La disbiosi intestinale è una condizione che si verifica quando si verificano squilibri significativi all’interno del microbiota intestinale, caratterizzati da modifiche nella composizione batterica, nelle attività metaboliche e nella distribuzione dei microbi all’interno dell’intestino. Questi squilibri possono portare a una diminuzione dei batteri benefici, all’incremento di potenziali patogeni e alla riduzione complessiva della diversità del microbiota, spesso verificandosi contemporaneamente.

Esistono diverse cause sottostanti che possono contribuire all’insorgenza della disbiosi intestinale, con fattori interni ed esterni all’organismo che giocano un ruolo cruciale. Tuttavia, comprendere i meccanismi specifici alla base di questi squilibri può risultare un compito complesso.

Dieta e disbiosi intestinale

Tra le principali cause della disbiosi, l’alimentazione riveste un ruolo di fondamentale importanza. La dieta che adottiamo può causare modifiche temporanee o a lungo termine nella composizione del microbiota intestinale. 

Ad esempio, il consumo eccessivo di carne e grassi di origine animale può contribuire all’aumento dei livelli di batteri del genere Bacteroides, mentre una dieta ricca di carboidrati può promuovere la presenza di batteri del genere Prevotella. Inoltre, l’abuso di grassi saturi è stato associato all’incremento dei livelli di lipopolisaccaridi, che sono noti per il loro legame con processi infiammatori.

Le diete ricche di fibre e amidi tendono a favorire un microbiota più diversificato, che è in grado di produrre acidi grassi a catena corta. Tuttavia, va notato che alcune diete ad alto contenuto di zuccheri possono causare alterazioni significative nel microbiota intestinale, che a loro volta possono essere associate a malattie metaboliche e infiammatorie.

Anche il consumo di alcol può influenzare in modo rilevante la composizione del microbiota intestinale. L’alcol può contribuire al deterioramento del delicato equilibrio tra i diversi ceppi batterici nell’intestino.

Farmaci che causano disbiosi

Oltre all’alimentazione, i farmaci rappresentano un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo della disbiosi intestinale. Ad esempio, gli antibiotici possono causare la cosiddetta “diarrea da antibiotici,” una condizione che può manifestarsi durante o dopo il trattamento antibiotico. Gli antibiotici possono alterare l’equilibrio naturale della flora batterica intestinale, spesso favorendo la proliferazione di patogeni come il Clostridium difficile. 

È importante notare che l’impatto dei farmaci può variare in base al tipo di farmaco e alla durata del trattamento.

Oltre agli antibiotici, anche i farmaci come gli anti-infiammatori non steroidei (FANS) e gli inibitori di pompa protonica (IPP) possono avere un impatto sulla composizione del microbiota intestinale. Spesso questi farmaci vengono prescritti in combinazione per mitigare gli effetti collaterali a livello gastrico e intestinale. La loro assunzione regolare nel tempo può influenzare i livelli di ceppi batterici specifici.

La metformina, un farmaco utilizzato nel trattamento del diabete di tipo 2, è noto per avere un impatto positivo sulla composizione del microbiota intestinale. In particolare, si è osservata un’abbondanza relativa crescente di Akkermansia muciniphila e di diversi batteri in grado di produrre acidi grassi a catena corta, tra cui Butyrivibrio, Bifidobacterium bifidum, Megasphaera e Prevotella.

Stress e disturbi intestinali

Un terzo fattore che può influenzare la composizione del microbiota e causare disbiosi è lo stress. Ricerche condotte su modelli animali e studi clinici hanno dimostrato che lo stress cronico può essere associato a una riduzione dei livelli di lattobacilli, nonché a una minore ricchezza e diversità della flora intestinale.

Infine, i disturbi gastrointestinali, come episodi ricorrenti di diarrea, possono contribuire ai cambiamenti nella composizione del microbiota. Episodi prolungati di diarrea, ad esempio, possono alterare la popolazione di microbi nell’intestino, portando a una disbiosi.

In sintesi, la disbiosi intestinale può avere diverse cause, tra cui fattori dietetici, l’uso di farmaci, lo stress e disturbi gastrointestinali. La comprensione delle cause specifiche e degli effetti a lungo termine della disbiosi è fondamentale per gestire questa condizione e promuovere la salute intestinale.

Sedentarietà e microbiota intestinale

Un recente studio condotto dall’University of Illinois at Urbana-Champaign ha gettato nuova luce su uno dei segreti più affascinanti del microbiota intestinale: gli effetti dell’attività fisica.
Guidati da Jacob M. Allen, i ricercatori hanno scoperto che l’attività fisica, una pratica tanto antica quanto l’umanità stessa, può avere un impatto profondo sulla composizione e sulla funzionalità del microbiota. Ma non è solo una questione di movimento; è la continuità e la regolarità dell’esercizio che fanno la vera differenza, specialmente in coloro che mantengono un peso corporeo normale.

Immaginate di iscrivervi a un programma di sei settimane durante il quale vi impegnate in esercizi aerobici di moderata o alta intensità per circa 30-60 minuti, tre volte a settimana. Questo era il compito dei 32 volontari sedentari reclutati per lo studio, suddivisi tra individui normopeso e obesi. Nessuna variazione alla loro dieta, solo l’aggiunta dell’esercizio. E i risultati? Sorprendenti.
Dopo sei settimane, questi volontari non solo hanno migliorato la loro composizione corporea e la potenza aerobica, testimoniata da un aumento della massa magra e della densità ossea, ma hanno anche sperimentato cambiamenti significativi nel loro microbiota intestinale.

In particolare, tra i partecipanti normopeso, si è notato un aumento degli acidi grassi a catena corta, come il butirrato, noti per i loro effetti benefici, inclusi il miglioramento della sensibilità all’insulina e il senso di sazietà.

Ma c’è un colpo di scena: una volta cessata l’attività fisica, tutti questi benefici, sia in termini di fitness che di microbiota, sono svaniti, ritornando ai livelli pre-studio. Questo ci dice qualcosa di fondamentale sulla natura transitoria dei benefici dell’esercizio e sottolinea l’importanza di integrarlo come una costante nella nostra vita, piuttosto che come una soluzione rapida e temporanea.
Cosa ci insegna questa storia? Che muoversi non è solo una questione di perdere peso o costruire muscoli; è un dialogo profondo con il nostro interno, un modo per plasmare l’ecosistema invisibile dentro di noi che, a sua volta, influenza il nostro benessere generale.