Con il termine “stitichezza” o “stipsi” si intende generalmente la difficoltà nel defecare accompagnata dalla sensazione di un non completo svuotamento e da feci dure e secche.
Come riconoscere la stitichezza del bambino
Se negli adulti la frequenza delle defecazioni è uno dei parametri più importanti per la diagnosi di stitichezza (più di tre giorni tra un episodio e un altro), nei bambini è necessario considerare anche la consistenza delle feci, i livelli di continenza fecale e la fase di crescita.
Per prima cosa è quindi fondamentale capire se il neonato o il bambino sia realmente stitico. Nel caso in cui le feci siano morbide, anche se non così frequenti, non si può infatti parlare di stipsi vera e propria.
Di contro, un bambino può essere considerato stitico se produce feci dure, feci a palline o feci secche con lunghi intervalli di tempo tra una defecazione e l’altra.
Quali sono le cause della stitichezza del bambino
La stitichezza nei bambini è un fenomeno relativamente comune soprattutto se il bambino non viene allattato al seno.
Il latte materno delle prime settimane (colostro) contiene infatti buone quantità di lactulosio, uno zucchero con effetto lassativo che favorisce la regolarità intestinale.
A questo si aggiunge il riflesso gastrocolico, attivo soprattutto durante i primi giorni di vita e che ha il compito di liberare spazio nell’intestino per l’arrivo del nuovo cibo. Il neonato in questa prima fase può quindi evacuare molto spesso (anche 5-6 volte al giorno).
La regolarizzazione intestinale, il fisiologico passaggio da colostro a “latte maturo” e, soprattutto, la successiva aggiunta del latte artificiale comportano una diminuzione della frequenza delle evacuazioni del neonato che possono perciò diventare più dolorose dato che aumenta la consistenza delle feci.
Si tratta però di un processo naturale e transitorio attraverso il quale l’intestino del bambino matura per poter digerire gli alimenti solidi durante lo svezzamento.
In questo periodo può verificarsi anche la cosiddetta “dischezia” ovvero l’incapacità di defecare per il mancato rilascio degli sfinteri. Solitamente si risolve in maniera autonoma entro il primo anno di vita e le feci prodotte sono del tutto normali.
La stitichezza vera e propria, fortunatamente, in pochi casi si associa alla presenza di un’alterazione organica mentre, la maggior parte delle volte, è un disturbo funzionale legato a fattori ambientali, alimentazione e abitudini del bambino.
Per quanto riguarda l’alimentazione, latti artificiali non adatti e/o intolleranze o allergie alle proteine del latte vaccino sono le cause principali di stipsi nei neonati e nei bambini piccoli.
A queste si aggiunge la tendenza a trattenere le feci, spesso dovuta a un’esperienza pregressa di defecazione dolorosa. Questo comportamento, soprattutto se prolungato nel tempo, porta inevitabilmente all’accumulo delle masse fecali con la conseguente formazione del famoso “tappo” nel retto (l’ultimo tratto dell’intestino).
Viene quindi ad instaurarsi un ciclo vizioso di dolore-stipsi. Di norma però, ogni qual volta che il bambino tenta di reprimere lo stimolo metterà in atto una serie di gestualità facilmente riconoscibili dai genitori come ad esempio l’incrocio delle gambe o, se è più grandicello, il sollevamento in punta dei piedi.
Al dolore durante le evacuazioni possono associarsi fattori psicologici come stress o paura. L’inizio della scuola e quindi il cambio dell’ambiente e delle abitudini, un evento familiare che coinvolge direttamente il bambino ecc. possono infatti creare disagio e frenare quindi il bambino nell’andare in bagno.
Anche la febbre alta può incidere sulla defecazione. L’aumento della temperatura corporea porta infatti a disidratazione con ritenzione di liquidi a livello intestinale e cacca dura.
Inoltre, poiché è stato dimostrato che il microbiota contribuisce al benessere intestinale, è stato ipotizzato che una sua alterazione possa concorrere allo sviluppo di stipsi.
Come risolvere la stitichezza del bambino
Molte mamme non sanno bene cosa fare per la stitichezza del bambino. Per ristabilire un normale ritmo di evacuazioni nel bambino o prevenire episodi di stitichezza, valgono alcune raccomandazioni dietetiche e comportamentali.
Partiamo dalla dieta.
- Se il bambino è ancora in allattamento si consiglia alla mamma di aumentare il consumo di fibre (frutta e verdura).
- Nella fase di alimentazione mista (latte materno e artificiale) potrebbe essere utile ricorrere, dopo aver consultato il pediatra, a prebiotici o specifiche formulazioni di grassi per lubrificare il tratto intestinale. Importante è anche la corretta diluizione del latte in polvere.
- Durante lo svezzamento si possono inserire nella dieta del bambino alimenti lassativi come olio d’oliva, prugne, kiwi, pere ecc. Fondamentale è anche il giusto apporto di liquidi (acqua) supportato da pappe o minestrine.
Bisogna però considerare che, molto spesso, frutta e verdura non sono cibi graditi ai più piccoli. Potrebbe perciò essere utile qualche trucchetto come tritarle e “nasconderle” in pappe più gustose o semplicemente fare delle composizioni divertenti.
In questo modo, non soltanto il bambino assumerà nutrienti importanti per la sua salute, ma imparerà anche a familiarizzare con i gusti fino a farli rientrare nella sua alimentazione quotidiana una volta cresciuto.
Se, da un lato, è importante assumere un’adeguata quantità di liquidi e fibre, è altresì essenziale incoraggiare il bambino al moto e abituarlo ad andare in bagno a orari fissi, magari in quello di casa e senza mettergli fretta.
Anche assumere una postura corretta e rilassata durante la defecazione è molto importante. In particolare, è opportuno che il bambino tocchi il pavimento con i piedi (o direttamente o tramite un rialzo) poiché questa posizione favorisce l’evacuazione.
Con i neonati è invece consigliato agevolarne la defecazione magari togliendo il pannolino o stimolare l’atto facendogli fare la “bicicletta” con le gambine.
Nel caso in cui questi accorgimenti pratici non fossero sufficienti si può ricorrere a degli altri rimedi o “aiuti extra”, ma sempre sotto consiglio del pediatra.
Tra questi ricordiamo, oltre ai già citati probiotici, i prebiotici, i rammollitori fecali da usare dal terzo mese in poi (lassativi osmotici, lactulosio, lattitolo, polietilenglicole ecc.).
Anche l’uso del clistere dev’essere valutato con cura dal medico dato che in certi casi può irritare ulteriormente l’intestino, soprattutto se il bambino è molto piccolo. Si tratta infatti di una pratica da sfruttare occasionalmente e non di routine. I più diffusi sono a base di malva o glicerina.
In alternativa (o in aggiunta) anche i massaggi al pancino in senso antiorario, magari con un olio rilassante naturale, hanno dimostrato una certa efficacia nel favorire l’evacuazione di neonati ma non solo.
Quale latte per la stitichezza del bambino
Come abbiamo visto, assumere molti liquidi e alimenti naturalmente ricchi di fibre è il primo passo per combattere e/o prevenire la stitichezza nei bambini, ma non solo.
Essendo però la stipsi infantile un problema piuttosto diffuso e, talvolta, fattore di preoccupazione per qualche mamma, esistono oggi in commercio varie formulazioni di latti specifici per la stitichezza. Tutto sta a scegliere quello giusto.
Il miglior confronto è sicuramente con il pediatra il quale, sulla base della storia clinica del bambino e delle sue particolari esigenze, saprà indirizzarvi.
Come per quello di proseguimento, anche quello anti-stipsi è disponibile sia in formulazione liquida sia come latte in polvere. In quest’ultimo caso particolare attenzione (come del resto per gli altri latti di crescita) dovrà essere fatta nel momento della diluizione.
Ma cosa contiene un latte contro la stitichezza? Generalmente fermenti lattici per sostenere la corretta funzionalità del microbiota intestinale e prebiotici, ossia sostanze che “nutrono” i batteri che vivono nell’intestino.
Integratori per la regolarità intestinale
L’utilizzo di integratori alimentari può rappresentare un valido aiuto per incrementare la quantità di fibra, laddove l’alimentazione non sia sufficiente e sempre dopo un consulto con il medico pediatra.
La fibra di psillio, per esempio, vanta un effetto prebiotico e favorisce la regolarità del transito intestinale con un’azione non irritante agendo direttamente sul volume e sulla consistenza delle feci.
La fibra di acacia invece favorisce l’equilibrio della flora intestinale e ha un’azione emolliente e lenitiva.
Esistono diversi probiotici studiati sulla stitichezza del bambino. Si tratta di ceppi appartenenti alle specie:
- Lactobacillus reuteri,
- Lactobacillus casei,
- Lactobacillus paracasei,
- Lactobacillus acidophilus,
- Lactobacillus rhamnosus,
- Bifidobacterium breve,
- Bifidobacterium bifidum,
- Bifidobacterium lactis,
- Bifidobacterium lungum,
- Bifidobacterium infantis,
- Bacillus coagulans
È importante ricordare però che come tutti gli integratori alimentari, ma soprattutto in età pediatrica, questi prodotti non vanno intesi come sostituti di una dieta variata e di un sano stile di vita.
Cosa fare quando la stitichezza del bambino è passata
Visto che la stitichezza nei bambini, nella gran parte dei casi è un fenomeno transitorio e del tutto naturale durante la crescita, una volta passato il problema è importante non cambiare le buone abitudini apprese soprattutto per quanto riguarda la dieta e nella regolarità degli appuntamenti col vasino.
Seguire, durante l’allattamento, una dieta ricca di fibre e, con lo svezzamento, introdurre porzioni di frutta e verdura a ogni pasto è infatti la migliore garanzia di successo contro la stitichezza, anche negli anni a venire.