Leggere l’oroscopo è un gioco divertente. Ma se è scientificamente impossibile che la posizione delle stelle alla nascita determini il nostro carattere, è invece scientificamente provato che i nostri primi momenti di vita possono influenzare la nostra salute a lungo termine. In particolare, a giocare un ruolo di primo piano è il microbiota, ovvero i milioni di batteri (ma anche virus, funghi ecc.) che popolano il nostro intestino (un tempo chiamati “flora intestinale”), un “super-organo” capace, grazie ai suoi legami con il sistema immunitario e i processi metabolici che regolano il funzionamento dell’organismo, di ridurre il rischio di sviluppare obesità, diabete, allergie, cardiopatie e anche dalla depressione.
Dato che gran parte del microbiota si trova nell’intestino (oltre che, per esempio, sulla cute e sulle mucose) è intuibile l’importanza della dieta: il microbiota è un ecosistema sensibile che cambia in continuazione e sono principalmente (ma non solo) le scelte alimentari a indirizzarlo.
I primi 1000 giorni
Tra le scoperte più affascinanti sul microbiota, c’è il fatto che per la sua formazione sono fondamentali i primi mille giorni della nostra vita, dal concepimento ai tre anni. Una finestra spazio-tempo con alcune pietre miliari – la gravidanza, il parto, l’allattamento e lo svezzamento – nella quale le scelte a tavola possono fare la differenza per la salute del bambino e del futuro adulto. Sebbene il microbiota sia anche influenzato da una miriade di altri fattori (stile di vita, farmaci, inquinamento ecc.), la mamma può fare molto: innanzitutto perché c’è lo scambio fra il microbiota materno e quello del bebè attraverso il liquido amniotico, e poi ancora al parto (con differenze se è naturale, e quindi con i batteri vaginali, o cesareo, e quindi con quelli della cute) e poi con l’allattamento. Perciò è fondamentale che la mamma segua una dieta sana, ricca di cereali, frutta, verdura e legumi e acidi grassi buoni (pesce e frutta secca), i cibi preferiti dei batteri amici. Al contrario, un elevato consumo di proteine, grassi animali e zuccheri semplici può portare a un’alterazione dell’equilibrio del microbiota (con aumento dei batteri “nemici”) che sarà poi trasmesso ai figli (e, sembra, addirittura ai discendenti). Entro i primi due anni, si creano i presupposti per la composizione della flora batterica che accompagnerà la persona nel resto della vita: da qui l’importanza anche dello svezzamento.
Si tratta di mille giorni fondamentali perché la composizione del microbiota, poi, rimarrà invariata per il 40 per cento anche nell’età adulta. Con le conseguenze del caso: per esempio, se la mamma è sottonutrita durante la gravidanza, il feto impara a “risparmiare” risorse durante il suo sviluppo e quindi da adulto, se il cibo è vario e abbondante, il suo organismo allenato a “non consumare” tenderà a ingrassare facilmente. Ma anche l’obesità materna lascia un’impronta metabolica sul bambino: i figli di genitori obesi hanno una probabilità maggiore di essere obesi.
La dieta della mamma conta anche durante l’allattamento, perché influisce sul microbiota del latte materno, fornendo così all’intestino del bebè batteri buoni, come lattobacilli e bifidobatteri, che favoriscono lo sviluppo di un sistema immunitario efficiente.
L’importanza di una dieta sana fin da piccoli
Purtroppo adottare da grandi stili di vita corretti non riesce a ridurre del tutto il rischio di obesità e malattie metaboliche: meglio educare a un’alimentazione equilibrata fin dalle prime epoche della vita. Il gusto cambia con la crescita, ma un ruolo importante lo gioca la frequenza con la quale un determinato alimento – come le verdure – viene proposto al bimbo, facendoglielo diventare familiare e quindi gradito: se riconosce quel sapore, non lo evita.
È quindi opportuno seguire fin da piccoli una dieta ricca di fibra da frutta e verdura, cereali integrali, legumi, olio extravergine di oliva e frutta secca, e moderata in fonti proteiche – carne, formaggi, uova e pesce – e dolci, come per esempio quella mediterranea, per nutrire in modo corretto gli “inquilini” del bambino, riducendo la percentuale di batteri “cattivi” e aumentando quelli buoni e la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFAs), molecole che proteggono l’intestino favorendo la stabilità di un microbiota sano a lungo termine.