Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha messo in luce un protagonista inaspettato per quanto riguarda il controllo del nostro peso: il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei miliardi di microrganismi che popolano l’intestino. La sua composizione non è soltanto lo specchio della dieta che seguiamo, ma può influenzare direttamente il modo in cui assimiliamo le calorie, regoliamo il metabolismo e persino il rischio di accumulare grasso. Da qui l’idea che per perdere i chili di troppo potrebbe essere utile modulare il microbiota intestinale. Ma per farlo, prima, sarebbe utile conoscerlo meglio.
Microbiota e chili di troppo
Diversi studi clinici hanno dimostrato che esiste una relazione stretta tra obesità e alterazioni del microbiota. Alcune popolazioni batteriche risultano infatti più frequenti nelle persone in sovrappeso rispetto a chi ha un peso normale, e questo squilibrio – chiamato disbiosi – può favorire infiammazione, alterazioni metaboliche e aumento del rischio cardiovascolare.
Non solo: il microbiota sembra influire anche sul senso di fame e sazietà, grazie alla produzione di molecole che dialogano con l’intestino e con il cervello. Alcuni batteri, per esempio, sono in grado di produrre acidi grassi a corta catena che contribuiscono a regolare il metabolismo energetico e il consumo delle riserve di grasso. Altri microrganismi, invece, se presenti in eccesso, possono rendere più efficiente l’estrazione di calorie dagli alimenti, spingendo l’organismo ad immagazzinare energia sotto forma di grasso.
Ma la scoperta più interessante è che gli squilibri batterici tipici dell’obesità possono comparire anche in individui normopeso. In questi casi, conoscere il proprio profilo microbico significa poter intervenire in anticipo per prevenire sovrappeso e complicanze metaboliche, adottando un’alimentazione che “nutra” i batteri amici della salute e limiti la crescita di quelli associati a processi infiammatori.
In altre parole, non è solo una questione di calorie introdotte e consumate: il modo in cui il corpo le utilizza e le trasforma dipende anche da quell’universo invisibile che popola il nostro intestino.
Esame del microbiota: come funziona
Oggi è possibile sottoporsi facilmente a un’analisi del microbiota. Generalmente il procedimento segue alcuni passaggi standard.
Raccolta del campione. Le aziende che offrono il servizio forniscono un kit per prelevare un piccolo campione di feci, in modo semplice e sicuro a casa.
Questionario informativo. Spesso viene richiesto di compilare un modulo con dati utili per interpretare i risultati: età, stato di salute generale, eventuali terapie, uso recente di integratori o farmaci, gravidanza.
Analisi di laboratorio. Il campione viene inviato a un laboratorio specializzato, dove si estrare il DNA microbico. Con tecniche di sequenziamento di nuova generazione, si identificano e classificano i batteri presenti.
Report dei risultati. Dopo alcune settimane, si riceve un referto che descrive le principali famiglie batteriche, la presenza di specie benefiche o potenzialmente dannose, e un confronto con i valori tipici di una condizione di equilibrio (eubiosi).
È bene sottolineare che il test non fornisce una diagnosi di malattia, ma restituisce una sorta di “carta d’identità” del proprio ecosistema intestinale, utile per guidare interventi personalizzati.
A cosa serve il test se si vuole dimagrire
Il referto del microbiota può orientare strategie mirate. Per esempio serve a identificare squilibri associati a obesità e rischio cardiometabolico, anche prima che si manifestino. Oppure a monitorare l’effetto di un piano nutrizionale così come l’uso di probiotici, prebiotici e simbiotici. Il test può essere utile anche per valutare se la perdita di peso ottenuta con una dieta ipocalorica corrisponde davvero a una riduzione della massa grassa e a un miglioramento della flora intestinale.
In pratica, il test del microbiota non è un “passaporto dimagrante”, ma uno strumento di conoscenza. Permette di personalizzare dieta e integratori per ottenere un dimagrimento più efficace e salutare, che non si limiti a spostare l’ago della bilancia ma riduca anche i rischi per cuore, fegato e metabolismo.
Farsi seguire dal medico o dal nutrizionista
È importante sottolineare che il test del microbiota non va interpretato in autonomia. I risultati possono essere complessi e devono essere inseriti in un quadro più ampio che comprende anamnesi, stile di vita, parametri clinici e obiettivi personali. Per questo è fondamentale affidarsi a un medico o a un nutrizionista qualificato: soltanto un professionista può tradurre i dati del referto in indicazioni pratiche, costruendo una dieta equilibrata e un percorso personalizzato che tenga conto delle esigenze individuali e che sia davvero efficace e sicuro.


