La candidiasi vulvovaginale, comunemente nota come “candida”, rappresenta una delle infezioni urogenitali più diffuse tra le donne, seconda solo alla vaginosi batterica

Questa infezione è causata principalmente dal fungo Candida Albicans, un microrganismo che normalmente fa parte del microbiota vaginale in concentrazioni basse. 

Alcune specie non-Albicans, come C. glabrata, C. krusei, C. parapsilosis e C. tropicalis, possono anch’esse causare candidiasi (2).

La proliferazione incontrollata di Candida Albicans nell’area genitale porta a sintomi come dolore, irritazione, bruciore e secrezioni biancastre. 

Inoltre, la candidiasi è spesso accompagnata da una significativa alterazione del microbiota vaginale, noto come disbiosi, con una marcata diminuzione dei lattobacilli (1).

Scopri i biotici studiati sulla candida vaginale

La candida e il microbiota vaginale

Un microbiota in equilibrio è essenziale per la salute, sia a livello intestinale che vaginale. In un microbiota vaginale sano, le specie dominanti sono generalmente i Lactobacillus spp., costituendo oltre il 70% della popolazione batterica (2,3). 

Questo equilibrio può variare a seconda di diversi fattori individuali, come età, stile di vita, etnia e livelli ormonali.

A seconda del ceppo predominante, è possibile identificare cinque profili, noti come “Community State Type” (CST). Ad esempio, il CST I è caratterizzato dalla predominanza di Lactobacillus crispatus, mentre il CST IV è caratterizzato da una scarsa presenza di lattobacilli e una maggiore diversità di batteri anaerobi (3).

Appartenere a un CST specifico sembra influenzare il rischio di sviluppare infezioni urogenitali, inclusa la candida. Questo è dovuto principalmente all’azione protettiva dei lattobacilli, che mantengono un ambiente vaginale acido (pH circa 4), impedendo la proliferazione di patogeni come la Candida Albicans. Inoltre, alcuni ceppi di lattobacilli producono batteriocine, molecole che attaccano direttamente i patogeni (3).

Non tutti i lattobacilli sono uguali, e le donne con CST I (pH 4) sembrano avere un rischio inferiore di infezioni genitali grazie all’azione protettiva di L. crispatus. 

Al contrario, le donne con CST IV (pH 5.3), più comuni tra le donne di colore, presentano un rischio maggiore a causa dell’assenza quasi totale di lattobacilli protettivi e dell’instabilità del microbiota vaginale (3).

Oltre all’appartenenza a un CST specifico, diversi altri fattori di rischio per la candida includono livelli di estrogeni aumentati (come durante la gravidanza), il diabete mellito, l’immunosoppressione, l’uso prolungato di terapie antibiotiche o immunomodulanti e il tipo di contraccettivi utilizzati (4).

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Curare la candida e le sue recidive

Il trattamento standard per la candidiasi acuta sintomatica coinvolge l’uso di farmaci antifungini per via orale o intravaginale. Tuttavia, nonostante l’efficacia di questi farmaci, l’8-9% delle donne può sperimentare recidive, sviluppando la cosiddetta “candida ricorrente“. 

Le cause di queste recidive non sono ancora del tutto chiare, ma potrebbero coinvolgere predisposizione genetica, alterazioni immunitarie e ormonali (4).

Inoltre, gli effetti collaterali di questi farmaci possono causare disagi e complicazioni. Di conseguenza, la ricerca scientifica ha cercato di sviluppare terapie e trattamenti più sicuri ed efficaci.

Probiotici nel trattamento della Candida

Dato che la candida è spesso associata a uno squilibrio del microbiota locale, il ripristino di questo equilibrio è una strategia promettente. 

In particolare, l’uso di probiotici, microrganismi vivi che possono offrire benefici alla salute dell’ospite, ha dimostrato di essere efficace, soprattutto quelli contenenti lattobacilli.

I lattobacilli non solo contribuiscono a mantenere un ambiente acido nella vagina ma possono anche influenzare positivamente l’efficacia dei farmaci antifungini

Tuttavia, è importante notare che non tutti i probiotici sono uguali, e l’efficacia può variare a seconda del ceppo, della via di somministrazione e della posologia.

Ad esempio, alcuni studi hanno dimostrato che l’uso di specifici probiotici, come Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Streptococcus thermophilus e Lactobacillus delbrueckii, insieme alla terapia antifungina, può migliorare significativamente il decorso clinico rispetto al solo farmaco. 

Inoltre, altri studi hanno suggerito che Lactobacillus plantarum e alcuni mix di lattobacilli somministrati orali possono ridurre i sintomi e le recidive della candidiasi (5).

Conclusioni

In conclusione, la candida vaginale è spesso associata a uno squilibrio del microbiota vaginale e può portare a recidive nei casi più gravi. 

L’uso di probiotici contenenti lattobacilli può essere un approccio efficace per ridurre i sintomi e le recidive della candidiasi, ma la scelta del probiotico giusto e della posologia corretta è essenziale.

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