Non c’è soltanto l’acido folico. Molte future mamme sono convinte che basti assumere un integratore a base di folati per portare a termine la gravidanza senza problemi.

In questo periodo, invece, occorre garantire le complesse richieste energetiche e nutrizionali sia della donna sia del feto in accrescimento.

Oltre alla vitamina B9 (altro nome dell’acido folico), che come i ginecologi non si stancano mai di raccomandare serve al corretto sviluppo del sistema nervoso del bambino e previene l’insorgenza di malformazioni, come la spina bifida, è fondamentale integrare con sali minerali e altre vitamine importanti. E soprattutto avere cura del proprio microbiota intestinale. Ma andiamo con ordine.

Vitamine del gruppo B in gravidanza

Tra le vitamine fondamentali in gravidanza spiccano, per importanza, quelle del gruppo B. Come per esempio la B6: riduce gli episodi di nausea e vomito tipici soprattutto nei primi tre mesi di gestazione. Gli effetti benefici della vitamina sono stati anche illustrati in alcune ricerche in cui, a un campione di donne incinte, è stata integrata la dieta giornaliera con vitamina B6. È stato osservata una riduzione significativa degli episodi di nausea e vomito nell’arco di una giornata.

Inoltre, stando ai risultati di uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology, la stessa vitamina svolge un ruolo importante nell’aumentare le probabilità di concepimento e nel prevenire il rischio di aborti prematuri. Infine, la vitamina B6 in associazione alla B1 potrebbe essere utile per stroncare sul nascere i crampi, quegli episodi di contrazione improvvisa alle gambe, ai piedi o ai polpacci, che spesso avvengono nel cuore della notte, sperimentati da numerose donne soprattutto nel primo trimestre.

Non è da meno la vitamina B12 che, in vari studi, si è dimostrata potenzialmente utile nel prevenire l’anemia grazie al fatto che interviene nella formazione e nella rigenerazione dei globuli rossi.

In più è stato osservato un ruolo di questa vitamina nel funzionamento del sistema nervoso: è utilissima per evitare quei fenomeni di disagio e irritabilità caratteristici delle future mamme più ansiose.

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Fondamentali le vitamine C e D

Ne sono ricchissime gli aranci e gli agrumi in genere, ma anche i kiwi e i frutti di bosco. Stiamo parlando della vitamina C che, oltre a favorire l’assorbimento del ferro (indispensabile per prevenire fenomeni di anemia), secondo una ricerca pubblicata sull’«American Journal of Clinical Nutrition serve a prevenire il rischio di parti prematuri.

Stando agli esperti statunitensi infatti interviene a difesa delle membrane uterine che avvolgono il feto, evitandone così la rottura anticipata. Ma non solo. La vitamina C è anche essenziale per lo sviluppo del cervello del bambino. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori di Copenhagen, secondo cui la presenza di bassi livelli di tale nutriente possono compromettere lo sviluppo mentale del nascituro.

Infine, è stato visto che la vitamina C è in grado di contrastare alcuni dei dannosi effetti che il fumo in gravidanza provoca nei nascituri.

Una corretta integrazione di vitamina D in gravidanza è necessaria non soltanto per soddisfare l’aumentato fabbisogno materno, ma anche per garantire al bimbo una struttura ossea più forte. Secondo diverse ricerche l’assunzione di supplementi di vitamina D in gravidanza aiuta a contrastare le infezioni a danno della placenta. Sembra infatti che la produzione di catelicidina, una proteina naturalmente prodotta nella placenta e dalle proprietà antimicrobiche è stimolata dalla presenza di vitamina D in forma attiva.

Sali minerali

Da non sottovalutare l’importanza dei sali minerali. A partire dal ferro: il suo fabbisogno aumenta in modo significativo quando si aspetta un bambino perché l’organismo deve compensare l’aumento della massa corporea e il conseguente volume di sangue.

Serve anche a soddisfare le esigenze del nascituro: in totale la mamma cede circa 270 mg di ferro al feto e altri 90 mg sono “dispersi” tra cordone ombelicale e placenta. Per non parlare poi dell’allattamento. Di solito l’introito di questo minerale con la dieta è insufficiente, per cui è bene ricorrere a integratori di ferro o a complessi multivitaminici e minerali che ne contengano dosi adeguate.

Fondamentale, per la crescita dell’osso, la presenza di calcio nella dieta. E secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine un’integrazione di zinco, durante la gravidanza, potrebbe ridurre il rischio che il bambino, dopo la nascita, vada incontro ad asma e allergie respiratorie.

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Le dieci regole d’oro per la tavola

  1. Fare pasti piccoli e frequenti, circa quattro o cinque al giorno;
  2. Bere latte in quantità superiori al solito: contiene calcio, fosforo, magnesio, vitamine A e D e proteine a elevato valore biologico;
  3. Le donne negative al Toxo Test devono evitare le carni crude e gli insaccati nonché verdura e frutta non correttamente lavate;
  4. Privilegiare il pesce rispetto alla carne per la sua maggiore digeribilità e per il suo contenuto in acidi grassi polinsaturi, fosforo, iodio;
  5. Ortaggi e frutta fresca e succhi di frutta non devono mai mancare per garantire un adeguato apporto di vitamine, minerali e fibra alimentare;
  6. Preferire i cibi integrali in modo da combattere la stipsi, spesso frequente in gravidanza;
  7. Lasciar perdere i cibi che generano gonfiore addominale e meteorismo;
  8. Evitare superalcolici, aperitivi, vini liquorosi e ridurre al minimo il consumo di vino e birra;
  9. Bere poco caffè, tè e bevande come la coca-cola in quanto contengono caffeina;
  10. Non esagerare con i dolci per contenere l’aumento di peso;

Quanto peso devo prendere in gravidanza?

Una domanda che si pongono tantissime donne, appena comincia la gravidanza. Quale deve essere l’aumento di peso “normale” durante i nove mesi di gravidanza? Gli esperti sostengono che tale incremento varia a seconda dei chili di partenza. In estrema sintesi bisogna tener presente che:

  • Le donne che iniziano la gravidanza sottopeso dovrebbero aumentare tra i 12.5 e i 18 chilogrammi.
  • Le donne che iniziano la gravidanza normopeso è tra 11.4 e 16 Kg.
  • Per le donne che iniziano la gravidanza in sovrappeso tra 7 e 11.5 Kg.
  • Per le donne che iniziano la gravidanza in condizioni di obesità di circa 7 Kg. 
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Microbiota e probiotici in gravidanza

Se vi dicessimo che i batteri presenti nell’intestino di una madre possono influenzare la crescita e la salute del suo bambino prima ancora che nasca? Questa non è fantascienza, ma il risultato di una recente ricerca che getta luce su come il mondo invisibile dei microbi possa avere un impatto enorme sulla vita.

La ricerca, condotta da Geoffrey Pronovost e il suo team presso l’Università della California a Los Angeles e pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Advances, si è concentrata sui topi per esplorare questa affascinante connessione. Gli scienziati hanno scoperto che i batteri nell’intestino della madre giocano un ruolo cruciale nel garantire che la placenta, l’organo che nutre il feto, cresca adeguatamente e sviluppi i vasi sanguigni necessari a sostenere il bambino in crescita.

In particolare, quando il microbiota intestinale materno era assente o ridotto, per esempio a causa dell’uso di antibiotici o in ambienti privi di germi, la placenta non cresceva come dovrebbe. Questo aveva ripercussioni dirette sul feto, che risultava più piccolo e con una rete di vasi sanguigni meno sviluppata, elementi fondamentali per un corretto scambio di nutrienti e ossigeno tra madre e figlio.

Ma come fanno esattamente questi batteri a influenzare la placenta? Gli scienziati hanno individuato una pista promettente: una classe di sostanze chimiche prodotte dai batteri, chiamate acidi grassi a catena corta (SCFA). Questi composti sembrano essere dei veri e propri supereroi, aiutando a formare i capillari, le piccole strade attraverso cui il sangue trasporta ossigeno e nutrienti al feto.

Questa scoperta non è solo affascinante dal punto di vista scientifico, ma apre anche la strada a nuove strategie per migliorare la salute di madri e bambini. Capire meglio il ruolo del microbiota intestinale potrebbe aiutarci a prevenire o trattare problemi di crescita fetale e ridurre il rischio di malattie future, sia per la madre che per il bambino.

In definitiva, questa ricerca ci ricorda l’importanza dei miliardi di microscopici compagni che vivono dentro di noi e come, in modi che stiamo solo iniziando a comprendere, contribuiscono alla nostra salute e a quella delle generazioni future.

E non solo. Un recente studio condotto da Zheng Sun e colleghi del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston rivela che il microbiota intestinale della madre durante la gravidanza può avere un impatto significativo sullo sviluppo neurologico del bambino nel suo primo anno di vita, forse più di quanto non faccia il microbioma del neonato stesso.

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Il concetto di “asse intestino-cervello” ci dice che ciò che accade nel nostro intestino può influenzare il nostro cervello e il nostro comportamento. Questo legame è stato studiato negli adulti e persino nei modelli animali, ma ora gli scienziati stanno scoprendo che potrebbe essere importante anche molto presto nella vita, addirittura prima della nascita.

Nello studio di Sun e del suo team, sono stati raccolti e analizzati campioni fecali e dati comportamentali di bambini fino ai tre anni di età. Hanno scoperto che il microbiota intestinale della madre durante la gravidanza aveva un legame più stretto con le abilità motorie, di problem-solving e sociali del bambino a un anno, rispetto al microbioma del bambino stesso.

E mentre il microbiota del bambino cambiava nel tempo, diventando più diverso man mano che cresceva, quello materno sembrava avere un’influenza più duratura sulle abilità iniziali del bambino. In particolare, un gruppo di batteri chiamato Fusobacteria era legato a migliori abilità motorie quando presente nel microbioma materno, ma non aveva lo stesso effetto positivo quando trovato nei neonati.

Anche i metaboliti, piccole molecole prodotte dai batteri, sembravano avere il loro ruolo. Alcuni di questi composti chimici, presenti sia nei bambini che nelle loro madri, erano associati allo sviluppo neurologico, suggerendo che potrebbero essere un ponte tra il microbioma della madre e la salute del bambino.

Questo studio apre una finestra affascinante su come la salute intestinale della madre durante la gravidanza possa essere fondamentale per il futuro sviluppo del suo bambino. Ciò sottolinea l’importanza di prendersi cura non solo della propria salute fisica durante la gravidanza, ma anche di quella microbica. Potrebbe non essere solo ciò che mangiate, ma anche i vostri microrganismi a contribuire a gettare le basi per la salute e il benessere di vostro figlio.

L’uso di probiotici durante la gravidanza è stato collegato a una serie di benefici, dalla riduzione del rischio di infezioni vaginali e diabete gestazionale, al miglioramento della funzione gastrointestinale, che può essere particolarmente utile dato che i cambiamenti ormonali possono portare a problemi come la stitichezza.

Inoltre, alcuni studi suggeriscono che i probiotici possono avere un impatto positivo persino sull’umore delle madri, potenzialmente riducendo il rischio di ansia e depressione post-parto. Questi effetti positivi non si limitano alla gravidanza, ma possono estendersi anche al periodo successivo al parto, supportando la salute a lungo termine sia della madre che del bambino.

Forse uno degli aspetti più promettenti dell’uso dei probiotici in gravidanza è la loro potenziale capacità di ridurre il rischio di parto pretermine, uno degli esiti più temuti. Studi indicano che l’assunzione precoce di specifici probiotici può fare la differenza, offrendo una finestra di opportunità per migliorare i risultati del parto.