Il morbo di Crohn, o malattia di Crohn, è una patologia infiammatoria cronica che colpisce principalmente l’intestino tenue e il colon, ma può estendersi anche ad altre parti del tratto gastrointestinale, come duodeno, stomaco ed esofago. Solitamente l’esordio della malattia si manifesta prima dei 30 anni, nella maggior parte dei casi tra i 14 e i 24 anni, senza differenza di incidenza tra uomini e donne.

Origini e sviluppo

Sebbene le cause precise rimangano sconosciute, alcuni studi suggeriscono che una disfunzione del sistema immunitario scateni una risposta anomala a livello dell’intestino in risposta a vari stimoli di natura dietetica, infettiva o ambientale. Sembra inoltre che giochi un ruolo anche una componente ereditaria.

La malattia presenta una distinta alternanza tra segmenti intestinali affetti e zone sane. Inoltre, questa condizione è caratterizzata da fasi acute intervallate da periodi di remissione senza sintomi. Le riacutizzazioni possono essere più o meno gravi e di durata differente, ma non sono noti i fattori che ne determinano la comparsa nè le caratteristiche. I sintomi tendono a interessare sempre le stesse zone dell’intestino, o quelle adiacenti in caso di rimozione chirurgica.

Sintomi principali

I sintomi più comuni includono:

  • dolori addominali
  • diarrea cronica, talvolta emorragica
  • calo di peso
  • perdita dell’appetito
  • febbre.

Nei bambini, non sempre sono presenti dolori e diarrea, mentre sono frequenti ritardo della crescita, infiammazione delle articolazioni (artrite), febbre o debolezza e affaticamento causate da anemia.

Complicanze

Le complicanze più frequenti della malattia di Crohn sono: 

  • ostruzione intestinale, dovuta all’inspessimento delle pareti intestinali o alla formazione di tessuto cicatriziale
  • perforazioni intestinali
  • fistole (canali che connettono l’intestino alla cute o ad altri organi)
  • ascessi, in particolare nella zona anale.

A lungo termine, può inoltre aumentare il rischio di tumore del colon.

La malattia può anche essere associata a condizioni extra-intestinali, come calcoli biliari o renali, infiammazione delle articolazioni (artrite), della colonna vertebrale (spondilite anchilosante), delle articolazioni pelviche (sacroileite), infezioni delle vie urinarie ecc.

Approcci terapeutici

Non esiste cura per il morbo di Crohn, ma i trattamenti oggi a disposizione sono in grado di ridurre l’infiammazione, attenuando così i sintomi e prevenendo le complicanze.

Tra i farmaci utilizzati nei pazienti con morbo di Crohn, ricordiamo:

  • antidiarroici
  • aminosalicilati
  • immunosoppressori
  • farmaci biologici.

I corticosteroidi, da assumere solo per brevi periodi di tempo, sono efficaci nelle fasi iniziali delle riacutizzazioni per alleviare dolore, diarrea e febbre. Gli antibiotici possono essere prescritti per trattare fistole e ascessi. In casi di ostruzioni intestinali ricorrenti o ascessi non trattabili, può essere necessario un intervento chirurgico. Dopo la chirurgia, i sintomi possono scomparire per anni, ma la malattia tende poi a ripresentarsi nelle zone adiacenti a quelle rimosse.

Malattia di Crohn e microbiota intestinale

Recenti studi hanno messo in luce quanto il nostro microbiota intestinale – l’insieme dei microrganismi che popolano la mucosa dell’intestino – sia importante nella prevenzione e nel trattamento di numerose patologie.

La scoperta di come cambia il microbiota in situazioni di salute o malattia ha aperto nuove strade nella ricerca. L’obiettivo è correggere i disordini nel microbiota, per riportarlo a uno stato di equilibrio, in modo da prevenire o trattare le diverse condizioni.

Per quanto riguarda la malattia di Crohn, sono state rilevate alterazioni nella composizione del microbiota rispetto ai soggetti sani. Per esempio, alcuni studi hanno osservato una riduzione di batteri produttori di acidi grassi a catena corta, tra cui Blautia, Clostridium IV, Coprococcus, Dorea e Fusicatenibacter, e un aumento dei livelli di Enterococco, un patogeno opportunista.

Dai dati ottenuti è emerso anche che i livelli di specifici batteri sono correlati a parametri clinici e sintomi della malattia di Crohn. Ad esempio, Escherichia/Shigella sono risultati correlati ai livelli di proteina C-reattiva, un biomarker di infiammazione, mentre Ruminococcus 2 a sintomi come dolore addominale e diarrea.

Per supportare la gestione dei pazienti con malattia di Crohn, diversi studi hanno quindi valutato l’efficacia di microrganismi probiotici, ottenendo risultati incoraggianti in particolare per quanto riguarda Bifidobacterium sp. and S. boulardii. In futuro, sarà necessario condurre ulteriori studi per valutare l’efficacia dei diversi ceppi e stabilire i dosaggi ottimali.