È una bevanda a base di tè, fermentato tramite l’utilizzo di colonie di batteri e lieviti che vivono in simbiosi tra loro, conosciuti con l’acronimo inglese di SCOBY (Symbiotic Culture Of Bacteria and Yeast). Veniva consumato in Cina già nel 200 AC a scopo curativo, dal momento che gli venivano attribuite numerose proprietà benefiche.
Come si prepara il Kombucha
Nella ricetta tradizionale, il Kombucha viene preparato usando foglie di tè (Camellia sinensis) e zucchero che si utilizzano come substrati per lo SCOBY.
Il composto viene fatto fermentare per 10 giorni circa, a temperatura ambiente (18-26°C). Al termine di questo periodo si ottiene una bevanda ricca di diversi microrganismi e sostanze bioattive: generalmente nel Kombucha troviamo infatti batteri che producono acetato, prevalentemente Acetobacter and Gluconobacter, batteri produttori di lattato e lieviti.
Inoltre contiene acidi organici come l’acido acetico, gluconico e glucuronico, composti fenolici, micronutrienti (es. ferro, manganese, nickel, zinco e rame), vitamine del complesso B, vitamina C e sostanze con attività antibiotica.
La presenza di queste sostanze, in particolare degli acidi organici e di qualche residuo di zucchero, la rende una rinfrescante bevanda leggermente dolce e frizzante.
Effetti del Kombucha sulla salute?
La maggior parte degli studi condotti finora hanno preso in considerazione gli effetti del consumo costante di Kombucha prevalentemente su modelli animali, ai quali per lo più veniva somministrato Kombucha derivato da tè nero e alla fine del periodo di assunzione si sono valutati alcuni parametri della composizione corporea e del quadro metabolico.
Si è visto quindi come topi con dislipidemia a cui era stato offerto Kombucha per 12 settimane consecutive, avevano una riduzione di più del 25% del colesterolo totale, del 27% di trigliceridi e un aumento significativo del colesterolo “buono” HDL.
È stato osservato, inoltre, come il consumo di Kombucha avesse notevolmente abbassato sia i livelli di glicemia a digiuno che di emoglobina glicata, probabilmente per la capacità delle sostanze antiossidanti contenute nel Kombucha di aumentare l’assorbimento di glucosio da parte delle cellule dell’organismo.
Gli acidi organici presenti nel Kombucha, come l’acido acetico, l’acido gluconico e glucuronico facilitano il processo di detossificazione grazie alla loro capacità di coniugarsi con tossine e inquinanti e solubilizzare, permettendone l’eliminazione dal corpo.
Questo consente una certa protezione delle cellule epatiche e pancreatiche dai danni dovuti allo stress ossidativo, facilitando un buon funzionamento di tali organi, coinvolti in prima linea nella regolazione, tra le varie, del metabolismo energetico.
Effetti del Kombucha sul microbiota
In animali che avevano assunto regolarmente Kombucha e che soffrivano di fegato grasso (Non-Alcoholic Fatty Liver Disease”, in sigla NAFLD), spesso riscontrabile anche in pazienti obesi, si è registrato un aumento di Bacteroidetes, batteri benefici per la salute intestinale e non solo, e una riduzione di Turicibacter, coinvolti invece nell’insorgenza di NAFLD.
Il consumo di Kombucha contribuisce inoltre all’aumento dei Lactobacillus, microrganismi riconosciuti per la loro capacità probiotica e antinfiammatoria e di Mucispirillum, batteri la cui presenza è stata correlata con alti livelli di leptina (ormone che aumenta il senso di sazietà).
Nel microbiota dei pazienti obesi, si osserva generalmente uno sbilanciamento nel rapporto delle popolazioni batteriche benefiche e patogene, a favore di queste ultime. In particolare, c’è un aumento di Firmicutes a discapito dei Bacteroidetes.
Il microbiota gioca un ruolo fondamentale nell’insorgenza dell’obesità e anche se non sono ancora noti tutti i meccanismi che sono alla base di tale influenza, si sta sempre più confermando l’ipotesi che la disbiosi che si osserva fin dagli stadi precedenti la conclamata obesità, alteri la produzione di neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’appetito, portando ad eccedere con le calorie e quindi all’aumento eccessivo di peso.
Il Kombucha contiene più di 50 differenti varietà di microorganismi e, come già accennato, una buona quantità di composti fenolici, che tra le varie proprietà hanno anche quella di essere sostanze prebiotiche.
Tutto ciò conferisce al Kombucha la capacità di modulare la composizione e l’attività del microbiota intestinale anche per via del fatto che, rafforzando le giunzioni tra le cellule epiteliali, queste aumentano la produzione di muco, nutrimento fondamentale per le popolazioni batteriche intestinali benefiche.
Inoltre, in un microbiota sano e in equilibrio, vengono prodotti in buona quantità acidi grassi a catena corta (SCFA), che aiutano anche nel controllo dell’assorbimento di glucosio.
Concludendo, quindi, il Kombucha si dimostra in grado di attenuare lo stress ossidativo e l’infiammazione sistemica, ha proprietà ipoglicemizzanti, può aiutare nel controllo dei livelli di colesterolo ed è in grado di condizionare positivamente il microbiota intestinale.
Tutto ciò lo rende una bevanda che, se assunta con regolarità e in associazione a un cambio dello stile di vita, può diventare un valido aiuto sia nella gestione dell’obesità e delle sue comorbidità, che nella modulazione del microbiota intestinale.
Va in ultimo precisato che non ci sono ancora studi effettuati sull’uomo che stabiliscano una dose massima sicura per la salute e quindi la sua assunzione è sconsigliata nelle donne in gravidanza o in pazienti la cui salute risulta fortemente compromessa.