Difficoltà di deglutizione e tosse insistente sono tra i sintomi tipici di una forma di reflusso meno conosciuta, quella laringo-faringea. La dieta svolge un ruolo importante.

Quando si parla di reflusso il pensiero corre subito a quello gastroesofageo, ovvero alla risalita di materiale acido dallo stomaco nell’esofago a causa del rilassamento del cardias, o sfintere esofageo inferiore, una valvola che, in condizioni normali, dovrebbe permettere solo il passaggio del cibo verso lo stomaco, e non viceversa.

Esiste però un secondo tipo di reflusso, quello legato al malfunzionamento dello sfintere esofageo superiore. Questa valvola è posta tra la porzione inferiore della laringe e l’esofago e, contraendosi, si oppone al passaggio dell’aria dalle vie aeree superiori all’esofago e al reflusso del contenuto esofageo nella faringe.

Se il meccanismo di chiusura dello sfintere esofageo superiore non è efficace compaiono i sintomi tipici del reflusso laringo-faringeo:

  • disfonia (disturbo della voce che va dalla raucedine fino all’afonia);
  • bisogno di raschiare la gola;
  • sensazione di bruciore in bocca;
  • eccesso di muco in gola;
  • difficoltà nella deglutizione di cibi solidi e liquidi (disfagia);
  • tosse insistente e fastidiosa che compare dopo i pasti o quando ci si distende
  • laringospasmo, ovvero la contrazione involontaria e incontrollata dei muscoli laringei che causa una sensazione di soffocamento;
  • sensazione di corpo estraneo in gola;
  • dolore al petto;
  • rigurgito acido.

Il dolore al petto e il rigurgito acido, unitamente al bruciore “retrosternale” (una sensazione di dolore che si percepisce al petto, dietro lo sterno, in pratica dalla bocca dello stomaco fino a livello della gola), sono sintomi presenti anche nel reflusso gastro-esofageo.

Tutti gli altri sono tipici del reflusso laringo-faringeo. Il fatto che compaiano in assenza di febbre fa escludere che siano legati a una malattia da raffreddamento.

La raccolta di informazioni sulla storia clinica del paziente e l’esame obiettivo possono portare il medico a sospettare questa patologia, ma la diagnosi va confermata attraverso la fibroendoscopia, durante la quale si utilizza un tubo flessibile collegato a una telecamera che, introdotto per via nasale, consente di ispezionare le vie aeree superiori fino al di sotto delle corde vocali. Per contrastare il reflusso laringo-faringeo, accanto alla terapia farmacologica sono fondamentali l’alimentazione e lo stile di vita.

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La dieta per il reflusso laringo-faringeo

Tra le raccomandazioni da fare a chi soffre di reflusso laringo-faringeo vi è senza dubbio quella di adottare una dieta equilibrata e varia, seguendo un’alimentazione corretta dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo.

In particolare, un aspetto essenziale nella cura del paziente con reflusso laringo-faringeo è il controllo dell’apporto calorico finalizzato al raggiungimento di un peso ideale e al suo mantenimento nel tempo.

È stato dimostrato, infatti, che la riduzione del peso corporeo è in grado di ridurre sensibilmente la sintomatologia nella maggior parte dei casi.

Inoltre, vale per tutti il consiglio di:

  • bere non meno di un litro e mezzo di liquidi (acqua, tisane, minestre) al giorno;
  • mangiare poco e spesso (4 o 5 piccoli pasti nell’arco di una giornata);
  • evitare di assumere cibi troppo freddi o troppo caldi;
  • masticare lentamente;
  • prediligere la cottura alla griglia, al vapore, al microonde, al forno o al cartoccio, che consentono di cuocere gli alimenti con quantità contenute di grassi. Da evitare invece la frittura;
  • evitare i pasti troppo abbondanti, soprattutto a cena;
  • a letto, tenere la testa sollevata rispetto al busto (per esempio utilizzando due cuscini) per prevenire la risalita del materiale acido dall’esofago alla laringe;
  • evitare di cenare molto tardi la sera o comunque di coricarsi subito dopo aver finito di mangiare.

Se, come detto, sugli aspetti quantitativi della dieta per il reflusso laringo-faringeo vi è accordo universale, al contrario le raccomandazioni sul tipo di alimenti da includere o da escludere dalla dieta sono spesso oggetto di controversia.

Tuttavia, è possibile individuare una serie di alimenti “consigliati” e altri “da evitare”, lasciando la possibilità al medico di fornire, sulla base delle caratteristiche del singolo paziente, delle indicazioni dietetiche personalizzate.

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Cosa mangiare con il reflusso laringo-faringeo

In caso di reflusso laringo-faringeo, sono da preferire:

  • carni bianche (tacchino, pollo) e magre (vitello e coniglio);
  • pesce di tutti i tipi (sia fresco sia surgelato);
  • formaggi freschi (come ricotta o mozzarella);
  • latte, meglio se parzialmente o totalmente scremato;
  • uova alla coque;
  • biscotti secchi;
  • olio d’oliva (meglio se extra-vergine) per condire;
  • acqua, preferibilmente naturale;
  • frutta e verdura (almeno cinque porzioni al giorno);
  • cereali, meglio quelli integrali.

Quali alimenti evitare con il reflusso laringo-faringeo

In caso di reflusso laringo-faringeo, sono da evitare:

  • carni grasse (maiale), affumicate e gli insaccati;
  • formaggi molto grassi o fermentati (gorgonzola, taleggio, mascarpone e brie);
  • uova sode o fritte;
  • dolci farciti con creme o cioccolato;
  • burro, margarina, strutto e dado;
  • aceto;
  • spezie, in particolare quelle piccanti;
  • bevande alcoliche e super alcoliche, vino bianco, tè, caffè, bibite contenenti caffeina e succhi di frutta (arancia, pompelmo, limone, ananas, pomodoro).


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Quali sono le cure contro il reflusso laringo-faringeo?

La terapia farmacologica in caso di reflusso laringo-faringeo, soprattutto quando è presente anche una malattia da reflusso gastroesofageo, prevede la somministrazione di inibitori della pompa protonica (IPP) o di antagonisti dei recettori H2.

Si tratta di farmaci che, con un meccanismo diverso, sono in grado di impedire la produzione di acido cloridrico da parte delle cellule della mucosa gastrica. Per contrastare l’ipersecrezione acida dello stomaco possono essere assunti anche farmaci antiacidi a base per esempio di bicarbonato di sodio, idrossido di alluminio e di magnesio o carbonato di calcio, che agiscono tamponando l’acido prodotto in eccesso.

In caso di reflusso possono essere utili infine gli alginati, che formano una barriera sulla parete dello stomaco che contrasta la risalita del materiale acido nell’esofago, e farmaci procinetici, in quanto facilitano lo svuotamento gastrico.

Microbiota e reflusso laringo-faringeo

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a esplorare in modo approfondito il legame reflusso laringo-faringeo e i trilioni di microrganismi che abitano il nostro corpo. Uno studio recente ha messo in luce come la composizione del microbiota possa influenzare la malattia da reflusso laringofaringeo.

I ricercatori hanno analizzato la differenza nella composizione del microbiota laringofaringeo tra pazienti affetti da questo tipo di reflusso e individui sani. Nonostante la diversità generale del microbiota fosse simile tra i due gruppi, sono emerse differenze significative in alcuni batteri specifici.

I pazienti con reflusso laringo-faringeo presentavano una maggiore abbondanza di Prevotella, un batterio noto per la sua capacità di promuovere l’infiammazione, rispetto ai soggetti sani. Al contrario, batteri come Fusobacterium e Porphyromonas erano meno presenti nei pazienti. Queste differenze suggeriscono che le variazioni nel microbiota potrebbero giocare un ruolo cruciale nella patogenesi della malattia, influenzando la frequenza e la gravità dei sintomi.

Oltre alla composizione del microbiota, lo studio ha esplorato l’impatto di vari fattori di rischio sulla salute del tratto laringofaringeo. È emerso che il fumo di sigaretta e il consumo di alcol sono associati a un aumento di alcuni batteri potenzialmente dannosi.

Secondo i ricercatori le abitudini alimentari giocano un ruolo importante perché possono alterare il microbiota contribuendo così alla progressione della malattia. È stato osservato che una dieta ricca di grassi può aumentare la pressione gastrica, favorendo il reflusso acido e alterando ulteriormente l’equilibrio microbico.

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