Le enteriti nei bambini, più spesso chiamate “influenze intestinali”, si presentano con sintomi come vomito, diarrea, dolori addominali e in alcuni casi febbre.
In realtà, non ha nulla a che vedere con l’influenza stagionale. Innanzitutto non si tratta di una singola patologia, ma di un gruppo di disturbi che possono essere provocati da agenti patogeni differenti, come virus o batteri, i quali causano infiammazioni a livello di stomaco o intestino.
I picchi di gastroenterite si verificano per lo più nei mesi invernali, tra novembre e marzo, e rappresentano una delle patologie più comuni tra i bambini fino ai 6 anni circa.
Cause e trasmissione
A causare l’influenza intestinale nei bambini, come negli adulti, possono essere virus o batteri.
Nella maggior parte dei casi sono infezioni virali da parte di rotavirus, che colpisce soprattutto i bambini più piccoli, e norovirus, che infetta prevalentemente adolescenti e adulti.
Sono entrambi altamente contagiosi, si trasmettono principalmente in modo diretto da persona a persona, per via respiratoria, oppure attraverso l’ingestione di cibo o acqua infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate.
La diffusione da persona a persona attraverso la contaminazione delle mani è probabilmente quella più diffusa negli ambienti comunitari, come ad esempio negli asili nido o nelle scuole: è dovuta al fatto che questi virus possono mantenersi stabili nell’ambiente per diverso tempo e, quindi, conservare la loro carica infettiva quando si depositano su cibi o bevande.
Nelle mense e negli altri luoghi destinati a ristorazione collettiva questi virus possono essere trasmessi quando un operatore che ha contratto l’infezione maneggia alimenti che non richiedono la cottura, come insalata, frutta e altre verdure fresche, senza lavarsi accuratamente le mani.
In altri casi, il cibo potrebbe essere contaminato alla fonte, da acque infette: questo può verificarsi sia per alimenti come frutti di mare sia di verdure fresche o di frutti di bosco.
Si sono inoltre verificate epidemie in cui la contaminazione è dovuta a cisterne di raccolta dell’acqua o a piscine e fontane.
Nei Paesi occidentali, la gastroenterite acuta non è una malattia letale, salvo casi rari particolarmente gravi. In molti Paesi in via di sviluppo, al contrario, questa patologia causa la morte di almeno 600 mila bambini ogni anno: il principale rischio per la vita di molti bambini del Sud del mondo risiede nella difficoltà di reperire abbondanti quantità di acqua sicura e pulita, per reidratare i liquidi persi con vomito e diarrea. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) considera questa malattia una vera e propria emergenza sanitaria.
Attenzione alla disidratazione
La malattia ha un periodo di incubazione di circa due giorni, e i sintomi possono proseguire per circa 3-8 giorni. Nella maggior parte dei casi, quando si sviluppa una forma leggera di diarrea, i bambini guariscono senza bisogno di terapia.
Tuttavia, quando il vomito e la diarrea sono molto consistenti e frequenti, la perdita di liquido può portare a disidratazione grave dell’organismo, una condizione che rischia di essere pericolosa senza un intervento adeguato.
I sintomi della disidratazione sono:
- ridotta produzione di urina
- sete eccessiva
- secchezza della bocca
- sonnolenza insolita.
Come reintegrare i liquidi persi con la diarrea
I bambini devono esser incoraggiati a bere liquidi come:
- zuppe
- acqua di riso
- liquidi di cottura di cereali.
L’Oms raccomanda di utilizzare la soluzione reidratante orale, usata in tutto il mondo da più di 20 anni. Si tratta di un liquido che contiene sodio, potassio, cloruro, bicarbonato e glucoso.
Può essere preparata aggiungendo a 1 l di acqua 3,5 g di cloruro di sodio, 2,5 g di bicarbonato di sodio, 1,5 g di cloruro di potassio e 20 g di glucosio.
In alternativa, è possibile utilizzare una soluzione zucchero/sale di composizione simile, che si prepara aggiungendo 1 L di acqua a 15 ml (1 cucchiaio da tavola) di zucchero e 2 ml di sale (1/2 cucchiaino da tè).
Da evitare sono alcuni cibi o bevande che potrebbero aggravare la diarrea. Tra questi:
- bibite ad alto contenuto di zucchero, come le aranciate o i succhi di frutta confezionati
- latte
- caffeina e cioccolato, che possono aumentare l’acidità di stomaco
È raccomandabile, poi, non lasciar passare troppo tempo tra un pasto e quello successivo; meglio pasti piccoli, leggeri e frazionati (es. 6 pasti al giorno).
Probiotici e influenza intestinale
L’uso dei probiotici nel trattamento delle gastroenteriti virali nei bambini è un argomento di grande interesse nella comunità medica: diverse ricerche hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di questo approccio sia nei bambini sia negli adulti.
I probiotici, microrganismi vivi (batteri o lieviti) che quando somministrati in quantità adeguate conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite, sono stati studiati per determinare se possono aiutare a ridurre la durata e la gravità delle gastroenteriti virali.
Alcuni studi hanno mostrato che l’uso di probiotici può ridurre la durata della diarrea nei bambini con gastroenterite. Ad esempio, probiotici specifici come Lactobacillus rhamnosus e Saccharomyces boulardii sono stati spesso associati a una riduzione della durata della diarrea di circa un giorno. Che può sembrare poca cosa, ma se si considera il rischio disidratazione nei bambini di cui abbiamo parlato, è un dato importante.
Altri studi indicano che i probiotici possono ridurre la gravità dei sintomi, come il numero di episodi di diarrea al giorno. L’efficacia può variare in base al tipo di ceppo probiotico utilizzato e alla sua dose.
Ci sono anche ricerche che suggeriscono che i probiotici possano avere un ruolo preventivo verso l’influenza intestinale, riducendo la frequenza e l’intensità delle gastroenteriti virali nei bambini.
L’uso di probiotici è generalmente considerato sicuro per la maggior parte dei bambini, ma è importante scegliere preparati probiotici che sono stati adeguatamente testati per sicurezza e efficacia.
È sempre opportuno consultare un medico prima di iniziare qualsiasi supplemento probiotico, soprattutto nei bambini con sistemi immunitari compromessi o condizioni mediche preesistenti.