Una recente indagine condotta da Alex E. Mohr e colleghi della Arizona State University, pubblicata sul Journal of the International Society of Sports Nutrition, ha aperto nuove frontiere nella comprensione dell’interazione tra esercizio fisico e microbiota intestinale. Questo studio si inserisce in un contesto di crescente interesse scientifico, mirando a scoprire come l’attività fisica modifichi specificamente la componente batterica del nostro organismo e, di conseguenza, ottimizzi le prestazioni e il recupero degli atleti.
I ricercatori hanno evidenziato che l’esercizio fisico non influisce sul microbiota in maniera uniforme, ma varia a seconda del tipo di attività, dell’intensità dell’allenamento, della dieta seguita e dell’ambiente in cui si pratica lo sport. Hanno osservato differenze significative tra gli atleti e la popolazione non atleta, con gli atleti che mostrano una maggiore abbondanza di batteri promotori di salute, come Akkermansia, e una più elevata diversità batterica.
Studi specifici hanno rivelato che nei ciclisti professionisti c’è un’associazione positiva tra il livello di esercizio e l’abbondanza di Prevotella, un genere batterico legato al metabolismo di amminoacidi e carboidrati. I ricercatori hanno anche scoperto differenze nel microbiota di atleti che praticano sport dinamici rispetto a quelli statici, con variazioni nella composizione e funzione batterica.
Un altro aspetto interessante emerso dallo studio riguarda la correlazione tra esercizio fisico e un maggiore turnover delle fibre muscolari, indicato dalla presenza di maggiori metaboliti fecali come gli acidi grassi a catena corta (SCFAs). Questi metaboliti sono associati a un migliore stato di salute e a una maggiore capacità funzionale del microbiota, inclusa la riparazione tissutale e una più efficiente produzione di energia dal metabolismo dei carboidrati.
In confronto ai sedentari, gli atleti hanno mostrato una maggiore diversità batterica, con una più alta abbondanza di specie batteriche benefici come Faecalibacterium prausnitzii, Roseburia hominis e Akkermansia muciniphila. Queste differenze sono state osservate anche nel confronto tra atleti di rugby professionisti e individui sani non atleti.
L’impatto dell’esercizio sul microbiota è stato anche evidenziato in studi su modelli murini, che hanno mostrato variazioni nella composizione batterica e un aumento della diversità batterica dipendente dall’esercizio. Gli effetti dell’esercizio sono risultati transienti, dipendenti da stimoli ripetuti, e influenzati dalla dieta.
In conclusione, lo studio ha dimostrato che la componente batterica degli atleti differisce significativamente da quella della popolazione media, con una maggiore diversità e funzionalità batterica. Queste caratteristiche sono state collegate a un profilo di salute ottimale, con un aumento di ceppi coinvolti nell’immunità mucosale e nel mantenimento della funzionalità della barriera intestinale. Queste scoperte aprono nuove prospettive per interventi terapeutici mirati a migliorare la salute e le prestazioni atletiche attraverso la modulazione del microbiota.