A meno che non sia del tutto occasionale, molto lieve e di breve durata, il prurito intimo femminile non deve essere mai considerato un fastidio banale perché può essere la spia di infiammazioni dovute a un’infezione o a un’irritazione della mucosa vaginale, vulvare e/o urinaria da diagnosticare e curare in fretta per evitare complicanze, talvolta anche severe.

A maggior ragione, il prurito intimo non deve assolutamente essere trascurato durante la gravidanza, periodo in cui ogni alterazione della fisiologia dell’apparato genitale femminile può tradursi, non soltanto in rischi per la salute e il benessere materno, ma anche in pericoli significativi per il feto che si sta sviluppando, fino a pregiudicare il successo della gravidanza.

Un’infezione genitale contratta nel primo trimestre di gravidanza può aumentare il rischio di aborto spontaneo precoce, mentre quando è presente nel secondo o terzo trimestre può rendere più probabili il parto pretermine (prima della 37a settimana di gravidanza), la nascita di un bambino di basso peso e diverse complicanze al momento del parto (non ultima quella di trasmettere l’infezione al neonato).

Vediamo quali sono le principali cause del prurito intimo in gravidanza, senza perdite o associato a perdite o altri segni e sintomi, e che cosa si può fare per eliminare il fastidio in modo sicuro, efficace e, possibilmente, definitivo.

Tenendo sempre ben presente una raccomandazione: qualunque bruciore, rossore, irritazione, secrezione, ulcera o papula compaia all’esterno o all’interno della vagina o, più in generale, dell’area genitourinaria durante la gravidanza deve essere fatto valutare dal medico per ottenere una diagnosi corretta e l’indicazione dei rimedi più appropriati da usare.

Scopri i biotici studiati sulle infezioni vaginali

Cause del prurito intimo in gravidanza

Durante tutta la vita fertile, compreso il periodo della gravidanza, le principali cause di prurito intimo femminile “interno” o “esterno” sono legate a:

  • comuni alterazioni del microbiota della vagina, come la candidosi vaginale (causata principalmente dal lievito commensale Candida albicans) e la vaginosi batterica (determinata dalla moltiplicazione eccessiva di batteri dei generi Prevotella, Gardnerella, Atopobium, Megasphaera);
  • colonizzazioni da microrganismi patogeni, come Trichomonas vaginalis (un protozoo con cui si può entrare in contatto durante i rapporti sessuali) o l’Herpes simplex di tipo 2 o HVS-2 (virus molto contagioso appartenente alla stessa famiglia dell’Herpes simplex di tipo 1 o HVS-1,che infetta soprattutto la bocca e le labbra);
  • infiammazioni legate all’irritazione indotta da un’errata igiene intima o dal fatto di usare biancheria intima in fibre sintetiche, troppo ruvida o poco traspirante.

Nei primi tre casi, ossia quando il prurito è dovuto a candida vaginale, vaginosi batterica o a infezione da Trichomonas vaginalis, oltre al fastidio intimo sono, di norma, presenti anche rossore e bruciore vulvare più o meno accentuato e perdite caratteristiche per colore, consistenza e odore, che permettono di differenziare abbastanza facilmente le tre condizioni l’una dall’altra e orientare la terapia.

In particolare, un prurito intimo molto forte è quasi sicuramente dovuto alla Candida albicans se è accompagnato da perdite bianche, grumose, dalla consistenza simile a quella della ricotta, sostanzialmente prive di odore. In genere, sotto questo “rivestimento” biancastro, la mucosa vaginale e vulvare (piccole e grandi labbra) è caratterizzata da forte irritazione, rossore, bruciore e lieve gonfiore, che rendono dolorosi e molto poco piacevoli i rapporti sessuali (soprattutto quando è interessato dall’irritazione anche il clitoride).

Nel caso della vaginosi batterica, il prurito vaginale è più modesto e meno fastidioso di quello tipico della candidosi e, a volte, che può anche mancare del tutto. La colonizzazione batterica della vagina in questo caso è, però, particolarmente facile da riconoscere osservando e, soprattutto, annusando le perdite, di norma di colore bianco-grigiastre, viscose, appiccicose e omogenee, contraddistinte da un inconfondibile odore di pesce avariato, decisamente intenso e fastidioso.

Le caratteristiche delle perdite sono l’elemento diagnostico principale anche nel caso della tricomoniasi. In questo caso, a farne sospettare la presenza è la comparsa di prurito intimo lieve-moderato (meno intenso di quello tipico della candidosi) e abbondanti perdite gialle o verdognole, dense e schiumose. Questa secrezione vaginale è anche maleodorante e di norma accompagnata da mucosa vaginale infiammata, bruciore vulvare e dolore quando si urina.

Anche in caso di Triconomiasi, i rapporti sessuali possono creare più fastidio che piacere e, d’altro canto, è bene che sia così per inibire l’atto e prevenire il contagio del partner e, quindi, possibili reinfezioni successive, se entrambi i partner non si sottopongono precocemente alle terapie necessarie per curare l’infezione.

Scopri i biotici studiati sulle infezioni vaginali

Prurito intimo in gravidanza senza perdite

Come anticipato ci sono anche forme di prurito intimo non associate a perdite vaginali, ma prevalentemente a irritazione, bruciore vulvare e vaginale, rossore e secchezza delle mucose.

Nel caso dell’infezione genitale da parte dell’Herpes simplex di tipo 2 HSV-2 (o, molto più raramente, Herpes simplex di tipo 1), durante la fase attiva della malattia, oltre ai sintomi citati, sono di norma presenti anche le classiche escrescenze o bollicine ripiene di liquido ricco di virus microscopici, pronti a diffondersi non appena le lesioni vengono sfregate e/o rotte.

Per questa ragione è importante evitare qualunque tipo di contatto diretto con le lesioni (con le mani o altre parti del corpo) e sospendere i rapporti sessuali finché l’infezione acuta di herpes genitale non si sia completamente risolta. Ciò permetterà anche di limitare il fastidio, dal momento che la rottura delle bollicine, oltre a liberare liquido infetto altamente contagioso, lascia come esito piccole ulcere che causano forte bruciore e dolore.

Come la candida vaginale, l’herpes genitale nella donna può interessare sia l’interno sia l’esterno della vagina, infettando anche la regione vulvare e quella anale. In gravidanza, l’infezione è particolarmente pericolosa perché il virus può arrivare fino al collo dell’utero (cervice uterina) e in alcuni casi determinare complicanze per il feto; inoltre, se è presente un’infezione attiva alla fine del nono mese, sussiste un elevato rischio di trasmettere il virus al bambino al momento del parto per via vaginale.

Purtroppo, non è sempre facile accorgersi precocemente della presenza dell’herpes genitale perché le lesioni tendono a comparire soltanto dopo 5-6 giorni dall’infezione (o dalla riattivazione del virus già entrato nell’organismo in occasione di un’infezione precedente e poi rimasto silente) e perché le escrescenze/bollicine iniziali possono essere molto piccole, localizzate in punti nascosti o poco visibili durante l’igiene intima quotidiana. Questo inconveniente lascia all’herpes genitale più tempo per moltiplicarsi, contagiare il partner (soprattutto se non si usa il profilattico durante i rapporti sessuali) e determinare manifestazioni più marcate.

Un’ulteriore causa di prurito intimo femminile senza perdite vaginali è legato all’igiene intima inadeguata, perché troppo frequente (1-2 lavaggi al giorno sono più che sufficienti) o perché basata sull’impiego di un detergente troppo aggressivo o non appropriato per l’area genito-urinaria.

In questi casi, si parla di vaginite irritativa e alla sua origine c’è soprattutto la destabilizzazione del pH e della microflora endogena della mucosa vaginale e vulvare, cui può aggiungersi una specifica sensibilità individuale a uno o più dei componenti del detergente scelto (spesso, si tratta di profumi o altri additivi non strettamente necessari, ma utilizzati per rendere il prodotto più gradevole per chi lo deve usare).

Per non dover scontare un fastidio facilmente evitabile, è consigliabile scegliere sempre con attenzione il detergente intimo, optando per prodotti di ottima qualità, con pH in linea con quello vaginale (che varia in funzione dell’età della donna e del suo stato fisiologico, risultando pari a 3,5-4,5 durante l’età fertile e a circa 5-5,5 nell’infanzia e dopo la menopausa) e privo di profumazioni. Soprattutto durante la gravidanza, è consigliabile farsi indicare dal ginecologo un prodotto adatto.

Un altro aspetto importante per evitare irritazione, prurito intimo e bruciore riguarda il risciacquo, che deve essere molto accurato perché anche il migliore dei detergenti intimi, se non completamente rimosso, può dar luogo a sensibilizzazioni della mucosa vaginale e della cute dell’area genito-urinaria. Per finire, va considerata la temperatura dell’acqua, che non deve essere né troppo fredda né troppo calda, perché gli estremi di temperatura stressano le mucose e ne destabilizzano l’integrità e le difese.

Scopri i biotici studiati sulle infezioni vaginali

Come alleviare il prurito intimo

Ma, in caso di prurito intimo in gravidanza, cosa usare per eliminare il problema in modo sicuro ed efficace?

Per quel che concerne il prurito di origine irritativa non associato a un’infezione, usare il detergente intimo appropriato e seguire le norme igieniche appena descritte è, di norma sufficiente a evitare il fastidio. In caso di prurito causato da un’alterazione della microflora vaginale o da una malattia a trasmissione sessuale (MTS), invece, è indispensabile rivolgersi al medico per individuare il trattamento più appropriato in considerazione della gravidanza e del periodo in cui è stata contratta l’infezione.

Nel caso del prurito da candidosi vaginale, i farmaci di riferimento sono rappresentati da antimicotici della classe degli “azolici” (clotrimazolo, fluconazolo, miconazolo ecc.). Nella donna in età fertile non in gravidanza, questi medicinali si possono usare in formulazioni per l’applicazione locale (crema, pomata od ovuli da inserire all’interno della vagina) oppure possono essere assunti per bocca (in capsule o sospensione orale ecc.). Durante la gravidanza, invece, è ammesso esclusivamente l’impiego locale di crema, pomata od ovuli vaginali perché l’assunzione per bocca di questi antimicotici può danneggiare il feto.

Contro la vaginosi batterica in gravidanza e i suoi sintomi, compreso il prurito, è raccomandato il trattamento antibiotico (generalmente, metronidazolo) da usare localmente, sotto forma di crema o pomata, oppure somministrato per bocca, con le stesse modalità previste per le donne in età fertile non in gravidanza, dal momento che gli studi clinici non hanno evidenziato rischi per il feto.

Il trattamento antibiotico per bocca con metronidazolo è utile anche contro il prurito e gli altri sintomi della tricomoniasi, nonché per ridurre il rischio di parto pretermine e possibili complicanze infettive respiratorie o genitali nel neonato. Tuttavia, l’opportunità di usare questo approccio in gravidanza deve essere valutata dal medico nel singolo caso perché gli studi clinici condotti finora non hanno fornito risultati generalizzabili.

E se si tratta di prurito da herpes genitale? In questo caso, dopo aver accertato la diagnosi, il trattamento di riferimento al di fuori della gravidanza è rappresentato da farmaci antivirali specifici. Se l’infezione è contratta all’inizio della gravidanza (primo o secondo trimestre), il trattamento può non essere necessario perché il rischio che il virus causi un effettivo fastidio al feto è minimo.

Se la donna è già al terzo trimestre e, in particolare al nono mese, è, invece, importante valutare il ricorso al parto con il taglio cesareo, poiché c’è un’alta probabilità che il neonato contragga l’infezione da herpes genitale durante l’espulsione per via vaginale. In caso si scelga comunque il parto naturale, se il neonato viene contagiato, dovrà essere immediatamente trattato con gli stessi farmaci antivirali per evitare danni seri, soprattutto a livello degli occhi e del sistema nervoso, oltre che della pelle e della bocca.

Scopri i biotici studiati sulle infezioni vaginali

Prurito intimo in gravidanza: cosa fare di più?

Purtroppo non esistono rimedi naturali realmente efficaci per curare un’infezione vaginale in gravidanza quando è già presente. Tuttavia, si può fare riferimento ad alcuni preparati probiotici (in particolare alcuni specifici ceppi di lattobacilli) e prebiotici (in particolare galatto-oligosaccaridi) da assumere per bocca in un’ottica di prevenzione, oppure per ristabilire più rapidamente l’equilibrio della microflora vaginale dopo il trattamento farmacologico previsto caso per caso.

Altri accorgimenti e rimedi pratici che si possono usare per prevenire e/o contribuire a curare candidosi vaginale, vaginosi batterica e infezioni vaginali di vario tipo, con conseguente riduzione del prurito e degli altri sintomi caratteristici comprendono:

  • prestare attenzione a ogni sintomo intimo sospetto (a partire da prurito e bruciore vulvare e irritazione), anche lieve, e alla comparsa di rossore, macchie o bollicine;
  • curare l’igiene intima quotidiana, ma senza eccedere con i lavaggi (un paio al giorno sono sufficienti);
  • scegliere un detergente intimo di ottima qualità, adatto alla gravidanza, facendosi consigliare dal ginecologo;
  • lavare le parti intime con movimenti antero-posteriori, mai viceversa, per evitare contaminazioni batteriche;
  • non usare lavande vaginali o altri preparati “cosmetici” locali;
  • dopo ogni lavaggio intimo, risciacquare bene per eliminare tutto il detergente, che potrebbe alterare il pH vulvare e causare irritazione;
  • lavare con cura i genitali dopo i rapporti sessuali ed emettere un po’ di urina per espellere subito eventuali microrganismi;
  • usare biancheria intima di cotone o fibre naturali traspiranti, morbida e non colorata;
  • dopo l’uso quotidiano, lavare la biancheria intima con detergenti igienizzanti, addizionati di antibatterico o bicarbonato;
  • non usare salvaslip per molte ore al giorno e preferire le varianti di cotone;
  • non indossare indumenti troppo stretti/aderenti a livello dei genitali;
  • seguire un’alimentazione sana e bilancia, povera di zuccheri semplici (che favoriscono la candidosi vaginale e altre disbiosi);
  • bere acqua in abbondanza, evitando bibite zuccherate e alcolici di qualsiasi tipo (che fanno male al feto e sono controindicati durante molte terapie farmacologiche);
  • evitare l’affaticamento eccessivo e lo stress di qualsiasi tipo;
  • consultare il medico quando compaiono perdite anomale, infiammazioni, irritazione, bruciore o prurito intimo che non passano nell’arco di 1-2 giorni o che si ripresentano periodicamente;
  • evitare i rapporti sessuali in presenza di prurito o altri sintomi intimi sospetti e durante tutto il periodo di trattamento delle eventuali infezioni presenti;
  • in relazione al fastidio presente, valutare con il ginecologo l’opportunità di curare anche il partner per ridurre il rischio di reinfezione dopo la guarigione dal primo episodio.
Scopri i biotici studiati sulle infezioni vaginali