Il microbiota intestinale potrebbe svolgere un ruolo nella salute delle ossa. Diversi scienziati stanno studiando il campo dell'”osteomicrobiologia” per esplorare questa affascinante connessione, che potrebbe portare a innovative strategie per migliorare la resistenza ossea negli adulti più anziani.

Esaminando i dati dello studio Framingham Third Generation e dello studio sulle fratture osteoporotiche negli uomini (MrOS), i ricercatori guidati da Paul C. Okoro e Douglas P. Kiel del Hebrew SeniorLife and Hinda and Arthur Marcus Institute for Aging Research, hanno condotto uno studio osservazionale per identificare fattori che potrebbero essere modificati per migliorare la salute scheletrica. 

Utilizzando tecniche avanzate di imaging, hanno scoperto associazioni interessanti tra alcuni microbi intestinali e la densità ossea.

Di particolare interesse sono stati due batteri, Akkermansia e Clostridiales. Questi batteri sono stati associati in modo negativo alla salute delle ossa negli adulti più anziani. 

Akkermansia è comunemente collegata all’obesità, mentre il secondo è più diffuso nelle persone con un apporto proteico e livelli di attività fisica più bassi.

Ulteriori indagini sono necessarie per determinare se questi specifici batteri influenzano direttamente la salute scheletrica. Tuttavia, queste scoperte aprono interessanti possibilità per indirizzare il microbiota intestinale al fine di migliorare la salute delle ossa.

Comprendendo i percorsi funzionali influenzati da questi batteri, i ricercatori potrebbero essere in grado di sviluppare interventi efficaci in futuro.

Questa ricerca è particolarmente importante data la diffusione dell’osteoporosi, che colpisce diversi milioni di persone nel mondo di età superiore ai 50 anni. Migliorare la densità ossea può ridurre significativamente il rischio di fratture e migliorare la qualità della vita complessiva.

Man mano che gli scienziati approfondiscono la relazione tra il microbiota intestinale e la salute delle ossa, nuove strategie per migliorare e preservare la resistenza scheletrica sono all’orizzonte. Tempi emozionanti si prospettano per il campo dell’osteomicrobiologia.