Può comparire gradualmente o d’improvviso. Può essere continuo o intermittente. Può essere più o meno intenso ed essere percepito da un solo orecchio o da entrambi. Stiamo parlando dell’acufene, un disturbo uditivo che può compromettere la qualità di vita di chi ne soffre.

Che cos’è l’acufene?

L’acufene, anche noto come tinnito (dal latino tinnire, ovvero suonare), è la percezione di un suono che deriva esclusivamente dall’attività del sistema nervoso, senza essere correlato a stimolazioni esterne di alcun tipo e senza alcuna attività da parte dell’orecchio.

Chi ne soffre percepisce l’acufene come un suono completamente diverso da qualsiasi altro precedentemente percepito nell’ambiente esterno. Il tinnito spesso è associato a una riduzione dell’udito (ipoacusia) e colpisce dal 5,1% al 42,7% della popolazione, percentuale variabile negli studi clinici a seconda del tipo di misurazione eseguita e della metodologia d’indagine.

La risposta individuale è estremamente varia e soggettiva, ma nel 5% dei pazienti può peggiorare la qualità della vita.

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Le cause dell’acufene

La ricerca delle cause dell’acufene è complessa e ancora in fase di studio. Bisogna, tuttavia, considerare che l’acufene non è di per sé una malattia, ma piuttosto un sintomo di alcuni disturbi, non sempre riconoscibili anche dopo un’attenta valutazione specialistica.

Nella maggior parte dei casi l’acufene è dovuto a problemi di varia natura a carico dell’orecchio e/o del nervo uditivo, oltre che a malattie croniche. Tra le cause più frequenti ricordiamo:

  • l’esposizione a rumori di forte intensità, specialmente se protratta nel tempo;
  • la presbiacusia, ovvero un calo dell’udito dovuto all’avanzare dell’età;
  • l’otosclerosi, una patologia che interessa la staffa, uno dei tre ossicini che trasmettono le onde sonore all’orecchio interno;
  • la presenza di tappi di cerume.

Altre cause meno frequenti di acufene sono:

  • la malattia di Ménière, una patologia a carico dell’orecchio interno, che provoca vertigini;
  • disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, che consente l’apertura e la chiusura della bocca;
  • schwannoma vestibolare, anche noto come neurinoma dell’acustico, un tumore benigno che di solito determina acufene monolaterale;
  • lesioni della testa e/o del collo;
  • disfunzioni della tuba di Eustachio, un condotto che collega l’orecchio medio (la porzione di orecchio che contiene il timpano) alla faringe;
  • disordini vascolari (aterosclerosi, neoplasie vascolari, ipertensione arteriosa ecc.) che determinano un caratteristico tinnito pulsatile (cioè che si avverte con la stessa cadenza delle pulsazioni del cuore);
  • farmaci (antibiotici, chemioterapici, diuretici ecc.).

Negli ultimi anni, la ricerca ha iniziato a esplorare il legame tra il microbiota intestinale e vari disturbi neurologici, incluso l’acufene, evidenziando il potenziale ruolo della disbiosi intestinale.

Il microbiota intestinale, composto da miliardi di microrganismi, gioca un ruolo cruciale nella salute generale, influenzando processi digestivi, immunitari e neurologici.

La disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione dell’equilibrio microbico, può influenzare la produzione di neurotrasmettitori e attivare risposte neuroinfiammatorie, che sono implicate nell’acufene.

Studi recenti suggeriscono che la disbiosi può alterare i livelli di neurotrasmettitori come il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e la serotonina, che sono cruciali per la modulazione dell’attività neuronale​.

L’acufene è associato a un aumento dell’attività neuronale spontanea e a una riduzione dell’inibizione neuronale nel sistema uditivo centrale.

Una disbiosi intestinale può contribuire a questo fenomeno alterando l’equilibrio tra neurotrasmettitori eccitatori e inibitori. Per esempio, una diminuzione del GABA, un importante neurotrasmettitore inibitorio, è stata osservata in persone affette da acufene.

Inoltre, una disbiosi  intestinale potrebbe promuovere l’infiammazione nel sistema nervoso centrale, aggravando ulteriormente i sintomi dell’acufene​.

La comprensione del ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi dell’acufene apre nuove strade per possibili interventi terapeutici. Sebbene la ricerca sia ancora in fase iniziale, modulare il microbiota intestinale attraverso dieta, probiotici, prebiotici e trapianto di microbiota fecale potrebbe rappresentare una strategia promettente per prevenire o alleviare i sintomi dell’acufene.

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Acufene e disturbi del sonno

Come evidenziato già negli anni ’80 da uno studio pubblicato su Journal of Speech and Hearing Disorders, all’incirca il 50% dei pazienti con tinnito soffre di disturbi del sonno. Come conseguenza, la deprivazione del sonno diminuisce la concentrazione e l’attenzione e determina irritabilità e umore altalenante nei pazienti affetti da acufene.

L’influenza del tinnito sul sonno può essere responsabile di alcune alterazioni, in particolare della fase REM (rapid eye movement), quella in cui solitamente si sogna. L’acufene, inoltre, può rendere difficoltoso l’addormentamento, dal momento che il cervello si trova in uno “stato di allerta”.

I rimedi contro l’acufene

La cura dell’acufene è complessa e personalizzata. Quando una causa di tinnito è identificabile, è sicuramente importante trattare il disturbo sottostante (per esempio, nel caso di un tappo di cerume, è necessaria la sua rimozione, oppure è opportuno modificare una terapia farmacologica nel caso provochi o peggiori l’acufene).

Inoltre, per alleviare l’acufene è importante:

  • la presenza di suoni di sottofondo;
  • evitare il silenzio, ma anche ambienti eccessivamente rumorosi;
  • ridurre il consumo di alcol, caffeina, nicotina;
  • la corretta educazione del paziente basata sul supporto e il dialogo con personale sanitario qualificato, allo scopo anche di evitare rimedi fai-da-te che possono al contrario peggiorare il disturbo.

Sebbene l’evidenza scientifica sia ancora limitata, è bene citare anche alcuni rimedi tra cui:

  • agopuntura
  • aromaterapia
  • ipnosi.

Inoltre, può essere utile l’assunzione di:

  • estratto di ginkgo biloba, una pianta della famiglia delle Ginkgoaceae che presenta numerose proprietà benefiche tra cui quella di supportare il microcircolo, la cui funzionalità è centrale nella patogenesi dell’acufene;
  • melatonina che, oltre ad alleviare l’acufene, contribuisce a ridurre il tempo di addormentamento.

Per favorire un sonno di buona qualità, alla melatonina possono essere associate anche piante che facilitano il rilassamento, come valeriana, escolzia, melissa, camomilla, passiflora ecc.

Per quanto riguarda possibili trattamenti dell’acufene, quelli supportati da maggiore evidenza scientifica attualmente sono:

  • la terapia del suono, che può essere attuata per mezzo di generatori di rumore “bianco” (ovvero neutro e costante), mobile Apps e apparecchi acustici nel caso di pazienti affetti da ipoacusia. Questa terapia ha lo scopo di abituare il paziente all’acufene, diminuendo la “forza” del segnale percepito;
  • la terapia cognitivo comportamentale, come il ‘biofeedback’, che mira ad alleviare la percezione dell’acufene nel paziente e ne migliora la qualità della vita;
  • la tinnitus retraining therapy (che si basa sul “retraining counselling”, cioè vere e proprie sessioni didattiche in cui il paziente impara a conoscere il proprio acufene e a gestirlo), associata alla già menzionata terapia del suono.
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