Un recente studio ha rivelato che l’estratto di germogli di broccoli può essere utile nel regolare la glicemia nei soggetti con prediabete, ma solo in quelli che possiedono specifici batteri intestinali. La ricerca apre nuove prospettive per approcci dietetici basati sul microbiota intestinale.

Che cos’è il prediabete

Il prediabete è una condizione in cui i livelli di glicemia sono superiori alla norma, ma non ancora abbastanza alti da essere diagnosticati come diabete di tipo 2

È una fase di rischio elevato, in cui circa il 70% dei soggetti non trattati sviluppa il diabete di tipo 2, insieme a malattie cardiovascolari e disturbi metabolici. 

Purtroppo, la maggior parte delle persone con prediabete non è consapevole della sua condizione, il che rende la diagnosi precoce e l’intervento fondamentali per prevenire l’insorgenza di diabete. 

Le misure preventive attualmente disponibili si concentrano su cambiamenti nello stile di vita, come dieta ed esercizio fisico, ma la loro efficacia è variabile. 

In aggiunta, i trattamenti farmacologici come il metformina non sono sempre prescritti a causa degli effetti collaterali e delle risposte metaboliche inconsistenti.

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Microbiota intestinale e glicemia

L’influenza del microbiota intestinale sulla regolazione del glucosio è stata recentemente riconosciuta, con studi che suggeriscono che la composizione batterica dell’intestino possa influenzare la risposta individuale alle interazioni dietetiche. 

Questa ricerca in particolare ha indagato come l’estratto di germogli di broccoli, ricco di sulforafano, possa aiutare a regolare la glicemia nei soggetti con prediabete, rivelando che l’efficacia di questo intervento dipende fortemente dalla presenza di specifici batteri intestinali, come quelli che possiedono il gene BT2160, responsabile dell’attivazione del sulforafano.

Il ruolo del sulforafano e del microbiota

Il sulforafano, il composto attivo nei germogli di broccoli, è noto per le sue proprietà antiossidanti e per la sua capacità di ridurre la produzione di glucosio a livello epatico attraverso l’attivazione del percorso NRF2, un meccanismo cruciale per il metabolismo del glucosio. 

Ma l’efficacia del sulforafano nel prediabete non è universale: lo studio ha mostrato che solo i partecipanti con una composizione batterica intestinale favorevole, in particolare con una maggiore presenza del gene BT2160 nel microbioma batterico, riuscivano a convertire i precursori del sulforafano nella sua forma attiva, portando a una riduzione significativa della glicemia.

Lo studio è stato condotto su 89 adulti con prediabete, in un trial randomizzato, controllato con placebo. I partecipanti hanno ricevuto 150 µmol di sulforafano al giorno per 12 settimane, con l’obiettivo di osservare gli effetti sull’abbassamento della glicemia a digiuno. 

I risultati hanno mostrato che l’estratto di germogli di broccoli ha ridotto la glicemia a digiuno di 0,2 mmol/L nei partecipanti rispetto al placebo, ma solo in quelli con livelli più alti di batteri intestinali in grado di attivare il sulforafano.

Il microbiota intestinale ha giocato quindi un ruolo sorprendente nel determinare l’efficacia dell’estratto di broccoli: i partecipanti che hanno mostrato una maggiore risposta al trattamento avevano una maggiore abbondanza di batteri produttori di butirrato, come Faecalibacterium ed Eubacterium, e livelli più bassi di batteri anaerobi facoltativi associati alla disfunzione metabolica. 

Dieta personalizzata

Questo studio sottolinea l’importanza di approcci nutrizionali personalizzati nella prevenzione del diabete, in quanto la composizione del microbiota intestinale può influenzare la risposta agli interventi dietetici. 

L’uso dell’estratto di germogli di broccoli potrebbe rappresentare una strategia naturale per ridurre la glicemia nei soggetti con prediabete, ma solo se accompagnato da una profilazione del microbiota per identificare i soggetti più suscettibili a benefici metabolici.

I risultati suggeriscono che l’integrazione di interventi nutrizionali personalizzati basati sul microbiota potrebbe ridurre i costi sanitari legati al diabete, offrendo soluzioni più sostenibili e accessibili per la prevenzione di questa malattia.

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