La sindrome del colon irritabile è il disturbo gastrointestinale più diffuso al mondo. In Italia ne è colpito tra il 10 e il 20% della popolazione. I sintomi lamentati dai pazienti sono dolori addominali e fastidi intestinali accompagnati da stipsi o diarrea.
Perché si possa arrivare alla diagnosi di colon irritabile, il dolore addominale deve essere presente per almeno un giorno a settimana in un arco temporale di sei mesi e può essere associato a un cambiamento nella frequenza delle evacuazioni oppure nella consistenza delle feci (feci dure o al contrario pastose).
Viene descritto da chi ne soffre come un dolore crampiforme, di intensità variabile spesso aggravato da condizioni stressanti e da pasti laboriosi e, nella maggior parte dei casi, viene alleviato dalla defecazione.
Colon irritabile, l’importanza dell’alimentazione
La dieta è uno dei cardini nel trattamento della sindrome del colon irritabile. Se il paziente segue un’alimentazione disordinata, non rispetta la giusta cronologia dei pasti e consuma in abbondanza alimenti di derivazione industriale, allora il margine di miglioramento del quadro clinico è molto ampio solamente agendo sulla dieta.
La compilazione di un diario alimentare può essere inoltre un utile strumento: fa prendere consapevolezza al paziente e diventa spunto di riflessione per il medico nutrizionista. La dieta, in caso di sindrome del colon irritabile, deve essere costruita a misura del singolo paziente e corredata da una serie di suggerimenti che riguardano anche lo stile di vita. Esistono però consigli che possono valere per tutti, come per esempio:
- fare pasti regolari riservandosi il tempo adeguato per masticare a lungo ogni singolo boccone;
- evitare di saltare i pasti o di lasciar passare troppo tempo tra un pasto e l’altro;
- bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno;
- limitare il consumo di tè e caffè a 3 tazze al giorno;
- ridurre il consumo di alcol e di bevande gassate;
- limitare l’assunzione di alimenti a base di farine integrali;
- ridurre l’assunzione di alimenti preconfezionati e pre-cotti;
- limitare il consumo di frutta fresca a 3 porzioni da 100 grammi al giorno.
Quali alimenti assumere in caso di colon irritabile?
Il modello alimentare più adatto in caso di sindrome del colon irritabile è la dieta low-FODMAP.
FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols, ovvero oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di carboidrati presenti normalmente negli alimenti di origine vegetale, che vengono scarsamente assorbiti nella prima parte dell’intestino (il tenue) e, una volta raggiunta la porzione finale (l’intestino crasso), vengono fermentati e possono quindi scatenare disturbi intestinali. Ecco perché la loro assunzione deve essere limitata o addirittura evitata.
Qui di seguito viene riportata una lista di alimenti inclusi nel regime low-FODMAP (poiché contengono piccole quantità di questi carboidrati) e che possono quindi essere assunti senza particolari restrizioni:
- frutta: banana matura, mirtillo, pompelmo, uva, melone, kiwi, limone, mandarino, arancia, lampone, fragola;
- dolcificanti: sciroppo d’acero, zucchero (saccarosio), glucosio, dolcificanti diversi dai polioli (sorbitolo, mannitolo, xilitolo ecc.);
- latte e latticini: latte animale delattosato, latte di soia, latte di riso, burro, formaggi duri e stagionati;
- sorbetti;
- verdure: germogli di bambù, sedano, peperoni, melanzane, fagiolini, lattuga, erba cipollina, zucca, cipolla verde, pomodoro;
- cereali: quelli senza glutine e il farro.
Particolare attenzione deve essere rivolta, inoltre, all’apporto giornaliero di fibre, avendo l’accortezza di limitare la presenza delle fibre insolubili tipiche dei cereali integrali, e dando invece la prevalenza alle fibre solubili. Queste ultime sono abbondanti nell’avena (che può essere consumata in occasione della prima colazione) e nei semi di lino (ai pazienti con colon irritabile che lamentano gonfiore e stitichezza è consigliato di assumerne giornalmente un cucchiaino, dopo averli triturati finemente con l’uso di un piccolo mortaio).
Quali alimenti evitare con il colon irritabile?
Sono assolutamente da evitare gli alimenti che hanno un effetto irritante su una mucosa già infiammata, come per esempio spezie piccanti, caffè, tè ecc.
Sono inoltre da limitare, come già detto, gli alimenti ad alto contenuto in FODMAP. Eccone una lista:
- frutta: mele, pere, pesche, mango, anguria, albicocche, ciliegie, susine, prugna, cachi, avocado, concentrati di frutta, conserve di frutta, succhi di frutta, frutta disidratata;
- verdure: carciofi, asparagi, barbabietole, cavolini di Bruxelles, broccoli, cavoli, finocchio, aglio, gombo, cipolle cavolfiori, funghi, scalogno;
- legumi: piselli, ceci, lenticchie, fagioli, fave;
- cereali: frumento e segale se consumati in grandi quantità (pane, pasta, cous cous, crackers, biscotti);
- latte e latticini: latte vaccino, di capra, di pecora, gelati, formaggi morbidi e freschi (per esempio la ricotta);
- dolcificanti: miele, sciroppo di mais.
La dieta da consigliare in caso di sindrome del colon irritabile deve comunque tener conto delle peculiarità del singolo paziente ed è importante reintegrare con gradualità gli alimenti esclusi fino a individuare, se possibile, una dose tollerata.
L’azione terapeutica della dieta può essere potenziata grazie all’impiego di probiotici, ovvero batteri con un’azione benefica sull’intestino, in quanto sono in grado di ristabilire l’equilibrio della flora intestinale. Quando questa è alterata si parla di disbiosi. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista The Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics conferma che uno stato di disbiosi può essere considerato tra i fattori che concorrono a causare la sindrome del colon irritabile.