È un problema che riguarda circa tre donne su quattro, almeno una volta nella vita. A causarla è un fungo chiamato Candida albicans e i suoi sintomi tipici sono prurito e perdite biancastre.
Stiamo parlando della candida vaginale, che i medici preferiscono chiamarla vulvovaginite da candida. È una delle principali problematiche cliniche che spingono le donne a rivolgersi al proprio ginecologo. Negli ultimi anni, grazie alla ricerca scientifica, è emerso che il microbiota vaginale e quello intestinale, svolgono un ruolo importante. Da qui la necessità di impostare correttamente una dieta per le donne che ne soffrono spesso.
Candida: perché viene?
Ma cosa c’entra il microbiota? La specie Candida albicans e non-albicans, è un fungo che fa parte del microbiota mucosale vulvo-vaginale. Normalmente è innocuo e si presenta con una forma più o meno sferica, detta “coccoide”. Tuttavia, in determinate condizioni si può trasformare nella sua forma patogena, detta ifa filamentosa, alterare il resto del microbiota e determinare la vulvovaginite.
Vediamo quali sono queste condizioni. Alla base delle cause che danno il via allo sviluppo di vulvovaginite vi sono tutte quelle situazioni che aumentano i livelli di estrogeni, di glucosio e che alterano le difese immunitarie, oltre a fattori legati al comportamento personale come l’igiene intima, l’uso di indumenti stretti, comportamento sessuale, uso di contraccettivi orali o dispositivi intrauterini. E purtroppo, due o più di queste condizioni e fattori spesso possono coesistere.
Questo perché come tutti gli esseri viventi, anche la Candida necessita di sostanze per sopravvivere. E più queste fonti alimentari sono disponibili, più il fungo diventa forte e riesce a trasformarsi.
Per questo è facile che una persona affetta da diabete mellito, i cui i valori del glucosio nel sangue sono più alti del normale sia soggetta a vulvovaginiti da candida, in quanto la fonte di energia preferita dal funto è proprio il glucosio.
Ma il glucosio non si trova soltanto nel sangue, anche nel muco vaginale: deriva dal glicogeno prodotto sia dalla parete vaginale stessa, sia dai batteri buoni residenti in vagina. Allora tutte le donne dovrebbero soffrire di vulvovaginite? Ovviamente no.
L’ambiente vaginale ha un contenuto acido che di base non permette la crescita di questi microorganismi, mantenuto grazie a delle sostanze che prendono il nome di acidi grassi a catena corta e acido lattico, prodotti dai famosi “batteri buoni”, i Lattobacilli.
Per fare qualche nome troviamo il Lactobacillus crispatus, Lactobacillus gasseri, Lactobacillus jensenii e Lactobacillus iners.
Se per varie ragioni viene ad alterarsi l’equilibrio del microbiota vaginale, si altererà di conseguenza il contenuto di acidi grassi e quindi non solo la Candida avrà un terreno fertile di sviluppo, ma anche un’altra fonte energetica, dato il contenuto in carbonio degli acidi grassi.
La versatilità di questo fungo che gli permette di adattarsi ad un ambiente di acidità variabile e di cibarsi da fonti diverse, come ad esempio anche di azoto contenuto nelle proteine o frazioni di queste, lo rende un microrganismo molto aggressivo. Consapevoli di questo possiamo quindi andare ai ripari. Vediamo come.
Microbiota intestinale e candida
Intanto la dieta influisce sulla concentrazione di glucosio nel sangue. Pertanto, l’assunzione di cibi ricchi in glucosio, carboidrati in generale, di prodotti lievitati e derivati del latte, ad eccezione dello yogurt che potrebbe avere un effetto favorevole, potrebbe essere direttamente correlata ad un aumento della concentrazione del fungo.
Al contrario, crusca di avena e semi di lino potrebbero avere un’azione antifungina. Curiosi di sapere cos’altro si può fare dal punto di vista nutrizionale? Dopo aver chiarito un altro punto, sarete soddisfatti.
Torniamo ai nostri acidi grassi vaginali. Svolgono anche altre funzioni, oltre a garantire l’acidità dell’ambiente vaginale. A questo livello, possono avere un’azione antifungina e favoriscono l’integrità della parete vaginale.
Non appare chiara la somiglianza con gli acidi grassi a catena corta che troviamo in un altro ambiente, molto vicino a quello vaginale? Forse per i non addetti ai lavori non è così immediata.
Stiamo parlando dell’intestino. C’è una robusta teoria secondo cui i microorganismi vaginali soprattutto i Lattobacilli, originano dall’intestino, in concentrazioni diverse a causa delle diversità dei due organi. State iniziando a pensare che la salute dell’intestino rifletta o possa influire sulla salute vaginale? Bene, perché è proprio così.
Eccoci ora arrivati al cuore del tema: non esiste una dieta specifica per la vulvovaginite, bensì un insieme di norme igienico-nutrizionali che tengano conto delle condizioni transitorie dell’ospite, sia cliniche che fisiopatologiche, che si possono adottare per gestire la vulvovaginite e prevenire anche le recidive, e che agiscono parallelamente su intestino e vagina.
Però qualche dettaglio sull’approccio nutrizionale è opportuno darlo.
La dieta da seguire
Tra le raccomandazioni dietetico nutrizionali che accompagnano gli approcci farmacologici, vi è l’assicurare un’assunzione di vegetali contenenti oligosaccaridi, come ortaggi, legumi e frutta nelle giuste proporzioni, una quota corretta per fabbisogni di aminoacidi essenziali sia come integratori che dalle proteine alimentari vegetali e animali specialmente provenienti da carne allevate in modo sostenibile e pesce, uova e limitate quantità di prodotti lattiero caseari.
È utile assumere una corretta dose di acidi grassi essenziali sia omega-3 che omega-9 (da olio di pesce, olio di oliva, semi di lino e frutta secca oleosa), olio di cocco, per sostenere le funzioni antinfiammatorie, anche sotto forma di integrazione o supplementazione.
A questo si aggiungono cicli di profilassi probiotiche mirate contenenti miscele di Lattobacilli, o di un lievito, il Saccharomyces boulardii, con effetto anticandida, nonché di altre sostanze nutraceutiche con proprietà antifungine come la berberina, l’allicina, l’origano titolato in timolo e carvacrolo e multivitaminici in caso di aumentato fabbisogno di vitamina A, C, E, betaina, calcio e B9.
Anche aminoacidi, peptidi, proteine, vitamine e gli acidi grassi a catena corta assunti come integratori e postbiotici possono avere un ruolo nella pratica clinica e nutrizionale contro la vulvovaginite da candida.