Helicobacter pylori (H. pylori) è un patogeno molto comune: più della metà della popolazione mondiale che ne risulta positiva. Nei paesi in via di sviluppo, la prevalenza tra gli adulti può raggiungere l’80%.

Cosa vuol dire avere un’infezione da Helicobacter pylori? Bruciori gastrici, difficoltà digestive, dispepsia, reflusso gastroesofageo, ulcera peptica: tutti questi disturbi hanno un’unica causa in comune, l’eccessiva produzione di acido cloridrico nello stomaco. In gergo tecnico si chiamano patologie acido correlate, un nome che da solo identifica con precisione la loro causa.

All’origine di questa eccessiva produzione di acidi c’è un’alterazione nell’equilibrio tra secrezione acida e meccanismi di difesa della mucosa gastrica che il nostro organismo mette in campo naturalmente. Esiste infatti un delicato equilibrio tra due fattori: quelli aggressivi che servono per digerire gli alimenti (acido cloridrico e pepsina, un enzima che demolisce le proteine), e meccanismi protettivi, quali il muco e lo strato di bicarbonato che rivestono la parete gastrica.

Ad alterare questo equilibrio, oltre all’abuso di farmaci gastrolesivi come Fans, cortisonici, c’è proprio l’infezione da Helicobacter pylori. Ma non solo: è dimostrato che anche gli stili di vita contano parecchio: il fumo di sigaretta, l’abuso di alcolici e caffè riducono la produzione di prostaglandine a livello della mucosa gastrica e duodenale, inibendo la secrezione di bicarbonato. Aumenta così la secrezione acida e si favorisce la proliferazione dell’Helicobacter pylori.

Che cosa bisogna fare se si sospetta uno di questi disturbi? «In prima battuta è sempre meglio rivolgersi al medico di famiglia, che può inquadrare il problema ed eventualmente iniziare una terapia. Se il problema persiste o si sospettano complicanze potrà decidere di prescrivere una visita specialistica dal gastroenterologo.

L’infezione da H. pylori è quindi fortemente associata a vari disturbi gastrointestinali, tra cui la gastrite cronica, l’ulcera peptica, il linfoma del tessuto linfoide associato alla mucosa gastrica e persino il cancro gastrico. Il trattamento più raccomandato per l’eradicazione di H. pylori include solitamente una terapia tripla standard che combina due antibiotici (claritromicina più amoxicillina o metronidazolo) con un inibitore della pompa protonica (PPI).

Tuttavia, l’efficacia di questa terapia è stata compromessa negli ultimi anni a causa della rapida diffusione di ceppi di H. pylori resistenti agli antibiotici (fenomeno noto come antibiotico resistenza) e della scarsa aderenza al trattamento da parte dei pazienti. Ma una ricerca recente porta una ventata di speranza nella gestione di questo patogeno: l’introduzione di probiotici nella terapia antibiotica.

Probiotici vs. effetti collaterali

La terapia standard per debellare questo batterio solitamente include un cocktail di due antibiotici e un farmaco che riduce l’acidità gastrica. Tuttavia, questa strategia sta perdendo colpi a causa della resistenza agli antibiotici e della difficoltà per i pazienti di seguire la terapia prescritta. Da qui nasce l’innovativa proposta di affiancare a questa terapia specifici probiotici.

Uno studio condotto alla Peking University Health Science Centre di Pechino, pubblicato sulla rivista Microbial Pathogenesis:ha voluto testare questo approccio

Il razionale per l’uso dei probiotici nelle infezioni da Helicobacter pylori si basa sull’idea che i probiotici possano ridurre gli eventi avversi e prevenire complicazioni associate alla terapia di eradicazione dell’H. pylori. I principali eventi avversi associati agli antibiotici includono disturbi gastrointestinali come diarrea, nausea, vomito e persino infezioni da Clostridium difficile.

L’uso di probiotici, organismi vivi che conferiscono benefici alla salute dell’ospite quando somministrati in quantità adeguate, è stato esplorato come terapia adiuvante per mitigare questi effetti collaterali e potenzialmente migliorare i tassi di eradicazione dell’H. pylori. Secondo quanto emerso nello studio, specifici probiotici possono aiutare a mantenere o ripristinare l’equilibrio della microflora intestinale durante e dopo il trattamento antibiotico, riducendo così il rischio di effetti collaterali associati agli antibiotici e migliorando il comfort del paziente.

Inoltre, alcune ricerche hanno suggerito che i probiotici potrebbero avere effetti immunomodulatori e competere con i patogeni per i siti di adesione o le risorse, riducendo così direttamente la colonizzazione da parte di H. pylori. La ricerca sul ruolo esatto dei probiotici nella terapia di eradicazione dell’H. pylori, su quali specie utilizzare e quali sono i dosaggi ottimali di probioticiè ancora in corso e i risultati sono al momento misti.

Questo studio sottolinea che, nonostante l’uso promettente dei probiotici come terapia adiuvante, il loro ruolo nella gestione dell’infezione da H. pylori rimane oggetto di dibattito e che sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire le formulazioni di probiotici più efficaci, i dosaggi e i regimi di somministrazione nell’ambito della terapia di eradicazione dell’H. pylori.

Questi microrganismi amici potrebbero essere la chiave per mitigare gli effetti negativi sul microbioma intestinale, la comunità di batteri buoni che vivono nel nostro intestino e che gli antibiotici tendono a danneggiare, a volte causando effetti collaterali come la diarrea.

Nello studio in doppio cieco condotto dai ricercatori cinesi, 30 pazienti sono stati divisi in tre gruppi per testare l’effetto dei probiotici quando somministrati insieme agli antibiotici. Un gruppo ha ricevuto solo la terapia standard, un secondo ha aggiunto probiotici dopo aver terminato gli antibiotici, mentre il terzo ha integrato i probiotici durante il trattamento antibiotico stesso.

I probiotici in questione erano Saccharomyces boulardii, noti per le loro proprietà benefiche nel proteggere e ristabilire l’equilibrio intestinale. L’aggiunta di questi microrganismi non solo ha aiutato a mantenere più stabile la popolazione batterica intestinale ma ha anche ridotto la resistenza agli antibiotici che spesso si manifesta in seguito a tali terapie.

Lo studio ha rivelato cambiamenti significativi sia quantitativi che qualitativi nella microbiota di stomaco e gola a seguito del trattamento con la terapia concomitante anti-Helicobacter pylori, oltre che con l’aggiunta di uno dei due regimi probiotici supplementari utilizzando Saccharomyces boulardii.

Sebbene il campione di questo studio fosse ridotto e questi risultati siano preliminari, l’evidenza suggerisce che un regime che include probiotici potrebbe migliorare non solo l’efficacia del trattamento ma anche la qualità della vita del paziente, riducendo gli effetti collaterali. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare l’approccio corrente alle infezioni da Helicobacter pylori, portando a terapie più dolci e personalizzate.

Efficacia dell’eradicazione di H. Pylori

Una metanalisi degli studi condotti finora ha approfondito questo aspetto. I risultati sono stati pubblicati su European Journal of Pediatrics. In questo caso i ricercatori hanno voluto testare probiotici appartenenti al genere Lactobacillus. Questo microrganismo ha dimostrato di poter aumentare i tassi di eradicazione del batterio e ridurre l’incidenza di effetti collaterali come la diarrea. Le specie batteriche di Lactobacillus studiate nei vari studi sull’efficacia dei probiotici nella terapia di eradicazione di Helicobacter pylori includono:

  1. Lactobacillus acidophilus
  2. Lactobacillus rhamnosus
  3. Lactobacillus reuteri
  4. Lactobacillus casei
  5. Lactobacillus GG

I ricercatori hanno evidenziato che l’integrazione con Lactobacillus nella terapia tripla per l’eradicazione di H. pylori nei bambini ha portato a un aumento significativo dei tassi di eradicazione del batterio e a una riduzione dell’incidenza di effetti collaterali come la diarrea. Questi risultati suggeriscono che l’uso di probiotici potrebbe essere un’opzione efficace e ben tollerata per il trattamento dell’infezione da H. pylori.

Un altro studio clinico, pubblicato questa volta sulla rivista Nutrients,e condotto in otto centri ospedalieri, ha coinvolto pazienti che hanno ricevuto un regime terapeutico quadruplo non a base di bismuto per 10 giorni, comprendente un inibitore della pompa protonica (omeprazolo), amoxicillina, claritromicina e metronidazolo, tutti somministrati due volte al giorno. I pazienti sono stati randomizzati (suddivisi) per ricevere in aggiunta ai farmaci standard, probiotici oppure un placebo. I ceppi probiotici utilizzati nello studio includevano Lactobacillus acidophilus, Lactiplantibacillus plantarum, Bifidobacterium lactis e Saccharomyces boulardii.

Secondo quanto emerso, i pazienti che hanno ricevuto i probiotici hanno riportato un numero significativamente inferiore di nuovi sintomi associati al trattamento di H. pylori o un aggravamento di sintomi preesistenti rispetto al gruppo placebo (17,0% nel gruppo con probiotici contro il 50,7% nel gruppo placebo). Inoltre, l’eradicazione di H. pylori è stata efficace nel 92,0% dei pazienti nel gruppo dei probiotici contro l’86,8% nel gruppo placebo. Questi dati suggeriscono che l’aggiunta di probiotici al regime di eradicazione standard può aumentare i tassi di eradicazione di H. pylori e diminuire gli effetti collaterali associati al trattamento.

Visti nel loro insieme, questi risultati aprono prospettive future interessanti sull’uso dei probiotici come complemento ai regimi di trattamento standard per l’eradicazione di H. pylori. Potrebbero contribuire a migliorare l’accettabilità e l’efficacia del trattamento per i pazienti, riducendo al contempo la prevalenza di effetti collaterali spesso associati agli antibiotici e ad altri medicinali utilizzati in questi regimi.

Ulteriori ricerche potrebbero esplorare la combinazione ottimale di ceppi probiotici, il dosaggio e la durata del trattamento per massimizzare i benefici e determinare se alcuni gruppi di pazienti potrebbero trarre un vantaggio maggiore da questo approccio terapeutico aggiuntivo