Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di microbiota intestinale, dell’importanza del suo equilibrio e delle numerose malattie che possono essere favorite o peggiorate da stati di “disbiosi”, ovvero da ogni sua alterazione sfavorevole.

Ma che cos’è il microbiota? Come si forma? È sempre presente e uguale a se stesso fin dalla nascita o cambia composizione e caratteristiche nel corso della vita?

Che cos’è il microbiota

Il microbiota è l’insieme di tutti i microrganismi che naturalmente risiedono in un determinato tessuto o mucosa. Ogni zona del corpo ha un proprio microbiota, come ad esempio intestino, cute o vagina, e ciascuno ha una composizione caratteristica, leggermente diversa da persona a persona e nelle varie fasi della vita, ma con tratti generali condivisi.

Il microbiota intestinale è quello più ricco per numero e tipologia di microrganismi, nonché il più studiato in considerazione delle sue implicazioni sulla salute dell’apparato digerente e di tutto l’organismo. In passato, era chiamato anche “flora intestinale”, per via dell’aspetto simile a infiorescenze che assumevano i microrganismi intestinali coltivati in laboratorio.

Il momento e le esatte modalità di formazione del microbiota intestinale non sono ancora stati definiti con precisione. Secondo l’ipotesi più accreditata, riportata da Penders nel 2006, il microbiota intestinale si formerebbe al momento del parto, quando il neonato entra in contatto con i microrganismi presenti nel canale vaginale e nell’area genitale della madre.

Questa ipotesi è supportata dal fatto che il primo microbiota intestinale dei nati a termine con parto naturale è ricco di lattobacilli (batteri tipici delle mucose vaginali), mentre quello dei bambini nati con taglio cesareo è più simile al microbiota presente sulla pelle materna.

Come cambia il microbiota nel corso della vita

Il microbiota intestinale presente alla nascita evolve rapidamente non appena il neonato inizia a essere allattato al seno o con latte artificiale, assumendo caratteristiche diverse nei due casi.

Benché i latti artificiali siano un’ottima alternativa al latte materno dal punto di vista nutrizionale, infatti, non ne riproducono perfettamente la composizione né tantomeno la biodiversità microbica, influenzando perciò la maturazione dell’ecosistema dell’intestino.

La fase di più profonda trasformazione del microbiota intestinale inizia con il divezzamento e la graduale introduzione di alimenti tipici della dieta adulta. Questo passaggio fa sì che il microbiota del bambino già nei primi anni di vita assuma caratteristiche simili a quelle che avrà da adulto, pur continuando a evolvere in funzione di ulteriori cambiamenti dietetici, ambiente di vita, farmaci assunti, modifiche dei livelli ormonali, stress psicofisici, ecc.

Una volta arrivati all’età adulta, in condizioni di relativa stabilità dei fattori appena citati e in assenza di patologie, il microbiota intestinale tende a mantenere una composizione costante per ricominciare a modificarsi con l’inizio dell’invecchiamento. In particolare, è stato osservato che, con l’avanzare dell’età, il microbiota intestinale diventa meno abbondante e più facilmente destabilizzabile da interferenze esterne, come cambiamenti della dieta, fumo, assunzione di alcolici e farmaci, malattie, ecc.

Disturbi e alterazioni del microbiota intestinale

In ogni fase della vita, esistono numerosi eventi che possono alterare il microbiota intestinale fisiologico, quali:

  • tossinfezioni alimentari, che introducono microrganismi patogeni nell’intestino attraverso cibi contaminati;
  • infezioni virali da rotavirus e norovirus, che interessano in via prevalente l’apparato digerente (più frequenti nei bambini);
  • terapie antibiotiche/antimicotiche per bocca assunte per la cura di infezioni di vario tipo, che interferiscono con la crescita dei batteri/funghi presenti nella microflora endogena;
  • periodi di stress intenso;
  • fluttuazioni ormonali.

Numerosi altri farmaci, oltre agli antibiotici e agli antimicotici, possono essere all’origine di disbiosi, anche se non sempre così marcata da causare sintomi evidenti. Tra questi ci sono gli inibitori di pompa protonica, i lassativi, i corticosteroidi, gli antinfiammatori, gli immunomodulatori, le terapie ormonali e, più in generale, qualunque medicinale in grado di modificare l’ambiente intestinale (pH, nutrienti e liquidi presenti) e lo stato della mucosa (permeabilità, integrità, grado di infiammazione). Per quanto riguarda in particolare gli antibiotici, diversi studi hanno dimostrato che i probiotici possono aiutare a ristabilire un microbiota fisiologico.

Anche patologie con una componente immunitaria o infiammatoria a carico dell’apparato gastroenterico (colite ulcerosa, malattia di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile, celiachia, ecc.) o di altri organi e sistemi (dermatite atopica, psoriasi, allergie, ecc.) possono associarsi a disbiosi, sia nell’infanzia sia durante la vita adulta. Nell’anziano, invece, è stata osservata una correlazione (forse bidirezionale) tra alterazioni del microbiota associate all’età e aumento dello stato infiammatorio dell’organismo, con conseguente possibile maggior rischio di malattie cardiovascolari e degenerative.

Disequilibri o composizioni particolari del microbiota intestinale sono risultati, inoltre, associati a una maggiore probabilità di sviluppare obesità, diabete di tipo 1 e 2 e altre malattie metaboliche, malattia di Parkinson o Alzheimer, sclerosi multipla, depressione. Tutte le informazioni a riguardo sono, però, da ritenersi preliminari, quindi da confermare e approfondire.