. Nella fase acuta, quando sono presenti lesioni e vescicole, lo specialista può valutare l’utilizzo di cortisonici in crema e l’associazione con antibiotici e antimicotici in caso di sovrainfezione microbica o da funghi. In ogni caso, ci si deve attenere strettamente alle indicazioni del medico su posologia e durata del trattamento. Nella fase cronica, è necessario intervenire sulla secchezza della cute per prevenire il prurito: con unguenti, creme idratanti ed emollienti semplici come la vasellina, associati, se necessario, ad antisettici come l’ossido di zinco.

Gli adulti possono trarre beneficio dal trattamento con radiazioni ultraviolettte e anche gli antistaminici possono dare sollievo. Il bagno una o due volte al giorno è indispensabile: in commercio esistono saponi sindet (saponi non saponi) che, pur detergendo, non alterano il film idrolipidico di superficie. L’idratazione deve essere seguita da un’adeguata terapia antinfiammatoria locale.

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Il ruolo del microbiota

Recenti ricerche hanno evidenziato il ruolo cruciale del microbiota, intestinale e cutaneo, nello sviluppo e nella modulazione di questa condizione.

Il microbiota, ovvero l’insieme dei microrganismi che risiedono nel nostro corpo, svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’omeostasi del sistema immunitario. Un’alterazione della composizione del microbiota, nota come disbiosi, può contribuire all’insorgenza di diverse patologie, tra cui la dermatite allergica da contatto.

Per esempio è stato visto che una riduzione della diversità batterica nell’intestino e un aumento di specie batteriche pro-infiammatorie possono aumentare la suscettibilità alla dermatite allergica da contatto. Studi su modelli animali hanno inoltre dimostrato che la somministrazione di probiotici, come Lactobacillus e Bifidobacterium, può migliorare la composizione del microbiota intestinale e ridurre la gravità della dermatite allergica da contatto

Anche il microbiota cutaneo potrebbe svolgere un ruolo decisivo. Sebbene le ricerche in questo ambito siano ancora in fase iniziale, è stato osservato che la disbiosi cutanea può alterare la funzione barriera della pelle, rendendola vulnerabile agli allergeni

La ricerca scientifica sta esplorando diverse strategie terapeutiche basate sulla modulazione del microbiota per il trattamento della dermatite allergica da contatto:

  • Dieta: può influenzare significativamente la composizione del microbiota. Studi su modelli animali hanno dimostrato che diete ricche di fibre e povere di grassi saturi possono favorire la crescita di batteri benefici nell’intestino, riducendo l’infiammazione e la gravità della malattia.
  • Probiotici: sono microrganismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite. La somministrazione di probiotici specifici ha dimostrato di poter modulare la risposta immunitaria e ridurre l’infiammazione cutanea in modelli animali..
  • Prebiotici: sono sostanze non digeribili che favoriscono la crescita di batteri benefici nell’intestino. Studi su modelli animali suggeriscono che la somministrazione di specifici prebiotici può migliorare la composizione del microbiota intestinale e ridurre la gravità della malattia.
  • Vitamine: la vitamina D e la vitamina E, hanno dimostrato di possedere proprietà immunomodulatorie e di poter influenzare la composizione del microbiota. Studi clinici sono in corso per valutare l’efficacia della supplementazione vitaminica nel trattamento della dermatite allergica da contatto.
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